Voglio Succhiarti Il.... Gemma Cates

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Voglio Succhiarti Il... - Gemma Cates

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di leccare una parte qualsiasi del suo corpo in forma basta per farmi eccitare di nuovo dappertutto. “No, sono nata vampira. Tutti i vampiri nascono tali.”

      Il raschiare delle sue dita mentre si strofina la mascella con la barba corta mi fa contrarre la passera. La mia reazione nei confronti di quest’uomo non è normale. Abbiamo già fatto sesso. Quello avrebbe dovuto appagare il mio desiderio.

      “Consumo una piccola quantità di sangue umano circa una volta alla settimana. Per poter soddisfare questo requisito ho dei canini molto appuntiti, la capacità di attutire il dolore e qualcosa nella mia saliva che aiuta la guarigione.”

      “Dove?” Quando lo guardo confusa, le sue labbra si contraggono leggermente. “Dove vorresti mordermi?”

      Ti prego, di’ di sì. Ti prego, di’ di sì. “Dove preferisci.” Si strappa via la camicia. Acconsente senza esitare. “Non lo ricorderò, vero?” Non sembra particolarmente elettrizzato all’idea.

      “Ah, no.”

      “Lo immaginavo. Non ci sarebbe modo di tenere tutto segreto se ogni…”

      “Donatore,” aggiungo.

      Lui annuisce. “Giusto. Se ogni donatore ricordasse di avere dato il sangue, sareste qualcosa di più di un popolare genere di narrativa fantascientifica.”

      Più narrativa fantasy, ma non lo correggo per via di quel torace.

      Mi lecco le labbra.

      “Farà male?”

      “Vuoi che faccia male?” Non sono sicura di cosa me lo abbia fatto dire. Attutire il dolore rende più facile cancellare l’intero ricordo del morso.

      “Beh,” sorride. “Un po’ di dolore va bene se ne provo anche piacere. Rendere tutto insensibile non sembra così divertente.”

      Mi sporgo e gli lecco il pettorale sinistro. Dopo dovrò chiedergli se fa palestra, perché sono pressoché sicura che la sola corsa non può avere creato quell’opera d’arte davanti a me. Sempre che ci sia un dopo, perché lui è umano e questa è una cosa da una notte.

      Riportando l’attenzione sulla ricompensa davanti a me, alzo lo sguardo sulla sua faccia mentre gli passo la lingua sul capezzolo. Ad alcuni piace, ad altri no.

      Il suo gemito è una risposta sufficiente, ma anche la sua testa si rovescia all’indietro cadendo contro il muro, esponendo la colonna della sua gola mentre lui gode per la sensazione. Lascio che i miei occhi si abbassino sulla crescente prova del suo desiderio. Già, gli piace.

      Lascio che le mie mani vaghino sull’ampia distesa del suo petto, per poi scendere sulla lineare pianura dell’addome. Le mie dita seguono la scia dei peli che cominciano sotto il suo ombelico e poi, poiché non riesco a resistere, palpeggio la spessa cresta della sua erezione, ancora una volta confinata nei jeans.

      Mette una mano sulla mia, stringendola fermamente. “Posso… è possibile per me ricordare quello che è successo prima?” E c’è quel sorriso timido, quello che mi ha conquistato prima, durante la serata. “Il sesso, Becca. Vorrei ricordare il sesso che abbiamo fatto.”

      “Uh, sì. Soltanto il morso viene riavvolto.”

      I suoi occhi ricoperti di passione incrociano i miei. “Riavvolto? È così che dite?” Intreccia le dita tra le ciocche dei miei capelli fino a prendermi la nuca, poi mi tira contro il suo petto.

      Dea, quest’uomo. Voglio soltanto leccarlo e succhiarlo dappertutto. Gli passo la lingua sul capezzolo destro mentre gli afferro la curva del bicipite e lui, ancora una volta, geme. Questa volta, però, mordo, mirando alla carne del pettorale, proprio sopra il capezzolo corrugato.

      Non attutisco il dolore, perché sospetto che la rapida, acuta puntura non farebbe che acuire i suoi sensi e quindi il piacere.

      Con una mano sul bicipite, per tenermi ferma, e l’altra sul pene ingrossato, non c’è confusione su come l’aspirazione della mia bocca sul capezzolo e il torace ha effetto su di lui.

      Spinge nella mia mano con un ritmo urgente. Uno che sono contenta di assecondare. Gli libero l’uccello e gli do l’attenzione che richiede.

      Accarezzandolo a partire dalla grossa radice e poi per tutta la sua lunghezza fino alla grossa cappella, nel frattempo continuo a succhiare il rivolo salato del suo sangue. Mentre sto per completare il mio nutrimento, mi accorgo che sta per venire.

      A volte gli uomini vengono mentre mi nutro di loro – è un atto sessuale – ma mai con la mia mano in basso sui pantaloni, stringendo i loro uccelli duri. Dea, lo voglio. Per vederlo venire nella mia mano. Per vederlo coprire la sua pelle tonica.

      Mai pensieri simili mi erano passati nella testa mentre mi nutrivo.

      Lecco la ferita di Simon, accertandomi che si chiuda, poi faccio una cosa che non ho mai fatto prima, né con un umano né con un vampiro. Tengo la mano immobile, assicurandomi che tutta l’attenzione di Simon sia su di me, sulla mia faccia.

      Quando i suoi occhi blu incrociano i miei striscio lentamente sul suo corpo, senza interrompere mai il contatto visivo. A pochi centimetri dal suo glande, mi lecco le labbra e aspetto.

      Un’unica parola sussurrata, “Sì”, e lecco il precum dall’orifizio.

      Un’altra occhiata in alto mi rassicura che Simon ci sta. I suoi occhi mi supplicano di succhiarlo.

      Avvolgendo una mano intorno alla spessa base, faccio mulinare la lingua intorno alla punta. Simon raccoglie i capelli caduti intorno alla mia faccia, che gli ostacolano la visuale. A qualcuno piace guardare.

      Ma il mio sorriso scompare nel momento in cui lui si sposta sotto di me, mettendo la sua coscia muscolosa tra le mie gambe. Strofino il clitoride contro di lui mentre gli succhio la punta e continuo ad accarezzare il resto del suo lungo fallo. E quando lui geme – sono così vicina, così vicina – Simon comincia ad agitare i fianchi, come se non riuscisse a fermarsi. In questo momento, viene.

      Completamente vestita, sbattendomi a secco contro la sua coscia muscolosa, vengo gemendo come una pornostar.

      Che sia il gemere o io che vengo, qualcosa fa scattare un’urgenza in Simon, che continua con brevi, brusche spinte, comunque attento a non soffocarmi, anche adesso che è a momenti dall’orgasmo.

      Il suo uccello gonfio si è indurito ulteriormente, il più breve degli avvisi che è sull’orlo e sta per ruzzolare, poi si tira via.

      La sua mano copre la mia con una presa salda e lo agitiamo insieme, finché densi schizzi di sperma cremoso non ricoprono le nostre dita e colpiscono i suoi addominali.

      Wow.

      Mi sento strizzata. Venire due volte fa questo effetto a una ragazza.

      Qualcosa fluttua sull’orlo del mio cervello in estasi. Qualcosa di importante. Persino di urgente.

      Cazzo. Mi colpisce come uno schiaffo, scuotendomi dalla mia confusione mentale post-orgasmica: mi sono nutrita di Simon.

      Devo riavvolgere la sua percezione, cancellare il morso, ma tutto ciò che voglio fare è stare, come un mucchio collassato, accanto al corpo mezzo vestito, schizzato di sperma, di Simon.

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