Bugie Di Famiglia. Dawn Brower
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Bugie di Famiglia
Copyright © 2019 by Dawn Brower
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, o archiviata in un sistema digitale o utilizzata e trasmessa in qualsiasi forma o a mezzo elettronico, fotocopie, meccanico, audio, senza l’espressa autorizzazione dell’autrice e dell’editore.
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CAPITOLO PRIMO
Ametista si diresse verso un caratteristico hotel con ampi portici, ricavato in una bella costruzione bianca. Sembrava più un B&B che un hotel. Ciò che lo rendeva davvero attraente era la presenza di una spiaggetta privata. Attraversando il parcheggio, Ametista potè ammirare il frangersi delle onde in un mix di colori bianco- azzurro. Era un’immagine che la rilassava. Chiuse gli occhi, e aspirò voluttuosamente l’odore salato dell’acqua di mare che si spargeva nell’aria. Le piacque subito quel posto: le sembrava di essere a casa, benché non avesse la più pallida idea di cosa significasse sentirsi davvero a casa.
Riaprì gli occhi e proseguì verso la reception. L’aria climatizzata dell’hotel la confortò. Dietro al bancone un ragazzo bellissimo e dal corpo mozzafiato costituì una piacevole sorpresa per lei. Le stava di profilo, e poteva scorgere i folti capelli neri che gli si arricciavano disordinatamente sulla nuca, e delle lunghe basette che quasi gli incorniciavano il bel volto abbronzato. Aveva i denti bianchissimi ma leggermente sporgenti, il che gli conferiva un’aria perennemente arrabbiata…o forse troppo seria. Quasi le dispiacque interromperlo, ma aveva viaggiato a lungo e ora aveva bisogno di riposarsi un po’, prima di riprendere le sue ricerche. Tossì leggermente, per attirare la sua attenzione: “Scusa.” disse.
Lui si girò di scatto e lei rimase ancora più affascinata dalla sua bellezza mascolina. Probabilmente l’ammirazione le si poteva leggere negli occhi, ma riprese subito il controllo. Si rese conto che, per un attimo, aveva trattenuto il respiro. Certi maschi non avrebbero dovuto essere così affascinanti!
Ignaro dell’effetto che aveva fatto su di lei, il bellissimo ragazzo si avvicinò a lei. Ametista cercò di riprendersi quel tanto che bastava per rispondere alle sue domande: “ Salve! Come posso aiutarti?” disse lui.
La donna non potè fare a meno di far scivolare l’occhio sulle bellissime curve di lui; si morse il labbro con golosità e poi indugiò sui muscoli ben disegnati dalla camicia color indaco e sulle cosce strizzate in quei jeans a vita bassa. Maledizione! Ametista cercò di riscuotersi dal suo evidente stato di ammirazione per quel corpo sbalorditivo e quel bellissimo viso! Appoggiò le mani sul bancone:
“Scusa, ho una prenotazione!” Dio, che brutto tono arrogante! Ma cosa diavolo non andava, in lei?
“Nome, prego?” chiese lui.
Ancora in stato confusionale, Ametista non capì la domanda: “Come, scusa?” Doveva farsi curare, se le bastava un semplice proprietario di un B&B di bell’aspetto per sentirsi in quel modo! Se pure era il proprietario: magari era un semplice impiegato!
“A nome di chi è la prenotazione?” continuò quello, con un largo sorriso. Aveva un’aria divertita, mentre si sporgeva verso di lei dal bancone. Anche lui sembrava guardarla con interesse, mentre con i suoi begli occhi turchese la scrutava da capo a piedi. A quella vista Ametista s’irrigidì: no, non poteva essere che a quel bel maschio lei piaceva!
Cercando di mantenere un tono distaccato, rispose: ”Scusa, ho viaggiato per ore e ho la mente ancora un po’ appannata! Dovrebbe essere a nome Ametista S. Keane!” Fantastico, già aveva fatto la figura dell’idiota e, ad ogni parola, le sembrava di peggiorare le cose! Quel bonazzo probabilmente aveva tutte le femmine ai suoi piedi, ogni giorno! Ed ecco qui, ora anche lei si era aggiunta alla lista. Un ottimo modo per suscitare interesse, complimenti Ametista!
Non poteva fare a meno di autoaccusarsi. Ogni giorno ne combinava una! Forse perché era cresciuta con una madre che ogni giorno si levava un capriccio, ma chissà perché adesso era quel maschio a ridurle definitivamente il cervello in poltiglia!
“Scusa, ma le tue iniziali sono A.S.K? Come DOMANDA in inglese? – chiese lui, con aria ancora più divertita – Quindi, posso chiederti qualsiasi cosa?” aggiunse, malizioso. Ad Ametista parve anche di leggervi un che di affettuoso nei suoi riguardi, ma probabilmente si sbagliava.
O magari, stava cercando di attaccare bottone con lei? In genere non aveva molto tempo per queste cose, e quindi i suoi trascorsi da fidanzata erano praticamente inesistenti. Quel breve soggiorno si stava rivelando interessante. O, almeno, se avesse potuto fare pace col cervello! Chissà, quel ragazzo forse era un autoctono, e quindi poteva anche esserle utile nelle sue ricerche. Comunque, flirtare con lui le parve un’idea eccitante. Sbattè le ciglia, in un goffo tentativo di seduzione, e si adeguò al tono malizioso di lui.
“Beh, è una trovata divertente per firmarmi sulle riviste per cui scrivo. Probabilmente, quando sono nata, mia madre deve aver capito che ero un tipo curioso e ha voluto sigillare questa cosa per sempre, con quei nomi accostati!” ridacchiò, civettuola.
Tacque sul fatto che non solo era caporedattore ma addirittura possedeva un rivista che portava proprio quel nome…ASK MAGAZINE, che lei aveva creato già ai tempi del liceo. Cioè, tre anni prima. Certo, dare vita ad una rivista del genere a soli diciassette anni era stato un progetto ambizioso, ma in qualche modo ci era riuscita e aveva anche avuto successo. Ora era il suo lavoro e la sua vita, e lo amava con tutta se stessa.
ASK era sangue del suo sangue, e l’aveva fatta ricca a soli diciotto anni. Adesso che aveva vent’anni, poteva praticamente permettersi tutto ciò che desiderava. La rivista era digitale, ma era possibile anche richiedere la copia cartacea. Nell’epoca del digitale la stampa su richiesta era ormai a costo zero!
Riportò l’attenzione sul bellissimo maschio di fronte a lei. Se voleva anche un aiuto da lui doveva impegnarsi molto di più! In genere, piaceva agli uomini, e non aveva difficoltà a usare il proprio fascino.
“Bene, A per Ametista…K per il cognome…ma la S?” chiese ancora il ragazzo, sempre più divertito.
Ametista sospirò: odiava confessare la natura del secondo nome con cui la sua cara mammina aveva voluto omaggiarla! Il gioco di iniziali diventa quasi stupido, una volta spiegato l’arcano! A lei quel secondo nome non era mai piaciuto e non le sarebbe piaciuto mai!
“S sta per Sole.” mormorò, rassegnata. Ma lui non sembrò reagire male, o ridacchiare, come si aspettava facesse, davanti a quel nome inconsueto. Anzi, la cosa sembrò incuriosirlo. Fece un largo sorrise mentre le diceva: ” E’ davvero particolare. Tua madre deve essere una persona creativa! Hai fratelli o sorelle? Scusami se te lo chiedo, ma muoio dalla voglia di sapere se anche loro hanno ricevuto nomi strani!”
Lei scosse il capo lentamente, completamente ammaliata da quei bellissimi occhi verde blu che la fissavano:
“Purtroppo no, sono figlia unica. Mia madre ha capito subito che, una volta fatta me, non poteva desiderare di meglio e ha smesso di provare ad avere altri figli. Sai, una volta raggiunta la perfezione…” scherzò.
A dire il vero, sua madre era solo una donna testarda e volitiva, piena di eccessi; la tipica donna che riesce a far passare per buone le regine cattive delle favole.
“Non posso darle torto! – continuò il ragazzo, galante – Per quello che vedo, sei davvero perfetta!”
“Beh,