I Segreti Del Mio Amato. Dawn Brower

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I Segreti Del Mio Amato - Dawn Brower

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le fattorie. Comunque, onorò l’impegno preso. Rimase in compagnia del padre per tutto il tempo, senza accorgersi delle occhiatine di delusione che quello ogni tanto gli lanciava di nascosto…

      Nicholas passeggiava lungo il sentiero del giardino che portava al gazebo, vicino alle rose. Una cameriera lo aveva indirizzato lì. Sperava di trovare sua sorella … da sola. Non voleva che qualcun altro ascoltasse la loro conversazione, altrimenti c’era il rischio che non avrebbe potuto attuare il suo progetto. Girò l'angolo e trovò Elisabeth seduta su una panchina con un libro in grembo. Aveva il viso rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi, mentre si crogiolava beatamente al sole. I suoi capelli biondi erano perfettamente raccolti in un elegante chignon e il suo cappellino di paglia era tenuto ben saldo intorno al collo da due morbidi nastri.

      "Che cosa starà pensando?" si chiese Nicholas. Gli seccava interrompere le sue meditazioni, ma non ammettere con se stesso che disturbarla quando era così assorta non scatenava in lui un morboso piacere sarebbe stata una bugia. Fin da piccolo non aspettava altro che sua sorella fosse intenta in qualcosa per romperle le scatole.

      Al sentirlo avvicinare di soppiatto Elisabeth si spaventò e si mise una mano sul petto.

      "Nicholas! – esclamò – Mi avete spaventato!" Le sue labbra si contrassero mentre incontrava lo sguardo di suo fratello. “State giocando a nascondino? Sperate di sorprendere qualche bella ragazza in un angolo buio e rubarle un bacio?”

      "Un altro giorno, forse – rispose Nicholas, con un sorriso cattivo – Oggi ho occhi solo per la mia cara sorella. Sono passati secoli da quando vi ho visto l’ultima volta. Allora, come vi tratta quel losco individuo che chiamate marito? Se non vi rispetta abbastanza ditelo a me, che gliene farò passare la voglia!”

      Elisabeth alzò gli occhi al cielo. “Jack è un marito meraviglioso. Sapete che ha abbandonato la pirateria nel XVIII secolo. Adesso è un perfetto gentiluomo. "

      Jackerson Morgan Carwyn, il duca di Whitewood, era un ex pirata noto come Capitano Jack Morgan. Beh, almeno questo succedeva nel diciottesimo secolo, come gli aveva ricordato sua sorella! Anche lui era stato oggetto di un viaggio nel tempo, che lo aveva catapultato improvvisamente nel diciannovesimo secolo. Il re gli aveva assegnato un ducato dopo che lui gli aveva salvato la vita.

      "Se lo dite voi…" mormorò Nicholas e si sedette sulla panchina accanto a Elisabeth. “Comunque, sono contento di averti trovato qui." Che bugiardo! Come se non fosse andato lui a cercarla!

      "Davvero? – esclamò Elisabeth guardandolo con furbizia – E come mai?”

      "Ho trovato il diario della mamma qualche tempo fa. È stata una lettura interessante, soprattutto in alcuni passaggi…"

      Tutta la famiglia era a conoscenza del viaggio nel tempo. Di sicuro, l’arrivo della loro madre in quel secolo, e a Weston, non era passato inosservato, anche se la sorella con quel marito pirata si era addirittura superata!… Sarebbe stato impossibile per lui pensare che ciò che aveva scritto sua madre fossero frottole. "Fino a che non vi siete sposata, ignoravo che anche voi avevate avuto le stesse… esperienze della mamma! Beh…”

      “Chiaramente, vi riferite al mio viaggio nel tempo. – lo interruppe Elisabeth – Beh, questa è una cosa che deve rimanere tra voi e me. Jack ammattirebbe se lo sapesse! Per lui non ho fatto altro che guardarmi allo specchio! Ma è stato davvero emozionante!” Lo guardò dritto in faccia. “Perché me lo chiedete? Cosa morite dalla voglia di sapere?”

      Nicholas scrollò le spalle. “Niente. Mi è sembrata una cosa divertente. In genere la mia vita è sempre così…”

      "Noiosa, vero?" Elisabeth fece un sospiro profondo. "Non si gioca con cose come questa, fratellino."

      "Non ho mai detto …"

      Lei alzò la mano per interromperlo. "Non provateci con me. Vi conosco troppo bene. Non mi fareste tutte queste domande se non aveste già deciso di provare a farvi il vostro viaggetto nel tempo. Ma è pericoloso! Non si può decidere prima in quale secolo finire! Potreste mettere a rischio la vostra vita per niente!”

      "Voi come avete fatto?” chiese Nicholas. Questa era la parte che ignorava. Sua madre non aveva scritto niente al proposito sul suo diario. E lui non capiva perché. "Come mai alcuni riescono a viaggiare nel tempo e altri sono bloccati per sempre lì dove sono nati?"

      "Beh, io mi sono data una spiegazione. – rispose Elisabeth – L’ ho scritto anche sul mio diario personale, ma non ho modo di dimostrarlo. Ho sempre avuto strane visioni, soprattutto quando mi guardavo allo specchio. È così che ho visto Jack la prima volta … "

      Nicholas lo ignorava. "Affascinante. E che cosa hanno a che fare le vostre visioni con il viaggio nel tempo? ” Di norma non avrebbe fatto una domanda così diretta, ma quel giorno moriva dalla voglia di sapere. Elisabeth scosse la testa, seccata. "Siete un rompiscatole, lo sapete?"

      "Sì, ma voi mi volete bene lo stesso!” giocò lui.

      "Che str…" sbuffò lei.. “Ok, per rispondere alla vostra domanda, credo che, per accedere alla capacità di viaggiare nel tempo, bisogna possedere una specie di capacità personale. La mia è quella di avere visioni, la mamma ha una memoria eccezionale, Jack può vedere negli specchi come me. Ma non credo che sia la sua unica abilità perché in genere non ama parlarne."

      Nicholas non era sicuro di avere abilità straordinarie. Averle significava poter viaggiare nel tempo? Questa conversazione con Elisabeth, piuttosto che chiarire i suoi dubbi, gliene stava facendo nascere di nuovi!

      "E ora vi state domandando se avete anche voi qualche dono particolare." esclamò Elisabeth sorridendo, mentre lo guardava con malizia. "Sì, anche voi ne avete uno. Se ci riflettete vi renderete conto di cosa intendo. Anche Christian ne ha uno simile al vostro.”

      Nicholas si sentiva irritato. Cos’era quella cosa che gli altri sapevano che aveva e che lui ignorava di possedere? "Davvero? E di cosa si tratta?”

      "Si chiama chiaroveggenza – esclamò Elisabeth, con convinzione. – È un modo per indicare un intuito eccezionale. Mio caro fratello, voi avete un dono meraviglioso e non lo usate quasi mai!”

      Lui alzò gli occhi al cielo. "Non sono sicuro che non vi stiate prendendo gioco di me. Sembra un parto della vostra immaginazione. " Anche se, a proposito di Christian, era successo varie volte che lo aveva messo in guardia su alcuni comportamenti sbagliati, prevedendo come sarebbero andate le cose. Ed erano andate davvero come aveva detto lui! Gli seccava ammetterlo con se stesso, ma forse Elizabeth aveva ragione.

      "Per niente. – lo rassicurò Elisabeth – Ricordate quando eravate bambino e facevate quegli strani disegni?”

      Certo che se lo ricordava. "E allora? I disegni sono disegni! Tutti i bambini li fanno!”

      "Certo, ma non tutti i marmocchi disegnano di oggetti provenienti dal futuro! Avete il dono, caro fratello. La mamma mi disse che una volta avevate disegnato un'automobile, che è un mezzo di trasporto che prenderà il posto della carrozza…tra un po’. Lei non ce ne aveva mai parlato e quindi come avete fatto a disegnarla? Vedevate le cose e riuscivate a metterle su carta senza neanche pensarci, automaticamente… È un tipo di capacità psichica, e da quando avete smesso di disegnare non usate più il vostro dono. È un vero peccato! Disegnavate così bene…”

      Lui si strinse nelle spalle. "Non mi piace più." Ma ora era davvero

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