Garibaldi e Montevideo. Dumas Alexandre

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Garibaldi e Montevideo - Dumas Alexandre

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      Garibaldi e Montevideo

      AGLI EROICI DIFENSORI DI MONTEVIDEO

Alessandro Dumas.

      Prefazione

      Quando l'ombre della più fiera tirannide infestavano ogni contrada Italiana, e gemeva incatenato il pensiero, ed i santi aneliti di Patria e di Libertà conduceano al patibolo, un nostro concittadino dava sdegnoso le spalle alla terra del servaggio, e ne' vergini lidi d'America innalzava fiammeggiante e temuto il vessillo della Libertà. E noi, vigilati da birri e oppressi dalla somma dei mali, che quattro secoli di tirannia traggon seco, tendevamo pur fiduciosi l'orecchio al magico nome di Garibaldi , e la storia de' suoi trionfi ci inebriava di animose speranze. Parve alla per fine giunto il dì del riscatto – e il gran Battagliero di Montevideo toccò la sacra terra d'Italia. Il suo valore parve ivi addoppiarsi: le sue imprese di Luino e di Roma a tutti son note: Garibaldi salvò faccia all'Europa l'onore delle armi italiane.

       Sinistrati i nostri destini, e cacciato dalla sua terra natale, Egli ricalcò le vie dell'esilio, e trovò nelle contrade, che noi chiamiam barbare, ospitali accoglienze. Ma Egli, prode come Scipione, vive in terra straniera povero come Fabrizio e Cincinnato, e le contingenze in cui versa, son tali da sollevare un grido di sconoscenza contro i suoi ingrati fratelli, se Garibaldi potesse mandar mai altro grido che d'Indipendenza e Libertà.

      In una sua lettera che Egli scrive ad un amico di Genova noi vi leggiamo queste parole, che diamo senza comenti. «Se alle volte per inaspettato evento potessero i miei figli abbisognare del necessario, io ti scongiuro ad impegnare, o vendere la mia spada, dono dell'Italia.» E più sotto alludendo alla speranza di procacciare colla sua industria una onorata sussistenza alla sua famiglia – «A difetto poi l'alte non temo, e l'umili non sprezzo imprese – e la mia destra è capace ancora di stringere un ferro per il mio paese – od un remo per alimentare i miei bimbi.»

      Quest'Uomo, che ogni giorno in America poneva a repentaglio la sua vita in difesa d'una libera causa, e che pur non avea con che accendere un lumicino in sua casa – quest'Uomo che in Roma non prese mai soldo, e che il dì prima dell'entrata de' Galli rifiutò 20 mila scudi romani inviatigli dal marchese Constabili ministro delle finanze della Repubblica, geme ora nelle più afflitte fortune e nel disagio d'ogni bene più necessario alla vita. E noi suoi fratelli di patria, e d'amor nazionale, non manderemo una voce che lo consoli, non spargeremo d'un fiore il suo amarissimo esilio?

      Egli è ben noto come la Stampa, inspirata dai feroci nemici dell'Italia, nulla abbia omesso per gittare la menzogna e lo scherno su quest'uomo generoso, chiamandolo condottiero e capitano di ventura. Ma le voci dei pochi venduti al potere ebbero solenne mentita nella testimonianza d'illustri intelletti, i quali ammirati del valore e della virtù di Garibaldi levarono a cielo il suo nome, e l'additarono al mondo come uno de' più strenui campioni della causa de' Popoli. Fra questi scrittori meritamente primeggia Alessandro Dumas, nome ben caro alle lettere, il quale quasi a riprovazione de' tristi, che tentarono macchiare del loro fango il sacro capo del Prode, volle tributare agli eroici difensori di Montevideo il libro che noi presentiamo.

      Le pagine che il gran Romanziere consacra all'Eroe di Sant'Antonio e del Salto sono una protesta che la generosa Francia scaglia contro le turpitudini e le calunnie della stampa austriaca. – In esse il lettore italiano vedrà sviluppato il primo atto della grande Epopea della vita di Garibaldi , di cui il second'atto fu Roma, ed oggi s'inizia il terzo con più ampia e più completa gloria.

      Capitolo Primo

      Al viaggiatore che viene d'Europa su quelle navi che i primi abitanti di quel paese scambiarono per case volanti, prime ad aprirsi allo sguardo, dopo il grido del marinaio in vedetta che annunzia la terra, son due montagne. L'una di mattoni, che è la cattedrale, la chiesa-madre, la matriz, come la si chiama; l'altra poi di massi e verdura, su cui s'innalza un faro, vien detta il Cerro.

      Quindi quanto più si avvicina, egli scorge dietro le torri della cattedrale, le di cui cupole in porcellana scintillano al sole, alla destra del faro che siede sul monticello onde si domina la vasta pianura, egli scorge gl'innumerevoli miradores (belvedere) dalle forme bizzarre, quasi corona delle case, che bianche e rosse, porgono nei loro terrazzi un dolce convegno la sera; poi al piede del Cerro, i saladeros (vasti edifizii a salar carni); poi sulla riva della baja, le ridenti quintas (case di campagna) orgoglio e delizia degli abitanti, che nei giorni festivi traggono in folla al miguelete1 alla aguada2, all'arroyo seco (ruscello secco)!

      Poscia se avviene che si getti l'áncora fra il Cerro e la Città dominata per ogni dove dalla gigantesca Cattedrale, quasi Leviátan tra flutti di case; se il palischermo armato di sei rematori rapidamente vi caccia alla riva; se durante il giorno si scorgono presso quelle incantevoli quintas gruppi di donne vestite all'ammazzone e di cavalieri; se al cader della sera attraverso i veroni, da cui escono torrenti di luce e d'armonia, si odono i concerti dei pianoforti, i lamenti delle arpe, i trilli delle quadriglie o le meste note delle romanze, cagione di questi incanti è Montevideo, la vice-regina di quel gran fiume d'argento, di cui Buenos-Ayres si tien la regina, e che si scarica nell'Atlantico con uno sbocco di ottanta leghe.

      Primo Giovanni Dias de Solis scoprì nel 1516 la costa ed il fiume della Plata; ed avendo la sentinella in vedetta, alla vista del Cerro gridato, montem video! ne toccò il nome alla città, della cui storia si dà per noi un rapido schizzo.

      L'audacia di Solis, che per aver da un anno scoperto il Rio-Janeiro, volle, lasciate nella baja due delle navi, avventurarsi sulla terza nell'imboccatura del fiume, ebbe a costargli la vita. Tratto in inganno dai segni d'amicizia degli Indiani, diè in un'imboscata, per cui, fatto a pezzi, venne arrostito e mangiato sulle rive d'un ruscello, che in memoria di questo orribile misfatto, ritiene tuttora il nome di arroyo (ruscello) di Solis.

      Quest'orda d'Indiani antropofagi, valorosi figli della primitiva tribù dei Charruas3, signoreggiava il paese del pari che all'estremo continente gli Uroni ed i Sioux. Riuscita vana ogni prova agli Spagnuoli per sottometterli, fu necessità fondar Montevideo tra continui attacchi di giorno e di notte, e, grazie a questa resistenza, Montevideo, che ha appena cent'anni di vita, è una delle più moderne città del continente americano.

      Da ultimo, sullo scorcio del passato secolo, sorse un uomo che a questi naturali signori della costa, diè una guerra di sangue e d'esterminio. Nei tre ultimi combattimenti, serrate le donne ed i figli in mezzo alle schiere, come gli antichi Teutoni, caddero tutti senza dar addietro d'un passo. Monumento di questa suprema disfatta, il viaggiatore che tien dietro alle tracce della civiltà, Dea che segue il cammino del sole d'oriente ad occidente, vede ancor oggi, ai piedi dell'Acegua biancheggiare gli ossami degli ultimi Charruas.

      Il nuovo Mario, vincitore di questi Teutoni novelli, era il comandante della campagna, Giorgio Pacheco, padre del generale Pacheco y Obes in missione per Montevideo presso il governo francese.

      Ma questi aveva a combattere più gagliardi nemici e meno facili degli Indiani, come quelli che avvalorava non una fede religiosa che venía meno di giorno in giorno, sibbene un materiale interesse che andava a mille doppi crescendo. Dessi erano i contrabbandieri del Brasile, che dai selvaggi distrutti ricevevano tale eredità di vendetta.

      Ora essendo il sistema proibitivo prima base del commercio spagnuolo, una guerra ostinata tra il comandante della campagna ed i contrabbandieri che ora per frode, ora per forza tentavano introdurre sul territorio di Montevideo le loro stoffe e il loro tabacco era conseguente necessità. La lotta fu dunque lunga, disperata, mortale. Mentre Don Giorgio Pacheco, uomo di forze

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<p>1</p>

Miguelete. – Ruscello che scorre due leghe distante da Montevideo le cui rive sono sparse di amene case di campagna.

<p>2</p>

Aguada. – Spiaggia di mare ove poco distante sorgono alcuni casolari che ad una certa lontananza sembrano un piccolo paese.

<p>3</p>

Charruas. – Sono una razza d'indiani che vivevano anticamente nella campagna orientale.