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aprire una specie di file con tutte le informazioni che fornivo, l’hanno studiato a fondo per conoscere le persone coinvolte e i luoghi degli eventi, e, una volta controllato tutto hanno attuato poi una sorta di sorveglianza preventiva sia della vittima che dell’aggressore, o meglio la futura vittima e il futuro aggressore, e ovviamente ha funzionato, in più di un’occasione hanno arrestato il… futuro criminale quando stava per commettere il crimine, o anche nel momento stesso in cui l’ha commesso, quando ad esempio si trattava di un rapimento.

      Bene, poi toccava al capo della polizia giustificare in tribunale quello che stavano facendo in quella zona proprio nel momento in cui c’era bisogno di loro. E in quella situazione se l’è sempre cavata sostenendo di aver ricevuto una chiamata anonima che li avvisava.

      In realtà non c’era stata nessuna telefonata, tanto meno anonima, ma capisco che questo serviva ad evitare di dover dare maggiori spiegazioni a riguardo.

      Ebbene, ho detto di aver avuto due tipi di esperienze con la polizia, prima e dopo.

      La differenza tra le due è che la prima è venuta a me senza cercarla, per così dire, cioè non so esattamente come funzioni, ma è come se la vittima avesse gridato e io fossi riuscito a sentirla, ma questo prima che succedesse davvero.

      Nonostante mi sia rivolto a molti “specialisti”, ognuno mi ha dato una versione differente, sostenendo che in qualche modo avevo una connessione con quelle persone o che il grido mi era arrivato da una parte inconscia connessa con non so quale piano…beh, comunque sia, sembra che questa persona mi stesse cercando per aiutarla dal futuro e con il mio intervento sono riuscito ad evitare quella sofferenza.

      L’altro tipo è quando la polizia mi contattava chiedendomi di partecipare ad una determinata indagine.

      Così mi mostravano tutte le prove che avevano, mi raccontavano di tutte le congetture e le linee di indagine che avevano seguito e io, senza sapere come, quella stessa notte o nelle notti successive, sognavo il caso.

      All’inizio pensavo fossi stato suggestionato da tutti quei dati, ma non so perché ha funzionato, cioè quello che stavo vivendo allora era correlato al caso, quindi potevo andare il giorno dopo a fornire nuove informazioni che erano così preziose che riuscivano a chiuderlo catturando il colpevole.

      A dire il vero non facevo altro che sognare, a volte ad occhi aperti altre volte a letto.

      Anche se personalmente preferivo la seconda, poiché la prima ha comportato in alcune occasioni ad espormi a cadute e infortuni.

      Ovviamente, da quando mi è stata diagnosticata l’epilessia non ho più guidato, perché non so cosa potrebbe succedere se mi mettessi al volante e avessi una di quelle crisi di assenza, come la chiamano, o peggio, un attacco.

      Per evitare di danneggiare qualcuno, ho dovuto rassegnarmi a utilizzare i mezzi pubblici per i miei spostamenti, una situazione che non poteva arrecarmi peggior disagio di quello di partire circa mezz’ora prima per poter prendere l’autobus in orario.

      Ma c’è da dire che la polizia è stata sempre, non so, sospettosa riguardo alle mie capacità, se cosi si può dire, in effetti, in più di un’occasione ho dovuto dare dimostrazioni quando è arrivata una visita da un’altra stazione di polizia che chiedevano la cooperazione nelle indagini per risolvere un caso che non erano riusciti a chiudere.

      Comunque sia, ho sempre cercato di collaborare in tutto ciò che mi è stato richiesto, poiché ritengo che ciò che possiedo non è qualcosa per me, ma se può portare beneficio agli altri ben venga.

      Lo so perché all’inizio me ne accusavano quelli che si dedicano a vivere il dolore degli altri, dicendo che erano capaci di connettersi con le vittime per ricevere questo o quel messaggio per i loro parenti, e quasi sempre erano parole di consolazione, dicendo che erano in pace e che la sofferenza era finita.

      Capisco che fossero parole di grande valore per i membri delle famiglie angosciate, ma erano di scarsa utilità per la polizia quando si trattava di determinare dove fosse il corpo.

      Ma non sarò io a giudicare quello che fanno gli altri e perché lo fanno. So solo che ho cercato di esser molto trasparente con le autorità, quello che ho ricevuto ho riferito loro, che gli piacesse o no, naturalmente sempre con l’intenzione di aiutare in qualunque modo possibile, anche se non sempre la vedevano così.

      Ricordo una volta quando ho affermato che non c’era nessun crimine, si trattava di un adolescente che aveva chiamato i suoi genitori chiedendo un riscatto e mi hanno chiesto di rintracciarla prima che pagassero, perché a volte dopo il pagamento cerca di cancellare le tracce del suo crimine, e a volte addirittura di uccidere la persona per la quale aveva appena chiesto il riscatto.

      Questo era uno di quei sogni richiesti, per cui mi avevano dato quante più informazioni possibili sul caso, numeri di telefono nomi e persino le verifiche che avevano fatto negli immediati dintorni per vedere se qualcuno fosse coinvolto.

      Nonostante ciò, non riuscivo a captare nulla, ed era la prima volta che mi capitava, e cosi passò una settimana, e ogni giorno mi recavo alla stazione per informarli della mia mancata connessione, e mi chiedevano se c’era qualcosa di nuovo o no, dopodiché ho passato ore a rivedere quella documentazione alla ricerca di una connessione con la vittima, ma niente, i giorni passavano e io non avevo niente, così un giorno sono andato al commissariato e con tono deciso ho detto al commissario:

      “Non c’è nessun rapimento.”

      “Cosa dice?”

      “Si, non ho visto niente, non vedo la vittima, ed è la prima volta che mi succede. Non credo che sia stata rapita.

      “Ma di cosa sta parlando? Ha perso la testa?”

      “No, sono sicurissimo di quello che sto dicendo. Se il rapimento fosse avvenuto avrei captato qualcosa, una connessione.

      “Lei e le sue cose…è sicuro che quello che dice di avere funzioni ancora?”

      “Ho riflettuto per un momento, chiedendomi se potesse esserci qualcosa di sbagliato in me che mi avrebbe impedito di continuare ad usare i miei poteri, ma non ricordavo di aver fatto qualcosa di diverso da quello che facevo di solito, non un cibo strano o altro, e non avevo avuto alcun sintomo ad indicarmi che potevo essere malato, il quale avrebbe giustificato la mancata connessione. Quindi dopo averci pensato ho affermato:

      “Non sono io, è la vittima, non comunica, quindi non credo sia un rapimento.”

      Quel giorno è stato uno dei tanti in cui il capo della polizia mi ha buttato fuori con dichiarazioni sconvenienti, sembrava aver dimenticato tutte le volte che avevo collaborato e che le mie informazioni erano state utili, ma ora sembrava turbato perché non riusciva a risolvere un singolo caso.

      Beh, con la coscienza a posto sono andato a casa mia e vi sono rimasto qualche giorno, finché il capo della polizia non ha bussato alla mia porta.

      Questo mi ha sorpreso, perché normalmente mi chiamava alla stazione di polizia quando voleva dirmi qualcosa, ma beh, era lì, e non conoscevo il motivo della sua visita.

      “Buongiorno capo, vuole entrare?”

      “No, è una visita veloce, aveva ragione.”

      “Riguardo a cosa?”ho chiesto, senza sapere a cosa si riferiva.

      “La ragazza, l’adolescente che avevano rapita, quella che non comunicava con lei, aveva simulato il

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