I Guardiani Dei Desideri. Massimo Longo
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Читать онлайн книгу I Guardiani Dei Desideri - Massimo Longo страница 4
- È stata veramente gentile a farci questa proposta, speriamo che i ragazzi non facciano guai - disse Giulia sorridendo.
Fare quella scelta era stato difficile, ma lei e Carlo provavano una strana euforia adesso che si erano decisi.
- Gaia ne sarà felice - disse Carlo - Elio vedrai che rimarrà impassibile come sempre.
- Non so, Gaia ha tanti amici in colonia, le dispiacerà non andare, Elio, a differenza, la detesta - commentò Giulia.
- Io non resisto, vado a svegliarli - propose Carlo risoluto e si diresse verso le camere dei figli chiamandoli.
Non diede loro neanche il tempo di sciacquare il viso.
- Io e la mamma abbiamo deciso cosa farete questa estate. La scuola finisce venerdì e sabato mattina sarete alla stazione con una bella valigetta in mano!
- Ma per la colonia si parte fra quindici giorni! - fece notare Gaia preoccupata guardando la madre che dalla porta della cucina seguiva la scena che si stava svolgendo in corridoio.
- Infatti, non andrete in colonia quest’anno - spiegò Giulia confermando i timori della figlia - Abbiamo pensato di regalarvi un’estate come quelle che vivevamo noi da ragazzi.
- E cioè? - chiese Gaia mentre Elio rimaneva in silenzio con l’aria sempre più cupa.
- Aria aperta e corse a perdifiato, bagno nel laghetto e serate di paese - rispose Carlo alla figlia.
Gaia vedeva i suoi genitori ridere e guardarsi con intesa e pensò ad uno scherzo.
- Smettetela di prenderci in giro. Cosa avete questa mattina?
- Nessuno vi sta prendendo in giro. Zia Ida si è offerta di ospitarvi da lei - rivelò finalmente Carlo ai suoi figli che lo fissavano increduli.
- Questo è un incubo, io torno a dormire! - disse Gaia arrabbiata.
- Pensa che credevo che ne saresti stata felice - le disse il padre.
- Felice? Io sono già in contatto con i miei amici, è tutto l’inverno che aspetto di andare in colonia!
- Gaia, anche in campagna dalla zia ti farai degli amici - cercò di rincuorarla Giulia.
- Ma perché? Io lì ci sto bene. Ho già l’aria aperta e i tuffi nel lago, non mi serve altro.
- A te no, ma Elio ha bisogno di cambiare aria - aggiunse Carlo.
- Lo sapevo - saltò su Gaia – che era per Elio! Allora mandate solo lui in campagna dalla zia.
- Non vogliamo che vada da solo - insistette Giulia.
- Io non sono mica la sua babysitter!
- Ma sei la sorella maggiore, tu non dici niente, Elio? - chiese Carlo.
Elio non disse una parola, si limitò ad alzare le spalle.
Questo fece imbestialire Gaia:
- Non dici niente? Tanto per te è tutto uguale, dillo a mamma e papà: non farai niente anche in campagna.
Elio fece segno di sì con la testa per darle ragione.
- Basta Gaia, non fare così! Ormai la decisione è presa. Vi verrà a prendere vostro cugino Libero - chiuse il discorso Carlo.
Gaia corse via delusa ed arrabbiata.
- Le passerà - disse Giulia conoscendo l’atteggiamento positivo della figlia nei confronti della vita.
Elio, quatto quatto, si ritirò nella sua stanza.
Carlo rimase di stucco, tuttavia era convinto che la decisione presa fosse la migliore da qualche anno a questa parte.
Giunse così il venerdì seguente, Carlo andò a prendere il nipote al binario: fu una grande gioia riabbracciarlo.
Libero era un ragazzone allegro, dai modi semplici e certamente non convenzionali. Alto e magro, ma non esile, aveva delle grandi mani abituate al lavoro della fattoria e il viso inscurito dal sole. Gli occhi verdi spiccavano sul suo volto, i cappelli erano castani, corti, pettinati con la riga laterale come in voga nel dopoguerra. Abbracciò con forza lo zio e non smise di parlare fino a casa.
Carlo lo guardava meravigliato, ricordava il periodo in cui era stato male ed era apatico e facilmente irritabile. Certo, Libero non era un genio, ma la vita semplice che conduceva lo faceva felice e Carlo avrebbe voluto vedere così sereno anche Elio. Intanto Libero stava con il naso schiacciato sul finestrino dell’auto dello zio e faceva domande su tutto quello che vedeva.
A casa tutti aspettavano il suo arrivo.
Giulia era nervosa mentre finiva di preparare le valige, adesso era arrivato il momento e si chiedeva come sarebbero andate le cose, il suo istinto da chioccia prendeva il sopravvento.
Gaia, invece, aveva già assorbito il colpo, le correva dietro facendole mille domande su quello che avrebbe potuto vedere e fare nei dintorni della fattoria.
Non ci andavano da quando erano piccolissimi e c’erano ancora i loro nonni, non avevano quasi più memoria del posto, se non qualche vago ricordo dei campi o l’odore degli alberi con cui giocavano a nascondino.
Dopo la morte del marito, la zia aveva avuto difficoltà a riorganizzarsi e aveva deciso di trasferirsi nella vecchia fattoria dei genitori, ormai abbandonata, con i figli.
Gaia sentì il rumore della chiave che girava nella serratura della porta e corse ad accogliere il cugino che la sollevò come aveva fatto con suo padre e la fece girare come su una giostra. Gaia sorrise, non si aspettava questa dimostrazione di affetto.
- Ciao Libero, come stai? - chiese di cuore al cugino che non vedeva da parecchio tempo.
-Bene, piccola - rispose Libero.
Nel frattempo, arrivò Giulia e fu l’unica con cui Libero si comportò da gentiluomo, baciandola frettolosamente sulle guance.
- Com’è andato il viaggio? - gli chiese premurosa Giulia.
- Bene, la mucca d’acciaio è proprio comoda e veloce per viaggiare e la città è piena di cose curiose. Sono felice di essere qui!
- Siediti, sarai stanco. Ti posso offrire un gelato? - chiese ancora Giulia.
- Si, grazie zia, io amo i gelati - accettò di buon grado Libero - ma che fine ha fatto Elio?
- Elio è in camera sua, ora arriva - disse Carlo arrabbiato con il figlio che non si degnava a passare a salutare il cugino che aveva fatto quel viaggio solo per venirlo a prendere e si diresse verso la sua camera.
- No, no zio - lo fermò Libero - vado io, voglio fargli una sorpresa. Indicami solo qual è la sua camera.
Non appena Carlo gliela indicò, Libero si lanciò verso la camera dove si sentirono le sue grida di felicità mentre lo salutava.
Neanche Elio, nonostante la sua freddezza, riuscì a sfuggire