Sola di fronte al Leone. Simone Arnold-Liebster

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Sola di fronte al Leone - Simone Arnold-Liebster

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entrambe le mani occupate a trattenere il sacco, dove il maialino si dibatteva come un forsennato, perciò dovetti aggrapparmi al suo grembiule.

      Arrivate ai piedi del pendio, uscimmo finalmente dalla nuvola e scorgemmo Bergenbach. Il fumo del nostro camino ricadeva sul tetto e ondeggiava lungo le tegole come un gigantesco serpente.

      “Ne siamo uscite! Dio sia lodato!” Ma ero certa che la nonna riteneva la nostra esperienza una punizione divina. Secondo lei, tutte le sciagure venivano da Dio, soprattutto il maltempo.

      Ci toccava percorrere ancora un lungo tratto attraverso la vasta palude della Runz. “Guarda, il nostro sentiero è laggiù!” Avevamo deviato molto ed era difficile avanzare sul suolo spugnoso. Ogni volta che posavamo il piede su una superficie sassosa, l’acqua sprizzava dalle nostre scarpe con dei gorgoglii. Finalmente riuscimmo a raggiungere la fattoria.

      “Piccola mia, il tuo vestito è ridotto a un colabrodo!” Ci stavano scaldando della biancheria di ricambio davanti ai fornelli della stufa. Un pediluvio caldo mi riattivò la circolazione del sangue. Raccontai tutta eccitata la nostra avventura. La nonna mi guardò e le lessi negli occhi il suo totale disappunto. Non si aspettava affatto quel racconto così pieno di entusiasmo. In silenzio cominciò a rianimare con energiche frizioni il povero maialino congelato.

      ♠♠♠

      All’entrata del nostro palazzo mi accolse un odore di pittura fresca. Ero talmente impaziente di vedere i risultati del lavoro di Jean nella mia cameretta che salii le scale a gran velocità. Lui era tutto orgoglioso: non si era mai occupato di una stanza intera in modo così “professionale”. Aveva anche ridipinto l’armadio di un verde pastello! Il papà aveva spostato il mio letto in un angolo le cui pareti erano state decorate, fino a una certa altezza, con una stoffa a fiori abbinata al copriletto. Sopra erano stati appesi sette quadretti con i nani di Biancaneve. Jean li aveva dipinti per me e mio padre li aveva completati con vetro e cornice. Ero incantata! Com’era bella la mia cameretta! Con la porta aperta, tutti i nostri ospiti avrebbero potuto ammirarla fin dall’ingresso.

      La mamma mi fece una saggia raccomandazione: “È la tua stanza; dovrai metterla in ordine e rassettare il letto, altrimenti a mezzogiorno la ritroverai così come l’avrai lasciata il mattino. Adesso sai che cosa devi fare per mantenere una buona reputazione”.

      I miei genitori avevano regalato a Jean una Bibbia cattolica. Il papà ci disse che lui l’aveva accettata con piacere, ma la sua mamma si era infuriata e gli aveva fatto una scenata. La signora continuava a trattarlo come uno scolaretto. Il papà cercò di giustificarla: “È vedova. Probabilmente trova difficile accettare la graduale indipendenza del figlio”.

      Come tutte le mattine, il papà scese a prendere il secchiello del latte e il pane nel cesto appeso vicino alla porta della cantina. Risalì bianco come un cencio e si accasciò ansimante su una sedia. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Raccontò che, mentre era giù, una porta si era bruscamente aperta: il signor Eguemann gli stava andando incontro brandendo un’ascia. “Sono scappato sulla strada col secchiello e ho anche versato un po’ di latte. Lui mi ha inseguito urlando: ‘Specie di traditore, meriti di essere giustiziato!’ Si è fermato solo quando ha visto arrivare qualcuno”.

      “Emma – riprese – d’ora in poi sarà il caso di comprare il pane e il latte in drogheria. Mi rincresce darti questo peso in più, ma bisogna essere prudenti… con questo alcolizzato nel palazzo! Cercherò anche di cambiare l’orario di lavoro, almeno non rischierò più di incontrarlo da solo lungo il cammino. Non bisogna esporsi inutilmente!”

      Che shock! Un buon cattolico come il signor Eguemann aveva cercato di uccidere mio padre! Sentii il cuore riempirsi di risentimento. La mamma, per calmarmi, lesse le parole di Gesù: “Sarete oggetto di odio fra tutti i popoli”. Poi citò l’apostolo Paolo: “Non bisogna rendere male per male”.

      Il papà suggerì alcune opportune precauzioni. Tutti e tre saremmo usciti dal palazzo con cautela; per evitare reazioni violente, non avremmo più rivolto la parola alla famiglia Eguemann; avremmo portato fuori Zita con discrezione, possibilmente di giorno, rimanendo davanti all’edificio e solo in presenza di qualcuno in grado di proteggerci se necessario. Da quando aveva preteso che fossi punita davanti a lui, avevo serbato del rancore nei confronti del signor Eguemann, ma adesso lo detestavo decisamente!

      ♠♠♠

      Il secondo anno di scuola terminò con una giornata calda e molto piovosa. Ci ripeterono le solite raccomandazioni prima delle vacanze estive: comprare un quaderno per i compiti da svolgersi ogni giorno e non dimenticare di ripassare quotidianamente il catechismo. Era arrivato il momento di salutare la signorina, che andava in pensione. Rispose con un sorriso e parole gentili a tutte le ragazze che si avvicinavano alla cattedra… insomma, quasi a tutte! L’idea di cambiare insegnante il successivo anno scolastico mi fu di grande sollievo.

      I canaletti di scolo straripavano. Siccome indossavo gli stivali di gomma, decisi di sguazzare nelle pozzanghere. La mamma non poteva vedermi e io avevo voglia di comportarmi come una piccola selvaggia, libera da ogni costrizione. Festeggiai dunque a modo mio l’inizio delle vacanze spruzzando allegramente acqua sporca che inzaccherava i passanti. Nelle vicinanze di casa ripresi l’andatura saggia e posata di una ragazzina per bene… tradita però dalle gambe e dagli abiti inzuppati di fango!

      Quell’estate ci saremmo impegnati in una nuova attività. I miei genitori avevano deciso di unirsi agli Studenti Biblici e di frequentare le loro riunioni. Alcune famiglie si ritrovavano per pregare e studiare la Bibbia in un locale annesso al Municipio. Ci dissero che Laure, un’infermiera in pensione, si occupava di una “scuola domenicale”. Ogni domenica mattina circa otto giovani seguivano le lezioni basate sul libro L’Arpa di Dio. Speravo di parteciparvi anch’io. Mi diedero un magnifico regalo: una copia della Bibbia tutta per me, col taglio rosso e la copertina nera. L’atmosfera era molto differente in confronto alle lezioni di catechismo. Non solo avevo il permesso di porre tutte le domande che desideravo, ma mi veniva insegnato a trovare da sola le risposte nella Bibbia. L’ora mi sembrava finire sempre troppo in fretta, mentre a volte alcuni miei compagni avevano l’aria di annoiarsi e, quando Laure si dilungava, protestavano.

      La novità della scuola domenicale mandò in collera zia Eugénie. Prese un appuntamento per il papà col signor Koch, uomo altamente istruito. Sperava che almeno lui sarebbe riuscito a riportare suo cognato là dov’era il suo posto, cioè in seno alla Chiesa cattolica. Ma non ci fu verso!

      Allora zia Eugénie se la prese con la mamma. “Tuo marito è la tua vittima, Emma!”, disse, agitandole sotto il naso un dito minaccioso. “Il signor Koch è del parere che lui non gli abbia dato retta perché sei tu a portare i pantaloni in casa e lui ha ceduto per il quieto vivere”. Che razza di accusa era quella? Perché gli adulti avevano sempre delle idee così contorte, anche quando non conoscevano i fatti? Il papà non era né un debole né una persona facilmente influenzabile. Era stato lui a decidere di esonerarmi dal catechismo, lui aveva smesso di fumare in un solo giorno, lui ci portava alle riunioni e ancora lui aveva disposto di pregare prima dei pasti! Grazie ai suoi consigli avevo anche riflettuto sulla possibilità di frequentare la scuola domenicale e di accompagnare la mamma nelle visite ai nostri vicini. Purtroppo mia zia si comportava come sua madre; rimaneva sorda a qualsiasi argomentazione e preferiva esprimere dei giudizi: “È una vergogna trascinare Simone di porta in porta come una mendicante!”

      “Ma zia Eugénie, a me piace molto!” Le sue orecchie sembravano letteralmente tappate e stringeva gli occhi fino a ridurli a due fessure.

      “La tua mamma ti ha contagiata col suo fanatismo!” Fanatismo? Ecco una parola che non conoscevo. Ma, quando ne appresi il significato, trovai che si applicava meglio alle reazioni della zia e della nonna che alle nostre!

      Ascoltavo

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