Bugie Di Famiglia. Dawn Brower

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Bugie Di Famiglia - Dawn Brower

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risata argentina illuminò la stanza: “Beh, grazie ragazzi, a dopo!” disse Ametista, con calore, ai due amici.

      Senza ritegno, Ben rispose: “Rimarrò in trepidante attesa, fatina! Se mi vuoi, basta che lo dici a Cooper e volo da te!” Quel farabutto non aveva il minimo pudore a far capire che ci stava provando!”

      Lei annuì, mentre usciva: “ Me lo ricorderò! Ora scusate, ma muoio dalla voglia di farmi un giro! Buona giornata, ragazzi!”

      La ragazza finalmente uscì dall’albergo, mentre Cooper e Ben non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso. Ben fece un fischio di ammirazione: “ E’ la ragazza più sexy che abbia mai visto!”

      “Sgomma! E’ mia!” lo minacciò, serio, Cooper. Non riusciva però a nascondere la sua ansia e la sua frustrazione, mentre guardava in faccia Ben.

      “Col cavolo! Sono le donne che scelgono ed io farò di tutto perché lei scelga me!” gli rispose, a muso duro, l’amico.

      Cooper iniziò a fantasticare sul fatto che ucciderlo non gli sarebbe bastato. Doveva farlo soffrire tutte le più atroci torture! In vita loro non avevano mai litigato per una femmina…ma c’è sempre una prima volta per tutto!

      “Bene, caccia aperta allora! Tanto vincerò io! – esclamò Cooper, fortemente incazzato – Se vorrai raccattare le tue ossa rotte per salvare la faccia, ti capirò.” Si ritirò dietro il bancone e rimase a fissarlo con una faccia da schiaffi.

      “Non hai speranza, Coop. Rassegnati. Per prima cosa, dai il mio numero di telefono ad Ametista, per giocare ad armi pari. So che prima o poi mi cercherà!”

      “Sei uno sbruffone! – sclamò Cooper, sorpreso dalla faccia tosta dell’amico – Per prima cosa, dalle tu il numero, visto che io non sono il tuo servo!”

      “Ok!” concordò Ben, mentre si dirigeva verso la porta. Ma prima di uscire si voltò: “Posso resistere a tutto… tranne alla tentazione. Quella è una facile, Coop, non ho bisogno del tuo aiuto per andarci a letto. Preparati alla sconfitta!” e se ne andò.

      Poteva andargli peggio? Aveva trovato la donna di suoi sogni e ora il suo migliore amico aveva intenzione di insidiarla! Chissà se c’era un modo per farlo desistere!…Ma dai, a chi vuoi darla a bere? Ben non mollava mai, quando si metteva in testa una cosa! E sicuramente non lo avrebbe fatto adesso. Su una cosa aveva ragione: che sono le donne a scegliere. E lui si sarebbe assicurato che Ametista facesse la scelta giusta!

      La prima cosa da fare era di scoprire tutto il possibile sulla vita di Ametista S. Keane. Quando si erano conosciuti lei aveva menzionato un magazine, il che significava che era una giornalista o giù di lì. Sperò di riuscire a pescare un mucchio di informazioni su di lei, a cominciare da chi erano i suoi amici e parenti. Le avrebbe chiesto qual era il motivo per cui si era recata in quel paesino…e comunque era sicuro che avrebbe ottenuto altre informazioni scavando nel web. Infatti, riuscì a trovare molti suoi articoli su un certo ASK Magazine. Scriveva articoli generici, ma spesso si approfondiva su storie di viaggi che aveva fatto in giro per il mondo. Le piaceva approfondire il lato misterioso ed esoterico dei posti che visitava. Non capiva ancora che cosa l’avesse trascinata in un piccolo paese come North Point e perché avesse scelto il Trenton Hill Inn per il suo soggiorno… ma sicuramente poteva trovare lui un pretesto per incuriosirla e indirizzare le sue attenzioni su di sé.

      Se le sue intuizioni erano giuste, Cooper aveva tutti gli strumenti per affascinarla e tenerla legata per un po’.Una bella storia d’amore tra fantasmi era quello che ci voleva per iniziare! E l’albergo gli avrebbe fornito lo spunto adatto: Easton Hill era morto là dentro, e in giro si sussurrava che il suo fantasma si aggirasse inquieto per le stanze!

      CAPITOLO TERZO

      Ametista si avviò per il marciapiede, completamente persa nei suoi pensieri. Appena uscita dall’albergo, aveva notato che davanti c’era un vecchio ponte che sembrava interrotto. Quindi, senza riflettere, si diresse da quel lato, sperando che la vista ipnotica del lago la calmasse un po’. Per qualche strana ragione, riusciva sempre ad organizzare meglio i suoi pensieri, se rimaneva immobile a guardare l’acqua. E, dopo l’incontro con Ben e Cooper, ne aveva davvero bisogno!

      Quei ragazzi e quelle quattro chiacchiere avevano suscitato in lei un senso di inquietudine, qualcosa di cui doveva senz’altro liberarsi. Ben Anderson era sicuramente bello, e i suoi colori erano nettamente diversi da quelli dell’amico. Cooper andava sul bruno, mentre Ben era chiaro di occhi e di capelli. Il suo interesse per lei era palese; tutto quello che doveva fare era accettare o meno il suo corteggiamento. Per ora i maschi tra cui scegliere erano due, entrambi splendidi, ma niente la faceva propendere per l’uno o l’altro.

      Proprio quando aveva appena raggiunto il vecchio ponte, il cellulare squillò. Lei armeggiò un po’ con la borsa e lo afferrò. Storse il naso quando vide chi la stava chiamando: Leonessa Keane, altrimenti detta “sua madre”. “Che bello, non vedeva l’ora che mi chiamasse!” pensò con sarcasmo Ametista.

      Sua madre era sicuramente volubile come uno stormo di piccioni nel cielo, ma quando si metteva un’idea in testa non c’era verso: se anche non avesse risposto, avrebbe continuato a chiamare, chiamare… fino all’esasperazione! Decise di vedere che voleva, e di tagliar corto. Inoltre, rimandare avrebbe solo aggravato le cose. Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio:

      “Ciao Mamma!” disse, provando a non far trasparire l’irritazione dal suo tono di voce. Ma non ci riuscì. Cavolo, ma perché parlare con sua madre doveva essere sempre così difficile?

      “Tesoro, dove sei in questi giorni?” l’aggredì Leonessa Keane, con la sua voce acuta.

      Cosa? E che cavolo le fregava dove si trovasse? Mmm…che brutto presentimento! Però poteva anche sbagliarsi. Doveva dirglielo? Era meglio mentire? Il panico le salì in gola e il cuore prese a batterle all’impazzata. Ormai era troppo tardi per inventarsi qualcosa, anche se terribili scenari le si presentavano alla mente!

      “Mi trovo in una squallida cittadina del Michigan, North Point.” Provò a sembrare amorfa, ma non sapeva se ci era riuscita o meno. “ Perché, mamy?”

      Ignorando completamente la domanda, Leonessa strillò dal telefono: “Ah, dove ci sono i laghi! Io adoro i laghi!”

      Ametista provò il forte impulso di mettersi a urlare, ma si trattenne. Mentre parlava con sua madre doveva fare di tutto per mantenersi calma. Provò a cambiare discorso e a dirottarlo sull’ultima conquista della mamma.

      “E come sta Saul?” chiese.

      “Ah, quello!” rispose Leonessa, con irritazione. Leonessa poteva quasi vederla, all’altro capo del telefono: si stava sicuramente strofinando le mani addosso. “Quel coglione! E’ finita una settimana fa, sai, era il momento di tagliare, finalmente! Ma parlami di questa cittadina sul lago. Dove si trova, precisamente?”

      Avrebbe dovuto immaginare che era finita! Se Ametista avesse detto di poter contare sulle dita tutti gli amanti che aveva avuto sua madre, sarebbe stata un’enorme bugia! Probabilmente avrebbe avuto bisogno di una calcolatrice, invece, o di un aggiornatissimo software! Era un elenco di lunghezza impressionante! E così, si era lasciata anche con Saul. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non immaginava così di corsa! Questa volta, sua madre aveva bruciato tutti i record!

      Si coprì la bocca con la mano, per evitare di esplodere in una… esclamazione. Riprese il controllo, e sussurrò: “Sul lago Michigan…”

      Dall’altra parte, Leonessa fece un urlo di gioia! “Stupendo! Ma è perfetto! E tu, dove alloggi?

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