Geschichte und Region/Storia e regione 29/1 (2020). Группа авторов
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La lettera di Louise Jourdan Malan, maestra valdese incaricata dal Provveditorato agli studi di Torino a tenere la cattedra della scuola elementare di Viering, frazione di Champdepraz, ci riporta alle critiche dei liberali valdostani verso le scuole di villaggio e induce a porci degli interrogativi sulla reale competenza alfabetica celata dietro la firma di un atto matrimoniale. Forse i liberali avevano ragione: nelle scuole di villaggio gli studi non andavano oltre il catechismo e il tracciare meccanicamente la propria firma; circostanza che darebbe forza non solo agli allora critici delle scuole di villaggio ma anche agli attuali critici delle metodologie quantitative di analisi dell’alfabetismo fondate sulla firma.29
La realtà è più complessa. La difficile convivenza tra la maestra Malan e gli abitanti di Viering è frutto dell’incontro di due culture diverse, una “borghese” e l’altra popolare: la prima fondata sulla scrittura, la seconda sull’oralità, sebbene, come dimostra proprio il caso alpino, disposta ad accogliere la scrittura tra i suoi codici comunicativi. Uno scontro che ci porta all’esistenza di alfabetismi plurali, non sempre riconducibili a quella cultura elitaria che, grazie anche alle scuole, si sarebbe, a partire dal Cinquecento, affermata sulla società occidentale. Le Alpi rappresentano indubbiamente un importante bacino di questi “alfabetismi alternativi”. La scuola alpina, e la scuola valdostana nel caso specifico, non è definita da un’autorità esterna alla comunità e non risponde agli scopi di conformazione e di controllo affidati alla scuola da questa autorità. La scuola alpina nasce entro il villaggio e risponde alle esigenze e ai codici culturali della comunità che la emana. È indubbio che esiste una dimensione confessionale e una pratica didattica comune alla scuola europea di antico regime. Tuttavia non si può nascondere che la religiosità, per quanto ancora contaminata da elementi pagani, è un fattore culturale fondamentale per una frontiera confessionale, forse senza pari in Europa, come quella alpina. Al tempo stesso il metodo didattico grammaticale30, seppur poco efficace e molto imperfetto, permetteva di istruire i fanciulli a chiunque avesse un po’ di pratica dell’alfabeto. Ma i punti in comune con la scuola promossa dalle autorità ecclesiastiche e civili nei loro progetti di alfabetizzazione si fermano qui. La scuola alpina risponde ad altre priorità e, queste priorità, sono definite dalla comunità. In breve, offerta e domanda di istruzione non sono separate, come avviene in gran parte dell’Europa, ma coincidono.
Sono tematiche qui richiamate per sommi capi e trattate con ampiezza in altri contesti, ai quali rimando.31 Qui basti ricordare che la scuola alpina, paradossalmente proprio grazie alla precarietà della sua didattica, è in grado di adattarsi alle esigenze di ogni membro della comunità: dall’agricoltore all’artigiano, da chi avrà incarichi nella comunità a chi dovrà emigrare. Artigianato, compenetrazione tra doveri familiari e doveri comunitari, emigrazione sono fattori che stimolano e definiscono l’alfabetismo valdostano e alpino. Non è un caso che dove essi sono più forti, nelle medie e nelle alte valli, scolarizzazione e alfabetismo conoscano delle impennate. Dove tali attività si organizzano entro forme di specializzazione professionale, come nel caso dei walser, l’analfabetismo è pressoché assente.
Sull’alfabetismo dei walser bisogna, infine, chiedersi se non entrino in gioco dinamiche assimilabili a quelle definite da Glauco Sanga32 riguardo ai gruppi marginali. Per tali bisogna intendere non solo i soggetti, come mendicanti, vagabondi, fieranti, che vivono ai margini della società, ma anche le piccole comunità che per attività economica, lingua e cultura si contraddistinguono – e vogliono deliberatamente distinguersi – dal gruppo linguistico e culturale prevalente. In questa sede non è possibile dare una risposta, ma è significativo che una piccola comunità “marginale” collocata nel centro della Pianura Padana, Castelponzone, offra, al pari dei walser, oltre ad una vocazione per il commercio e per l’artigianato, un alfabetismo universale negli stessi anni oggetto di questo studio.33
Maurizio Piseri, Schule und Alphabetisierung im unteren Aostatal im 18. und 19. Jahrhundert
Im 18. Jahrhundert bestand im Aostatal ein dichtes Netz von Schulen, in denen grundlegende Bildung vermittelt wurde, meist kleine Dorfschulen, die sich durch bescheidene testamentarische Hinterlassenschaften von Privaten – Laien wie Geistlichen – finanzierten. Die weite Verbreitung dieser Schulen kann als Grund dafür ausgemacht werden, dass das Aostatal in den ersten italienischen Volkszählungen als eine der am stärksten alphabetisierten Regionen aufschien. Dennoch wurde im 19. Jahrhundert an diesen Schulen scharfe Kritik geübt, vor allem von liberaler Seite, die diesen Dorfschulen einen konkreten Einfluss auf die Alphabetisierung absprach und sie vielmehr der Verbreitung von Bigotterie und Aberglaube bezichtigte. Auf der Gegenseite bemühte sich die Kirche des Aostatals um den Erhalt dieser Schulen, sah sie in ihnen doch ein Instrument, Tradition und lokale Identität zu bewahren.
Die Quellen aus napoleonischer Zeit verweisen auf die Schwierigkeiten und Grenzen der Schulen im Aostatal. Zweifelsohne waren diese weit verbreitet und so war zahlenmäßig ein Verhältnis zwischen Lehrperson und Bewohner*innen garantiert, das zumindest das Potential hatte, eine deutliche Reduzierung der Analphabetenrate zu gewährleisten. Doch zeigten die in napoleonischer Zeit durchgeführten schulischen Erhebungen die Probleme der Dorfschulen auf: Ihre wirtschaftlichen Ressourcen waren gering, was sich auf das Gehalt der Lehrpersonen auswirkte, das so niedrig ausfiel, dass den Lehrpersonen nur für wenige Monate im Jahr eine bescheidene Existenzgrundlage gesichert war. Möglich war die kapillare Verbreitung der Schulen im Aostatal also nur aufgrund der Sparsamkeit bei den Gehältern. Diese Bedingungen erschwerten die Suche nach kompetentem Lehrpersonal. Wir können davon ausgehen, dass viele dieser Dorfschulen aufgrund der schlechten Bezahlung und der geringen didaktischen Kompetenzen der Lehrpersonen nur knapp die Bestimmungen der französischen Schulordnungen erfüllten.
Dieser Beitrag versucht, Einblicke in die Effizienz der Dorfschulen im Aostatal zu eröffnen, indem er die Schreib- und Lesekompetenzen in zwei Gebieten genauer unter die Lupe nimmt: in der Unitè des Communes valdôtaines Évançon und im Gressoneytal. In beiden Gebieten ist der Prozentsatz der Bräutigame, welche die eigene Eheurkunde unterschreiben konnten, hoch. Die in den Quellen ausgewertete geographische Verbreitung korreliert mit dem für den Alpenraum typischen Modell einer solideren Alphabetisierung in höher gelegenen Berggebieten und einer allmählich sinkenden Alphabetisierungsrate, je weiter man ins Tal herabstieg – wo allerdings noch immer etwa die Hälfte der männlichen Ehepartner die Eheurkunde selbst unterschreiben konnte. Diese Höhen-Unterschiede sind in Zusammenhang zu bringen mit sozioökonomischen Faktoren, die über die Berufe der Bräutigame erschlossen werden können. In den mittleren und insbesondere in den höheren Tallagen kam dem Handwerk eine große Bedeutung zu: Vom lokalen Bedarf losgelöst, richtete sich sein Augenmerk vor allem auf die außerhalb des Aostatals gelegenen Märkte. Durch saisonale Migration boten sich so Gelegenheiten für den Absatz lokaler Handwerksprodukte.
Die Verhältnisse im