I Segreti Del Mio Amato. Dawn Brower

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I Segreti Del Mio Amato - Dawn Brower

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avesse avuti tutti in antipatia. Fintanto che lui ed Elizabeth si amavano, lo avrebbe rispettato. Poche cose erano davvero importanti, al mondo, e la felicità della sorella era una di queste.

      "Sono sicuro che avete ragione." esclamò Nicholas, strappando il libro dalla mano di Christian. "Se mi perdonate, andrò a vedere se sono arrivati. È sempre bello godere della vostra compagnia, ma in questo momento ho altre priorità."

      Uscì dalla stanza, lasciando Christian da solo prima che suo fratello iniziasse a fargli domande a cui non aveva alcuna intenzione di rispondere. Aveva già stuzzicato troppo la sua curiosità, dichiarando di voler parlare con la sorella. Se Christian avesse capito cosa voleva davvero chiedere a Elisabeth, ne sarebbe stato molto contrariato. Di sicuro avrebbe fatto di tutto per sventare i suoi piani, e Nicholas non poteva permetterglielo. A volte, è molto più facile chiedere perdono che il permesso.

      Nicholas vagò per il corridoio finché non entrò nell'atrio. Finora non c'era traccia di sua sorella. Stava diventando irrequieto. Oltre ai suoi genitori, sua sorella era l'unica altra persona a cui potesse chiedere del viaggio nel tempo. Il fatto che sua madre avesse parlato di lei nel suo diario indicava che lo aveva sperimentato in prima persona.

      Sicuramente Elizabeth sarebbe arrivata di lì a poco … Forse avrebbe dovuto farsi un giro o camminare lungo il sentiero della scogliera e passeggiare lungo la spiaggia. Era convinto che niente lo avrebbe aiutato, ma uscì ugualmente per fare una delle due cose. In qualche modo doveva riuscire a passare il tempo, mentre aspettava Elisabeth…

      Nicholas uscì di scatto e fece un bel un sospiro di sollievo. Una carrozza era entrata nel lungo viale. Presto avrebbe riabbracciato sua sorella e le avrebbe fatto tutte le domande del mondo. Era indeciso se sedersi sui gradini e aspettare che la carrozza si fermasse fronte casa oppure rientrare e aspettare sua sorella dentro. Non era sicuro di quale sarebbe stata l'opzione migliore. Alla fine decise di scendere per la scaletta riservata e aspettarla sulla scogliera. Di sicuro, per prima cosa Elisabeth avrebbe voluto riabbracciare tutti i membri della famiglia, e lui sapeva che non avrebbe avuto la pazienza di starsene sulla sedia ad aspettare, prima di poter parlare con lei. Si sentiva già abbastanza frustrato così.

      Il ritmo dei passi di Nicholas accelerò mentre si allontanava da casa e si dirigeva verso la scogliera. Si fermò solo quando raggiunse il bordo del burrone e rimase lì a fissare le onde che si frantumavano a riva. Era una vista sublime e maestosa. Non se ne sarebbe mai stancato. Questa era la sua casa e lo sarebbe sempre stata, ma che cosa avrebbe provato guardando lo stesso panorama nel diciannovesimo o nel ventunesimo secolo? Avrebbe mai avuto la forza di abbandonare per sempre la sua famiglia?

      "Che ci fate qui?" lo scosse la voce di una donna.

      Era così immerso nei suoi pensieri che non l’aveva sentita avvicinarsi. Nicholas si girò di scatto e incontrò lo sguardo di sua madre.

      "Ve ne siete mai pentita?" le chiese a bruciapelo.

      "Pentita di cosa?" Alys, la duchessa di Weston, inclinò la testa di lato. I raggi del sole facevano sembrare d’oro i suoi capelli biondi.

      “Di aver abbandonato la vostra famiglia per non vederla mai più. Per venire qui …in questo tempo…e vivere con nostro padre. "

      "Mio caro ragazzo – disse lei dolcemente, avvicinandosi a lui. Gli sfiorò una guancia con la mano. "No. Non mi sono mai pentita di nulla. Questa è la mia casa. Inoltre, se non avessi mai incontrato vostro padre, non avrei mai avuto né voi né vostro fratello e nemmeno vostra sorella. Come potrei pentirmi di tutto questo? ”

      Lui annuì. "Suppongo che sia un modo realistico di vedere le cose."

      "Dove vorreste andare?" chiese lei, con calore.

      Nicholas scrollò le spalle. "In nessun luogo e dappertutto … Non ho ancora capito cosa voglio dalla vita e cosa sto cercando…”

      "Credo sia normale. Se una persona non mette in dubbio le proprie scelte almeno una volta nella vita, non vivrà mai davvero ". Si passò le dita tra i capelli. "Non temete. Prima o poi troverete la vostra strada. Succede sempre a tutti, quando arriva il momento."

      Nicholas sorrise. Sua madre era un po’ filosofa, di tanto in tanto. Non sapeva se questi pensieri fossero suoi o se li avesse appresi nel posto da cui veniva. Ma non importava. Per lui, sua madre sarebbe sempre stata una donna saggia. Tuttavia, non le confessò il vero motivo per cui le aveva fatto quella domanda. Se le avesse detto che stava pensando sul serio di partire per un viaggio nel tempo, probabilmente sarebbe andata in ansia e lui non avrebbe più trovato la forza di lasciarla. E Nicholas detestava mentirle o causarle dolore. Era troppo importante per lui. Sua madre era uno dei motivi per cui non era sicuro di poter affrontare quella separazione. "Avete ragione, madre." esclamò alla fine.

      "Oh, io ho sempre ragione! – rispose sua madre con leggerezza – Ora, venite con me. La carrozza di vostra sorella è appena arrivata. Stavo tornando a casa quando vi ho visto qui. Accompagnatemi e andiamo a salutare lei e suo marito Jack. "

      Nicholas le porse il braccio ed entrambi si avviarono verso casa. Elizabeth e Jack erano già dentro. Sperò di potersi fare al più presto una piacevole chiacchierata con sua sorella. Voleva saperne di più sullo specchio e su come poteva essere usato per viaggiare nel tempo. Forse era una pazzia, ma era stanco di fare il figlio devoto.

      Giunsero in prossimità della villa ed entrarono in casa dal giardino. Li accolse uno scroscio di risate mentre si dirigevano verso il salone principale. Elisabeth era seduta sul divano accanto a suo marito. Il padre, James, duca di Weston, era in piedi in fondo alla stanza. Christian era seduto sulla poltrona accanto al divano.

      "Eccoli!” esclamò Elizabeth balzando in piedi. Abbracciò prima la madre e poi Nicholas. "Perché ci avete messo tanto?"

      "Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe – rispose Nicholas – Nostra madre mi ha visto giù, sulla scogliera, ed è venuta a prendermi.” Si liberò dal suo abbraccio. “Ma anche voi siete in ritardo. Mi avevano detto che sareste arrivata in mattinata.”

      “Abbiamo fatto alcune fermate extra lungo la strada. Perché, vi sono mancata?” Sul viso della sorella si disegnò un sorriso malizioso. "Se soffrivate così così tanto avreste potuto venirmi a trovare, qualche volta."

      "Mi siete mancata – ammise Nicholas – E avete ragione. Avrei potuto farvi visita. Magari la prossima volta lo farò. "

      Nicholas dubitava che avrebbe potuto tirare sua sorella in disparte in quel momento e farle le domande che gli premevano. Avrebbe dovuto aspettare di rimanere da solo con lei. Nel frattempo, ne avrebbe approfittato per leggere qualche informazione in più sul diario di sua madre. Si era fermato un attimo nella sua stanza e l'aveva lasciato sul letto, prima di andare in scogliera. Si augurò che, per quel giorno, sua madre non ne avrebbe avuto bisogno per scrivervi sopra qualche altra cosa. Voleva leggerlo con attenzione e senza essere disturbato. Per ora, si sarebbe goduto il tempo con la sua famiglia. Ci sarebbe stato tempo e modo per pensare a cosa fare del suo futuro.

      CAPITOLO SECONDO

      Nicholas si era preso tutto il tempo necessario per leggere il lungo il diario di sua madre. Ci aveva messo quasi tutta la notte per finirlo. Ora, avrebbe dovuto dormire un po’, ma i domestici sarebbero arrivati presto, e troppi pensieri gli frullavano per il capo e non avrebbe riposato di certo. Probabilmente sua sorella avrebbe dormito almeno per un'altra ora. Poteva andare a farsi un giretto di mattino presto e, al suo ritorno, lei sarebbe stata in vena per parlare con lui. Se Nicholas

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