Pensieri, Discorsi, Illustrazioni. Francesco Domenico Guerrazzi
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XVI.
E quando il poeta vide la lampada morta a cagione dell'aria, che egli pensava pura, ruppe la cetra, percuotendola nell'angolo della tomba della figlia di Cicerone, gittò via dalla fronte la corona di alloro, e postosi a giacere sopra il terreno nudo, vi battè ambe le palme, esclamando con grandissimo pianto: «Apriti, o Madre, e cuoprimi; voglio morire anch'io!»
XVII.
Riposa dunque in pace nel tuo sepolcro, o Roma; e dove mai la esultanza visitasse le tombe, rallegrati: — tu sei la più grande ombra nei regni della morte, siccome fosti la più immensa dimostrazione di forza e di sapienza nella vita.
PENSIERI
IN PROSA
DA FARSENE UNA PREGHIERA IN VERSI.
Al Dio che ama l'Italia come il primo alito della sua creazione; al Dio che la coprì del sublime arco dei cieli quasi di un manto di gloria; al Dio che pose nell'occhio la lacrima della pietà, nell'anima il sospiro dello amore, Angioli candidissimi della preghiera, offrite il voto dei labbri innocenti.
Come una goccia di pioggia cade inosservata nel seno dell'Oceano; come una foglia, soffiando il vento autunnale, si stacca dal ramo nativo, e poichè incerta percorse breve spazio di cielo si posa sopra la polvere, così passano e non sono più i giorni dell'uomo che il sepolcro rinchiude intero.
Un altro uomo dimora nelle case abitate da lui, e nessuno domanda ove sia andato. — Nessuno conosce chi fosse: — visse, e morì: questa è la sua storia. Quindi la stessa pietà guarda quella tomba, nè susurra parola, e i posteri gli passeggiano sul capo come sopra una pubblica via.
O Dio di amore, ne sovvieni di consiglio per mantenerci l'anima degno tempio della tua Divinità. — Ci comparti un cuore per la sventura. — Diffondi sul nostro intelletto la luce della sapienza, come diffondi la luce del Sole sopra le cose create.
Belli quanto i fiori dei nostri prati, splendidi come gli astri dei nostri sereni, sieno i frutti del nostro ingegno, e numero non vaglia a calcolarli. — L'orecchio non oda gemito senza che lo spirito vi risponda col gemito; l'occhio non veda pianto senza che vi risponda col pianto. — Salvaci l'anima dal deserto degli affetti.
Allora le nostre madri guardandoci baldanzose ci chiameranno: corona della loro vita. — Il padre si accosterà all'oppresso difeso, e tremante di gioia gli mormorerà con parole sommesse: Il tuo salvatore era parte delle mie viscere.
Lo straniero scorrendo le belle contrade non le dirà più illustri per le rovine; non più ci chiamerà polvere di eroi.... L'ossa dei padri fremono di sdegno nelle antiche sepolture! — Ogni cosa è sacra in questa terra. — Già l'abitava una gente di cui la memoria durerà finchè il mondo abbia spazio da sostenere una creatura sola. — Perchè non potremo emularla? — La Natura non disereda i suoi figli; — l'uomo codardo disperde con le sue mani il tesoro della sapienza e del valore. Ma noi siamo nati alla vita della gloria e della virtù. Amen.
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