Sola di fronte al Leone. Simone Arnold-Liebster
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Sola di fronte al Leone - Simone Arnold-Liebster страница 22
“Simone, abbiamo sempre festeggiato il Natale, ma devi sapere che non esiste un personaggio che porta i regali. In Alsazia credono in Gesù Bambino, nelle altre regioni francesi parlano di Babbo Natale. Ogni paese ha le proprie leggende. Bene, adesso guarda come si procede: non fare mai seguire due bocce dello stesso colore e fissa saldamente il piccolo candeliere sui rami”. Era molto piacevole, soprattutto perché la fragranza era quella della foresta di Berbenbach. Un debole raggio di sole si rifletteva sul vetro e faceva scintillare dolcemente i capelli d’angelo.
“Il nostro parroco dice che il Natale è il compleanno di Gesù. Per questo in chiesa, accanto all’altare, si mette una mangiatoia con un bambolotto circondato da animali”.
“Il 25 dicembre non è la data di nascita di Gesù. E poi Gesù non è più un bambino. È cresciuto, come te. Poi è stato messo a morte, è risuscitato e ora regna in cielo”.
“Mamma, Zita ha voglia di dolcetti. Posso dargliene?”
“Sì, ma non più di uno”.
Avevamo praticamente finito di ornare l’abete, quando compresi la spiegazione della mamma.
“Ma perché si fa un albero di Natale, se non è il compleanno di Gesù? Quando è nato?”
“In autunno, non in inverno”.
“E l’abete? A che cosa serve?”
“Non ha niente a che fare con Gesù, è un’antica tradizione pagana”.
“Ma allora perché lo decoriamo?”
“Non volevo che tu fossi delusa”.
Mentre mi accingevo a sistemare sulla cima la punta dorata, riflettevo e mi ponevo molte domande.
“Mamma, pensi che a Dio piacciano gli alberi pagani?”
“Penso di no”.
Lasciai cadere la punta per terra, tolsi le bocce e le calpestai. Tutto il mio corpo tremava. La mamma, senza dire una parola, scopò i frammenti di vetro e rimise l’abete sul balcone.
Quella notte, sotto le coperte, ero sopraffatta dalla delusione e dalla collera. Gli adulti erano dei bugiardi! La cicogna che porta i bambini, Gesù che consegna i regali, l’albero di Natale che è di origine pagana… Pensavano fossero dei bei racconti, come quelli dei Grimm! Ma gli adulti non si rendevano conto che le loro storielle trasformavano la religione in leggenda? Ero sempre più furiosa.
La mamma cercò di giustificarsi: “È vero, ti abbiamo mentito. Le persone che non studiano la Bibbia, non vedono niente di male nel tramandare tradizioni pagane. La maggior parte non sa nemmeno che il Natale si festeggiava ancor prima dell’era cristiana e che era la festa del dio Sole dei Romani. Le tue reazioni sono giuste, bisogna seguire sempre la propria coscienza. D’ora in avanti cercheremo di scoprire insieme tutte le menzogne del nostro credo e di non seguirle più!”
Quelle parole mi risollevarono, ma qualcosa in me si era comunque incrinato. I miei genitori mi avevano mentito per sette lunghi anni e il prete continuava a farlo! Da quel giorno divenni ancora più diffidente, perché compresi che nessun adulto era perfetto: potevano ingannare, imbrogliare e mentire anche loro!
La neve aveva isolato Bergenbach, così trascorremmo le vacanze a casa. Saremmo ritornati alla fattoria in primavera. Ogni giorno il papà si divertiva con me e Zita. Lanciava delle palle di neve che la mia cagnetta cercava di afferrare. Alla fine di quelle meravigliose ferie mi disse: “Domani la mamma ti accompagnerà a scuola. In fin dei conti, i tuoi compagni avevano ragione: tu non sei, noi non siamo più cattolici! La tua mamma ha scoperto la verità, perché la Bibbia è la verità. Cercheremo di seguirla il più possibile!”
♠♠♠
La musica, le risate e i giochi tornarono ad allietare il nostro focolare domestico. Il papà era di buon umore e mi coccolava come meglio poteva. Aveva ritrovato tutta la gioia di vivere e sembrava essere sulla strada della guarigione, infatti aveva ricominciato a dipingere e a suonare il violino. Aveva anche smesso di fumare. Un giorno, per stuzzicarlo gli misi delle sigarette di cioccolato nell’astuccio e lo udii spiegare alla mamma: “Ho condannato i preti che fumano, quindi non devo fare lo stesso errore. Simone ha bisogno di un padre coerente”. Da quel momento non fumò mai più e i suoi terribili attacchi di tosse mattutini diventarono ben presto solo un brutto ricordo.
Una volta, pieno di entusiasmo, mi portò una bella stoffa a fiori che mi aveva promesso mesi prima, ma che sembrava avesse completamente dimenticato. La mamma mi confezionò un copriletto e un paio di tende nuove. Mentre cuciva, canticchiava. Siccome Jean, il ragazzo che abitava al piano di sotto, doveva venire a tappezzare la mia cameretta durante il nostro soggiorno a Bergenbach, il papà cercò di insegnarmi qualche nozione di colorimetria: come distinguere i colori “caldi” da quelli “freddi”; poi mi lasciò scegliere il colore della carta da parati. Subito scartai il blu. Non volevo ritrovarmi congelata!
Le mie compagne di scuola si rifiutavano di ascoltare le mie citazioni bibliche e anche il comportamento della mia insegnante rifletté il mutato atteggiamento generale nei confronti della mia famiglia. Non ero più la preferita della signorina. Mi ignorava il più possibile e solo raramente mi dava l’opportunità di rispondere in classe. Fortunatamente quell’ambiente gelido era compensato dall’atmosfera calorosa e tranquilla del nostro focolare. Sapevo che l’intolleranza non era una novità. La signorina ci parlava spesso dei cristiani ai tempi dei Romani. Se avevamo lavorato bene, ci premiava leggendoci dei brani dal celebre romanzo Quo vadis?, che parla delle prime persecuzioni, o raccontandoci le vicende di Fabiola, Nadine e Ben Hur.
Il papà possedeva una collezione di copie di tele famose. Fra queste c’era un dipinto italiano con scene di cristiani che avevano affrontato i leoni e avevano scelto di essere bruciati vivi, piuttosto di rinnegare la propria fede. Già dopo il primo anno di scuola mi ero proposta di imitare il loro coraggio. La gente attorno a me mostrava una forma di devozione, eppure nessuno voleva sentire parlare della Bibbia. Non riuscivo proprio a spiegarmelo! La decisione dei miei genitori di chiedere l’esonero dalle lezioni di catechismo aggravò ulteriormente la mia situazione: le mie compagne cominciarono a odiarmi. Le stesse ragazzine alle quali avevo distribuito il mio pane, i dolci e la cioccolata diventarono improvvisamente aggressive nei miei confronti. “Ma perché si comportano così?”, mi domandavo spesso. “Che cos’è cambiato?”
Durante l’ora di catechismo il direttore mi impartiva lezioni di educazione civica. Un giorno, all’uscita mi imbattei in alcune alunne che mi aspettavano nel cortile. Formarono un semicerchio le cui estremità bloccavano le due rampe delle scale. Ero in trappola! Intonarono in coro: “Pagana, pagana, tu sei una pagana!”
Una voce si levò: “Tu non vai più in chiesa!” Qualcun’altra urlò: “Non vieni neanche più al catechismo!” Una terza si sgolava: “Sei diventata comunista!” Ero in cima alle scale, completamente sola ad affrontarle! Gridai: “Sono cristiana!” Loro ribatterono irritate: “Allora dicci perché non vieni più al catechismo!”
Le letture bibliche con la mamma mi avevano insegnato che Dio è troppo grande per risiedere in edifici costruiti dall’uomo. Perciò indicai la chiesa e gridai: “Dio non può abitare là! Per di più è piena di idoli che ‘hanno occhi che non possono vedere e orecchie che non possono udire’, e il secondo comandamento proibisce di farsi idoli e…” Tacqui. Le bambine si erano a un tratto calmate. Nell’imponente villa di fronte una signora molto elegante aveva attirato la loro attenzione battendo