Garibaldi e Montevideo. Dumas Alexandre

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Garibaldi e Montevideo - Dumas Alexandre

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Martin, di Balcarce, di Rodriguez, di Las Heras come guerrieri, lo scuotevano nell'orrore della sua solitudine, e fermentavangli in cuore un tesoro d'odio per quella città che per tutti aveva un trionfo, ma non per lui.

      Fin da quest'epoca Rosas sognava e preparava l'avvenire. Errante nei pampas10, confuso tra i Gauchos, divideva le miserie del povero; ora lusingando le antipatie dell'uomo della campagna, lo aizzava contro l'uomo della città; ora contando sul numero, gli additava facile al primo cenno assoggettar la città, che sì lungamente lo avea tenuto schiavo. Ottenuto così l'impero sugli abitanti delle pianure, lascia Rosas la sua solitudine.

      Insorte nel 1820 le truppe di Buenos-Ayres contro il governatore Rodriguez, un reggimento di milizie della campagna, i colorados de las Conchas (i rossi delle Conchas) entra nella città il 5 ottobre, agli ordini d'un colonnello. Era Rosas. Ma venute il domani queste a conflitto con quelle della città, il colonnello era scomparso; un violento male di denti, cessato colla lotta, lo allontanava, suo malgrado, dalla mischia. L'entrata di Rosas a Buenos-Ayres può dirsi l'unica sua impresa guerriera.

      Vinti gl'insorti della città, Rivadavia nominato ministro dell'interno, afferra le redini del potere. Quest'uomo, figlio della rivoluzione, ricco d'immensa erudizione, frutto de' suoi lunghi viaggi in Europa, era caldo del più ardente e più puro amore di patria. Nell'intento di recare in America i frutti della civiltà europea, fallì nei mezzi d'applicazione in un popolo ancor tardo e fanciullo; volle essere insomma all'America ciò che fu Pietro I alla Russia; ma privo degli stessi elementi, ove quegli riuscì, ei venne manco, sebbene avrebbe potuto riescire dissimulando; ma invece ferì gli uomini nelle loro abitudini, che spesso sono una nazionalità. Schernì i costumi americani, prese a disprezzo la chaqueta (giacchetta) e la chiripa dell'uomo della campagna, e simpatizzando nello stesso tempo per il costume europeo, venne a perdere a gradi a gradi la sua popolarità e il potere.

      Malgrado di tutto questo, molte furono le istituzioni che lasciò in dote alla patria. Il suo governo fu dei più prosperi a Buenos-Ayres. Fondò università e licei, introdusse nelle scuole il mutuo insegnamento. Chiamò i sapienti e gli artisti d'Europa, e n'ebbero le arti e le scienze incremento; per lui infine Buenos-Ayres fu chiamato nella terra di Colombo, l'Atene dell'America del Sud.

      Sorvenuta la guerra del Brasile nel 1826, Buenos-Ayres soccorse alla nazione con ogni sorta di sacrifizi. Assorbite le finanze, disordinata l'amministrazione, indebolito il governo, nacquero i torbidi. Cresceano intanto coi diversi interessi, varie le opinioni tra gli abitanti della campagna e della città. Levatasi Buenos-Ayres a tumulto, la campagna in massa assalì la città, e fe' Rosas suo capo, centro del potere. Eletto egli nel 1830 governatore, malgrado l'opposizione della città, tenta riconciliarsi con essa. Spogliati i selvaggi costumi del Gaucho, come il serpente fa della pelle, finge rifarsi uomo della città. Ma essa resiste, e la civilizzazione sdegna perdonare a un traditore che è passato sotto la bandiera della barbarie. Se avviene ch'egli si mostri in abito militare, è un chiedere sommesso in qual campo di battaglia abbia Rosas guadagnato il suo grado; se parla in qualche convegno, si domanda ove abbia appreso un simile stile; se arriva in una tertulìa (conversazione serale) le donne segnandolo a dito, lo chiamano il Gaucho mascherato. In breve, Rosas è fatto segno dovunque ai pungenti epigrammi, per cui i Porténnos godono alta la fama.

      Questa lotta mortale al suo orgoglio durò tutti i tre anni del suo reggimento, e quando cesse il potere, coll'odio nell'anima e il fiele nel cuore, fatto certo che tra sè e la città era impossibile un componimento, cacciossi di bel nuovo nei suoi fedeli Gauchos, e nelle sue Estancias, di cui era il signore, ma col fermo proposito di rientrare, quando che fosse, dittatore in Buenos-Ayres, come Silla in Roma colla spada in una mano, la fiaccola nell'altra.

      A tal fine egli richiese il governo d'un comando dell'armata che movea contro i selvaggi Indiani. Il governo che lo temeva, avvisando di allontanarlo coll'accedere al suo desiderio, gli diè tutte le truppe di cui gli era fatto disporre, dimentico che correva a rovina accrescendo le forze di Rosas.

      Costui trovatosi a capo dell'armata, promossa una rivoluzione a Buenos-Ayres che lo chiamò al potere, non volle accettarlo che a quelle condizioni, che la forza armata del paese in sue mani poteva imporre, e rientrò in Buenos-Ayres dittatore assoluto, cioè con toda la suma del poder público; colla somma del pubblico potere.

      Fu sua prima vittima il governatore generale Juan Ramon Balcarce, uomo distinto nella guerra dell'indipendenza, e tra i capi del partito federale di cui Rosas si diceva il sostegno. Nobil di cuore e d'una fede nella patria ardentissima, credendo pure le intenzioni di Rosas, s'era molto adoperato alla sua fortuna. Egli morì proscritto; e quando il suo cadavere ripassò la frontiera, la famiglia non potè, per divieto di Rosas, rendergli non solo i pubblici onori d'un governatore, ma neppure gli estremi uffici dovuti al cittadino.

      Il vero potere di Rosas ebbe dunque principio nel 1833. Gli istinti crudeli, che procacciarongli poi una celebrità di sangue, non mostraronsi in piena luce nei primi tempi del suo governo, se ne togli la fucilazione del maggior Montero, e dei prigionieri di San Nicolò. Non è però a tacersi che avvenivano in quel torno alcune morti oscure e inaspettate, che la storia registra severa in lettere di sangue nel libro delle nazioni. Diffatti scomparvero due capi della campagna di cui Rosas potea temer la potenza; morirono del pari in quei giorni Arbolito e Molina. È forse in tal modo che perivano i due consoli che accompagnavano Ottavio alla battaglia d'Azio.

      Ora ci corre debito far più intima conoscenza con Rosas già dittatore, e che nondimeno tocca appena la soglia di quel potere, che non gli fuggirà più dalle mani.

      Nel 1833 Rosas ha trentacinque anni, di aspetto europeo, di biondi capelli, di colorito bianchissimo, di occhi azzurri, porta soltanto la barba tagliata all'altezza della bocca. Bello il suo sguardo se fosse dato giudicarlo, avendo per costume volgerlo a terra anche in faccia agli amici, ch'egli conosce avergli sempre nemici. Dolce la voce, e all'uopo, insinuante la parola; d'animo vigliacco e ferocemente astuto: proclive alle mistificazioni, ne faceva suo scopo esclusivo prima ch'ei s'occupasse di cose più serie; ora gli è una distrazione e nulla più. Come si vedrà da questi due esempi, le sue mistificazioni erano brutali, come il suo carattere che accoppia la scaltrezza alla ferocia.

      Una sera invitato a commensale un amico, nascosto il vino destinato alla cena, lasciò solo sulla mensa una bottiglia di quel Leroy, alla cui fama non manca che l'esser nato al tempo di Molière. L'amico, gustato il liquore e trovatolo abbastanza piacevole, ne votò la bottiglia lungo la cena, mentre Rosas non prese che acqua. Nella notte l'amico ebbe quasi a morirne. Rosas ne rise molto, e se quegli fosse morto ne avrebbe, fuor di dubbio, riso moltissimo.

      Era suo passatempo, allorchè veniva a lui qualche pueblero (abitante della città), costringerlo a salire i più sfrenati cavalli, e la sua gioia era maggiore, se più grave la caduta del cavaliere.

      Nel governo poi tra i più difficili affari, erano suoi consiglieri i giullari e i buffoni. Nell'assedio di Buenos-Ayres nel 1829, avea quattro di questi infelici presso di sè; creatili monaci, erasene, di privata autorità, costituito priore; e li chiamava fray Bygûa, fray Chaja, fray Lechusa, e fray Biscacha11. Amava pure immensamente i confetti, ed aveane nella sua tenda d'ogni maniera, nè con minore affetto li amavano i frati. Or come spesso avveniva che ne mancasse buon numero, Rosas chiamava i fratelli a confessione. Sapendo essi qual premio la menzogna aspettasse, il reo confessava, che spogliato all'istante degli abiti, venia vergheggiato da' suoi compagni.

      Tutti conoscono in Buenos-Ayres, Eusebio il molatto di Rosas, cui un giorno di pubblica festa, prese il talento di fare per lui, ciò che madama Dubbarry faceva a Lucienne del suo negro Zamore; ed Eusebio vestito degli abiti del governatore ebbe a ricevere gli omaggi delle autorità al luogo del suo signore.

      Costui dunque notissimo, lo ripetiamo a Buenos-Ayres, fu vittima d'un capriccio terribile, come solo

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<p>10</p>

Pampas si chiamano quei popoli ancora oggigiorno incolti, che abitano la campagna di Buenos-Ayres.

<p>11</p>

Fray Bigiia, Fray Chajà ecc. – Questi sono nomi proprii di volatili di America; quelli di Lechusa e Biscacha corrispondono ai nostri di Civetta e Becaccia.