Ben Hur: Una storia di Cristo. Lew Wallace
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Ben Hur: Una storia di Cristo - Lew Wallace страница 8
— «Vi sono parecchie glorie che posso attribuire alla mia razza — continuò — ma io mi contenterò di una. La storia cominciò con noi. Noi fummo i primi a perpetrare gli eventi tenuti dagli annali. Così noi non abbiamo tradizioni, ed invece della poesia vi offriamo certezza. Sulle facciate dei palazzi e dei templi, sugli obelischi, sulle pareti delle tombe, noi scrivemmo i nomi dei nostri re e le loro gesta; e ai delicati papiri noi confidammo la sapienza dei nostri filosofi ed i segreti della nostra religione — tutti i segreti meno uno — del quale vi parlerò ora. Più antico dei Vedi, o Melchiorre; più antico delle canzoni d'Omero o delle metafisiche di Platone, o mio Gaspare, più vecchie dei libri Sacri o dei re dei Chinesi, o di quelli di Syddàrtha, più vecchio della Genesi di Mosè l'Ebreo; più vecchio di tutti insomma gli annali umani sono le scritture di Menes, il nostro primo Re.» —
Riposando un istante egli fissò i suoi grandi occhi dolcemente sul Greco dicendo: — «Nella giovinezza dell'Ellade quali, o Gaspare, furono i Maestri dei suoi maestri?» —
Il Greco s'inchinò sorridendo.
— «Da questi annali» — continuò Balthasar — «noi sappiamo che quando i padri vennero dal lontano deserto, dalle fonti dei tre fiumi Sacri, — dal vecchio Iran del quale voi parlaste, o Melchiorre — recarono con sè la storia del mondo e del Diluvio quale fu tramandata dai figli di Noè agli Ariani, e insegnarono i concetti di Dio, del Creatore, dell'Anima, immortale come Dio. Quando il compito, che ora ci chiama, sarà felicemente terminato, se vorrete venire con me, vi mostrerò la biblioteca Sacra del nostro sacerdozio; fra tanti il Libro dei Morti, nel quale è il rituale che deve essere osservato dall'anima dopo che la Morte l'ha inviata al Giudizio eterno.
Queste idee — Dio e l'anima Immortale — furon portate da Mizraim al di là del deserto, sino alle rive del Nilo, facili e semplici nella loro primitiva purezza, come è tutto ciò che proviene direttamente dalle mani di Dio. Tale era pure il primo rito — una canzone ed una preghiera, adatta per un'anima gioconda, piena di speranze ed innamorata del suo Creatore.» A questo punto il Greco alzò le mani esclamando:
— «Oh la luce si fa dinanzi ai miei occhi!»
— «Ed in me pure» — disse l'Indiano con egual fervore.
L'Egiziano li guardò benignamente, poi proseguì dicendo:
— «La religione è soltanto una legge che lega l'Uomo al suo Creatore: nella sua purezza non ha che questi elementi: Dio, l'anima e il loro mutuo riconoscimento, dai quali, allorchè sono messi in pratica, nascono l'Adorazione, l'Amore e la Ricompensa.
Tale, fratelli miei, era la religione di nostro padre Mizraim nella sua primitiva semplicità. La maledizione delle maledizioni è che gli uomini non la lasciarono stare così.» —
Egli si fermò come pensando in che modo dovesse continuare.
— «Parecchie nazioni hanno amato le dolci acque del Nilo» — aggiunse — «l'Etiope, l'Ebrea, l'Africana, la Persiana, la Macedone, la Romana, delle quali nazioni, tutte, eccettuata l'Ebrea, ne furono, ora l'una ora l'altra, padrone. Tale succedersi di popoli corruppe l'antica fede Mizraimica. La Valle delle Palme divenne una Valle degli Dei. Di un Dio se ne fecero otto ognuno rappresentante un principio costitutivo della Natura, con Ammon Re alla testa. Poi vennero Isis e Osiris, poi furono divinizzate le qualità umane come la Forza, la Sapienza, l'Amore ed il Piacere».
— «In tutto ciò spirava l'antica follìa!» — gridò il Greco, con moto istintivo.
L'Egiziano s'inchinò e procedette:
— «Ancora qualche parola, o fratelli: gli annali mostrano come Mizraim abbia trovato il Nilo in possesso degli Etiopi, un popolo di genio e di fantasia, totalmente dato all'adorazione della natura. Il poetico Persiano, sacrificò al Sole come l'imagine più perfetta di Ormuzd, suo Dio. I devoti figli del lontano Oriente, intagliarono nel legno e nell'avorio le loro divinità; ma l'Etiopia, senza scritture, senza libri, si abbassava al culto degli animali, degli uccelli, e degli insetti, tenendo il gatto sacro per il Re, il toro per Iris, lo scarabeo per lo Phtah. Così nacque la religione del nuovo impero. Allora s'innalzarono i magnifici monumenti che ingombrano la spiaggia del fiume ed il deserto: l'obelisco, il labirinto, la piramide e la tomba del re, confusa con la tomba del coccodrillo.
In tale profondo avvilimento, o fratelli, erano caduti i figli di Ario!»
Qui per la prima volta la calma abbandonò l'Egiziano; sebbene il suo aspetto fosse tranquillo la sua voce lo tradiva.
— «Non disperate troppo, o miei amici — ricominciò — non tutti dimenticarono Dio. Poco fa dissi, forse vi ricorderete, che ai papiri confidammo tutti i segreti della nostra religione, meno uno: di quello parlerò adesso. Una volta avemmo per Re un certo Faraone che si prestava ad ogni genere di riforme e di innovazioni. Per stabilire il nuovo sistema cercò di far dimenticare intieramente quello vecchio.
Gli Ebrei allora abitarono con noi come schiavi. Si ostinarono ad adorare il loro Dio, e quando la persecuzione divenne intollerabile, furono liberati in un modo che mai si potrà dimenticare. Mosè, anch'egli un Ebreo, venne al palazzo e domandò il permesso che gli schiavi, milioni di numero, lasciassero il paese. La domanda veniva a nome del Dio d'Israele. Faraone si rifiutò. Sentite ciò che ne seguì.
Prima, tutta l'acqua, tanto quella dei laghi e dei fiumi come quella nei pozzi e nei recipienti si cambiò in sangue. Ancora il monarca si rifiutò. Allora nacquero delle rane che coprirono tutta la terra. L'altro si mantenne sempre ostinato. Allora Mosè gettò un pugno di cenere nell'aria e la peste prese gli Egiziani.
Poi tutto il bestiame tranne quello degli Ebrei venne a morire. Le locuste divorarono quanto di verde era nella valle. A mezzodì il giorno si mutò in un'oscurità così profonda che le lampade non facevano luce. Finalmente durante la notte tutti i primogeniti degli Egiziani morirono; neppur quello di Faraone si salvò. Allora egli cedette. Ma quando gli Ebrei se ne andarono egli li inseguì col suo esercito.
All'ultimo momento il mare si divise, cosicchè i fuggitivi poterono scampare.
Quando i persecutori vollero imitarli le onde si precipitarono loro addosso e travolsero cavalli, cocchieri e Re. Voi avete parlato di rivelazioni, o mio Gaspare...» —
Gli occhi celesti del Greco brillarono.
— «Io appresi qual'era la storia degli Ebrei — gridò egli — voi la confermate, o Balthasar!» —
— «Sì, ma per bocca mia parla l'Egitto, non Mosè. Io interpreto i marmi. I sacerdoti di quell'epoca scrivevano alla loro maniera ciò di cui eran testimoni.
Così vengo al segreto non riferito dagli annali. Al nostro paese abbiamo sempre avuto, dai tempi di quello sfortunato Faraone due religioni, una privata, l'altra pubblica; una di Dei innumerevoli adottata dal popolo; l'altra di un Dio solo adorato dal clero.
Rallegratevi con me, o fratelli! Tutti i flagelli inventati dai tiranni, furono vani. La verità gloriosa è vissuta; e proprio questo è il suo giorno!» —
Il corpo deperito dell'Indiano si curvò in segno di gioia ed il Greco gridò forte:
— «Mi sembra di sentire il deserto stesso cantare.» —
Da un vicino ruscelletto d'acqua l'Egiziano bevve un sorso e procedette: