La riconquista di Monpracem. Emilio Salgari
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Читать онлайн книгу La riconquista di Monpracem - Emilio Salgari страница 13
Invece di carbone doveva bruciare qualche altra sostanza più ardente, poiché dopo cinquecento passi aveva cominciato a guadagnare via.
Il fumo che il vento spingeva fino sullo yacht era fortemente impregnato d’alcool.
Per accelerare la corsa gli olandesi gettavano dentro i forni casse di ginepro, con grande disperazione dei macchinisti che avrebbero preferito vuotarle nel loro sacco, anziché innaffiare il carbone.
A quattrocento metri la cannoniera sparò un colpo in bianco per invitare la nave fuggiasca ad arrestarsi, sotto minaccia di subire un bombardamento in piena regola.
Mati si era avvicinato a Yanez, il quale passeggiava tranquillamente sul quadro colla sua eterna sigaretta fra le labbra.
Ma doveva essere un po’ preoccupato, perché l’aveva lasciata spegnere.
– Signor Yanez, che cosa dobbiamo fare? – gli chiese.
– Salutarli colla bandiera delle tigri di Mompracem.
– Ci prenderanno a palle.
– E con palle risponderemo. Va’ a collocarti al pezzo da caccia di poppa. Quando sarà giunto il momento verrò io a rettificare la mira. Caccia dentro una buona granata da trentadue pollici e mandala fra le tambure di quel vecchio corvaccio di mare. Lo arresteremo in piena volata.
– E gli uomini?
– Tutti in coperta dietro ai bastingaggi. In qualche modo devono aiutarci.
Ah, vi è anche il praho di Padar. Colle sue spingarde potrà spazzare la tolda ad una buona distanza. Va’ Mati: si preparano a demolire il nostro yacht. —
Il malese si gettò giù dal ponte di comando e si portò dietro al pezzo poppiero, un magnifico pezzo da trentasei di buon calibro.
Intanto i malesi ed i dayachi che formavano l’equipaggio, si erano gettati dietro le murate, passando le canne delle carabine sulle brande arrotolate sul bastingaggio.
Erano tutti calmi e tranquilli come se si trattasse, non già di una battaglia disperata, ove il più debole era fatalmente condannato a soccombere, ma come se si preparassero a dei semplici tiri di combattimento in alto mare.
Ognuno aveva portato presso di sé la terribile sciabola bornese, che valeva molto meglio di tutte le sciabole d’abbordaggio in uso nella marina europea ed americana.
Yanez accese un’altra sigaretta, si fece versare dal suo chitmudgar un buon bicchiere d’harak siamese, poi passò rapidamente in rivista i suoi uomini.
– Gli artiglieri ai pezzi! – disse colla sua voce sonora ed incisiva. – La battaglia sta per cominciare.
Cercate di coprire innanzi tutto il praho di Padar, perché non voglio assolutamente che venga affondato. —
Dieci macassaresi, che passavano pei migliori artiglieri delle isole della Sonda, erano balzati sui due pezzi, guidati da due quartiermastri. Padar aveva già puntato il pezzo da trentasei, mirando la coperta della cannoniera.
Yanez, che era un cannoniere di grande fama come era abilissimo bersagliere, rettificò di qualche punto la mira, poi disse:
– Vediamo Mati che cosa sai fare ora. Hai a tua disposizione due pezzi ben più grossi di quelli che porta la cannoniera. —
Il cannoniere stava per obbedire, quando due fragorose detonazioni risonarono al largo, ripercuotendosi entro gli avvallamenti delle onde.
Gli olandesi avevano prevenuto i malesi, sparando un colpo sullo yacht ed un altro sul praho di Padar, il quale faceva sforzi disperati per non rimanere indietro e farsi catturare.
Il tiro era bensì troppo alto, poiché la prima palla passava fra le antenne della piccola nave a vapore, spezzando semplicemente un pennone, la seconda aveva attraversato le due vele del praho, toccando qualche corda delle manovre fisse.
– A te, Mati! – disse Yanez. – Approfitta! —
Il mastro si curvò sul pezzo, rettificò ancora di qualche linea la mira, sotto la sorveglianza del portoghese, e scatenò un uragano di ferro e di fuoco.
La granata attraversò il praho che si frapponeva fra lo yacht e la cannoniera e cadde sul ponte di quest’ultima, disperdendo per un momento gli uomini che si erano raccolti intorno ai pezzi.
– Lesto, Mati! – disse Yanez. – Non addormentarti sui tuoi allori.
Qui si tratta di distruggere o di venire distrutti, poiché se quella cannoniera riesce ad approdare a Varauni, noi verremo presto o tardi appiccati come pirati.
Facciamo sparire i testimoni che ingombrano.
– Ed i naufraghi non ci accuseranno egualmente?
– Lascia che me la cavi io col Sultano. Sotto le mie mani farò di lui quello che vorrò.
Spara, per Giove! —
Mati corse sul castello di prora, dove il pezzo, montato su un perno gigante, poteva sparare in tutte le direzioni e fece nuovamente fuoco lanciando una granata fra le tambura di babordo, le cui pale furono sgangherate assieme con le ferramenta.
Anche il praho era entrato in linea di combattimento, scagliando sulla cannoniera, ormai quasi immobilizzata, nembi di mitraglia.
La battaglia si era impegnata d’ambe le parti con grande ardore.
Gli olandesi, quantunque costretti ad arrestarsi, non avevano cessato il fuoco. Una ventina d’uomini di fanteria marina appoggiava i pezzi a colpi di carabina, prendendosela col praho di Padar che non era difficile mettere fuori di combattimento, quantunque l’abile mastro, approfittando d’una fresca brezza di ponente, si fosse assai allontanato, mettendosi sotto la protezione dello yacht.
I colpi spesseggiavano da una parte e dall’altra, scotendo fortemente le tre piccole navi.
Turbini di fumo biancastro, attraversati da lunghe lingue di fuoco, li avvolgevano, rendendoli in certi momenti quasi invisibili.
Yanez, vedendo che l’affare diventava serio, aveva assunto il comando del pezzo di poppa e ogni mezzo minuto scagliava, alla linea di galleggiamento dell’olandese, dei grossi proiettili.
Ormai si trattava di vita o di morte ed i malesi ed i dayachi non davano indietro dinanzi al fuoco della cannoniera, quantunque parecchi cadessero sul ponte uccisi o storpiati.
Le loro carabine appoggiavano vigorosamente i due pezzi dello yacht e le due spingarde del praho, decimando rapidamente gli artiglieri ed i fucilieri olandesi, troppo inferiori di numero per sostenere una battaglia contro i figli delle vecchie tigri di Mompracem.
La fine si avvicinava.
Yanez aveva assunta la direzione dei due pezzi e sfondava con grossi proiettili conici di buon ferro i madieri dell’avversaria, aprendole delle vie d’acqua.
Gli olandesi, quantunque crudelmente decimati, resistevano disperatamente, sapendo che non avrebbero trovato quartiere da uomini che avevano inalberato il vessillo di Mompracem.
Il loro