Amore A Distanza. A. C. Meyer

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Amore A Distanza - A. C. Meyer

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Ancora non lo sappiamo. È tutto troppo recente, ma sono tutti molto preoccupati.

      Babi annuì.

      — Non si preoccupi. Non mi arrabbierò. Apprezzo che mi abbiate invitato a venire qua oggi. – Il dirigente sorrise, sembrando sollevato dal fatto che non si fosse lamentata. Era abituato a trattare con le celebrità e non era facile accontentare molte di loro.

      Quando l’uomo si allontanò, Babi prese il suo cellulare e digitò l’indirizzo di un portale di notizie.

      Pagina non trovata.

      Quella fu la sua fortuna, il sito era offline. Provò con un altro.

      Pagina non trovata.

      Che cosa sta succedendo?

      — Non riuscirai ad aprirla. — Babi alzò la testa sentendo le parole di Renata. – Ho chiesto alla squadra informatica di bloccare queste pagine usando un programma di controllo degli accessi per non farti visualizzare le notizie.

      — Che cosa hai fatto?

      — Sapevo che avresti dato di matto, proprio come stai facendo ora e...

      — Renata, falle sbloccare ora. E voglio andare via. Immediatamente. – disse con tono serio. La manager si preoccupò vedendo l’espressione sul viso della giovane. – Non posso crederci… — mormorò Babi tra sé andandosene senza rispondere quando Renata la chiamò.

      Devo mantenere la calma, ripeteva fra sé, Sono ancora in pubblico. Non posso crollare.

      Riuscì a nascondere il tremore delle mani e il sudore freddo. Sorrise, parlò ancora un po’ e, pochi minuti dopo, Sandro la chiamò per andare via.

      Salita in macchina, prese di nuovo il suo cellulare e digitò ancora una volta l’indirizzo del portale. Quando la pagina si caricò, rimase sorpresa dalle notizie che non erano state ancora pubblicate quando aveva eseguito l’accesso l’ultima volta.

      Al momento in Brasile i casi confermati di coronavirus sono 77

      Rio conferma la prima trasmissione

      Il governo crea un ufficio anti—crisi per contrastare il virus

      Il governatore sospende gli eventi pubblici in città

      Mentre la macchina accelerava, dirigendosi verso il suo appartamento, Babi accedeva a tutti i link sull’argomento e leggeva gli articoli, avvertendo che la paura stava prendendo il sopravvento. Smise di leggere, respirò profondamente e chiuse gli occhi.

      — Siamo arrivati — sussurrò Sandro, risvegliandola dai suoi pensieri. Lei lo guardò, annuì e, mentre stava per scendere dall’auto, vide Renata e Sandro muoversi per seguirla e quindi li fermò.

      — No. Voglio stare da sola. — Vide Renata aprire la bocca per parlare, ma Babi scosse la testa. – Ti prego, vai a casa. È tardi. Parleremo domani…

      Si voltò ed entrò nell’edificio, salutò il portiere che si stava pulendo le mani con il gel disinfettante. Aggrottò la fronte. I dipendenti del palazzo non erano mai stati così attenti. Entrò nell’ascensore e premette il pulsante dell’undicesimo piano, pensando a quanto fosse strano tutto ciò. Non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo… come potesse accadere. Tutto sembrava così surreale.

      Entrò nel suo appartamento e la prima cosa che fece fu togliersi i vestiti e le scarpe che indossava. Ancora in mutande, accese la TV sul canale del notiziario e si diresse verso la doccia. Sapeva cosa doveva fare. Aveva guardato più serie e documentari sui medici e sulle malattie di quanto dovrebbe chiunque, ma non era riuscita a fermarsi. Fin da piccola, quando aveva sentito sua madre dire a un vicino che suo padre era morto dopo aver contratto un terribile batterio, aveva sviluppato una paura incontrollabile delle malattie. Questo l’aveva portata a fare cose che una persona normale solitamente non fa, come lavarsi le mani innumerevoli volte durante il giorno.

      Quando sua madre si rese conto che Babi si allarmava facilmente quando avvertiva qualcosa di strano nel suo corpo, la portò dal medico che le diagnosticò un disturbo d’ansia, noto anche come ipocondria. La terapia e i farmaci l’avevano aiutata a stare meglio, ma ogni tanto quell’ansia causata dalla paura di ammalarsi la attanagliava come una morsa. Allungava i suoi artigli.

      Dopo la doccia, si sedette sul letto davanti alla televisione, indossando l’accappatoio e un asciugamano avvolto intorno ai capelli e iniziò a fare zapping tra i canali che ripetevano incessantemente le stesse informazioni sul virus che stava prendendo il sopravvento in tutto il mondo. E se lo contraessi? E se fossi già malata?

      — Mio Dio, stasera in quell’arena c’erano migliaia di persone, — mormorò, angosciata.

      In TV un medico stava rilasciando un’intervista.

      — I pazienti infetti possono manifestare fiato corto, tosse, febbre… — Babi si passò una mano sulla fronte. Non sembrava calda. Non aveva la tosse ma…, sicuramente, aveva il fiato corto. Vedeva il suo petto sollevarsi e abbassarsi con difficoltà e si agitò di più. Le sudavano le mani e iniziò a tremare. Fino a quando, in un lampo di lucidità, sentì risuonare nella sua testa: calmati, è solo l’ansia che cerca di controllarti. Non sei malata. Non morirai. Calmati.

      Spense la TV. Sentire tutti quegli esperti e i giornalisti, non le sarebbe servito a nulla. In altre circostanze, avrebbe aperto i suoi social, avrebbe fatto un video, parlato del concerto e delle persone che aveva incontrato, pubblicato foto e guardato le reazioni. Ma in quel momento, tutto quello che voleva fare, era raggomitolarsi e andare a dormire.

      ***

      I giorni seguenti, tutti i discorsi nel paese vertevano sulla terribile pandemia. Il numero dei contagi era aumentato, così come i decessi. Babi era rimasta isolata, al chiuso, come raccomandato dalle autorità sanitarie, ma si sentiva sempre più sola. Contrariamente a quanto immaginasse, aveva firmato più contratti pubblicitari. Aveva deciso di licenziare Renata per quello che aveva fatto, ma Sandro l’aveva convinta a ripensarci. Era una persona di fiducia e in quel momento aveva cercato di proteggerla. Anche se con i mezzi sbagliati.

      E quella paura che lei provava, e che la gente diceva fosse infondata, sembrava essersi impadronita di tutti a giudicare da quello che vedeva in TV e che leggeva su internet. Sui social media, l’hashtag #stayhome era diventato virale. Si chiedeva a tutti coloro che non avevano bisogno di non uscire da casa per evitare affollamenti.

      Ovviamente, Babi non sarebbe uscita per nessun motivo. Il frigorifero era pieno e, per il momento, non aveva bisogno di nulla. Da sola nell’appartamento, trascorreva le sue giornate a guardare programmi televisivi sul coronavirus. Non riusciva a smettere di guardare tutto quello che veniva detto a riguardo. Gli unici post che scriveva sui suoi social erano quelli relativi al lavoro. Renata le aveva fatto un programma di video da registrare e per farlo le aveva organizzato un pomeriggio intero. Aveva lasciato tutto pronto e i post programmati in modo da non doverli fare tutti i giorni.

      Fino al momento in cui Babi iniziò ad avvertire dolori alla schiena e un forte mal di testa. Poi comparve la mancanza di respiro. La difficoltà a respirare divenne tale che dovette chiamare il dottor Luiz e chiedergli aiuto.

      Tennero una visita in videoconferenza e lui le consigliò di sottoporsi al tampone per sapere se fosse stata contagiata. Non lo disse a nessuno. Sapeva che se ne avesse parlato con qualcuno del suo team, l’informazione sarebbe trapelata alla stampa

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