Ade Online: Succube. Alex Itsios

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Ade Online: Succube - Alex Itsios

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Terra, la nostra nuova casa. Queste sono le uniche informazioni che ci sono state comunicate. Non mentirò. Il livello di terrore che mi ha invaso è pari solo al dolore che sento. L'orologio smette di ticchettare, ponendo fine alla mia agonia ma aumentando il terrore per tutto quello che mi attende. Il mio momento è arrivato…

      Perdo conoscenza e tutto diventa nero.

      Non riesco a capire quanto tempo stia passando. Non riesco più a percepire nulla, ma ciò significa anche che non sento neppure più il dolore dell'essere bruciato vivo, forse non è poi così male. Un brivido inizia a penetrare nella mia coscienza e poi una serie di sensazioni nuove, sconosciute. Apro gli occhi e mi ritrovo disteso su una superficie rigida e fredda ma sento che c'è qualcosa che non va in me. Qualcosa sta battendo velocemente e in modo intenso nel mio petto e ho una strana sensazione in testa, difficile da descrivere, di pesantezza fastidiosa, come se ci fossero pietre al suo interno. Credo di aver sentito parlare di qualcosa di simile da qualche parte, forse in un gioco con ambientazione storica. Sì, ho sentito dire che i corpi veri percepiscono le sensazioni e il dolore in modo molto differente da come li percepiamo noi nell' Elysium. Soffrono molto di più e vivono ogni altro stimolo in modo più profondo. Quella cosa che si trova nel mio petto deve essere il mio cuore che batte. Le pietre nel mio cranio devono essere quella cosa che viene chiamata "mal di testa". Non ne sono completamente sicuro, visto che è la prima volta che lo sperimento. Tutto intorno a me inizio a sentire dei gemiti.

      Vedo qualche luce, anche se tremolante. Mi sollevo e resto in posizione seduta concentrato sull'ambiente che mi circonda. Si tratta di una stanza in un qualche genere di stile medioevale, pareti rivestite di pietra, fiocamente illuminate da candele disposte lungo le pareti. Riesco a capire da dove provengono i gemiti: molti altri si stanno svegliando attorno a me, e, esattamente come me, sono tutti vestiti con corte tuniche bianche. Questi "corpi" sono piuttosto simili tra loro per forma, dimensioni, e persino colore rispetto agli avatar che indossavamo un tempo in Elysium, anche solo volendo considerare i nostri avatar basici. Alcuni sono un po' più grandi, altri un po' più piccoli, tutti con incarnati che variano da toni pallidi a toni di pelle marrone chiaro, capelli che vanno dal bianco al nero, con una decisa prevalenza di marrone, rosso e biondo. Tutto questo non si avvicina nemmeno lontanamente alla vasta gamma di dimensioni e design che possono avere gli avatar.

      Che cosa noiosa!

      Il lato positivo è che nel gruppo ci sono anche alcune donne, che posso tranquillamente definire sexy. Ma, ora, non ho la più pallida idea di dove siamo finiti, vestiti di questi corpi che, mi accorgo, non sembrano essere scomodi solo per me.

      Cerco di rimettermi in piedi e lo faccio in modo instabile. L'intero posto emana un'atmosfera di un'epoca primordiale e l'aria ha un odore umido e ammuffito. Non appartiene al mondo virtuale con cui ho familiarità, il mondo che conoscevo. Quando mi alzo in piedi il pavimento ruvido mi graffia la pelle. Non vedo nessun tipo di vitalità nemmeno nei miei compagni. Incontro lo sguardo di una delle donne in piedi vicino a me, ma è vuoto, confuso, come se dentro di lei non ci fosse nessuno.

      È tutto qui? È questo il mondo reale in cui siamo destinati a vivere per il resto della nostra vita da ora in avanti?

      Prima impressione? Questo posto fa schifo. E anche le persone, mi sa.

      “Dove sono?” Chiede all'improvviso la bella e procace ragazza dai lunghi capelli neri in piedi accanto a me. Trema con le braccia strette al petto, mentre guarda se stessa e la camera che la circonda.

      Altri sono più aggressivamente vocali, impauriti, preoccupati.

      "Che posto è questo? Non ricordo come sono arrivato qui. Cosa sta succedendo? L'unica cosa che so è il mio nome!” Urla un uomo dall'altra parte della stanza. La sua voce riecheggia, rimbalzando sulle pareti.

      "Non ricordo niente. L'ultima cosa che riesco a ricordare è che stavo bevendo ad un fiume”, dice una donna dal centro della folla.

      Cosa? Non ricordano? Sono l'unico che ricorda? L'unico che ricorda Elysium, la condanna o la sentenza?

      "Anche io ricordo di aver bevuto l'acqua di un fiume" concorda un altro.

      Sempre più persone si svegliano e si alzano. Mi rendo conto che siamo in molti, forse una cinquantina. Sono tutti nello stesso stato di amnesia e l'unica cosa che ricordano è che si stavano abbeverando ad un fiume, che, ora capisco, deve essere stato il fiume Lethe. Ciò significa che tutte queste persone sono gli altri criminali, i criminali condannati i cui avatar erano con me nei Campi del Lutto. E i loro ricordi sono stati cancellati da quell'acqua. Diventa sempre più evidente che io potrei essere l'unico a ricordare la vita passata, la condanna criminale, Elysium, chi sono, chi ero. Mi rendo conto che dovrei tenermelo per me fino a quando non ne saprò di più. Non dovremmo ricordare chi siamo, da dove veniamo. Lo capisco adesso.

      E questo mi riempie di terrore.

      Il mio terrore dura poco, in ogni caso. Invece di rimanere a sognare ad occhi aperti e ricordare il recente passato, alcuni dei miei compagni senza memoria hanno trovato una via d'uscita.

      “Là c'è un corridoio” esclama un muscoloso ragazzo dai capelli argentei.

      Guardo in quella direzione e vedo chiaramente un passaggio nel muro che non avevo notato prima, ma, come dicevo, la stanza non è esattamente ben illuminata.

      “Dovremmo vedere dove va?” Chiede una giovane rossa.

      È davvero uno schianto, anche tenendo conto che molti dei corpi femminili qui presenti sono giovani e attraenti. Beh, sembra che tutti abbiano corpi giovani, pur se non molto differenti tra loro. Inizio ad essere intrigato, anche se non propriamente eccitato. La rossa potrebbe però farmi cambiare idea.

      “E se non dovessimo andarcene? Potrebbe… potrebbe essere pericoloso!” si lamenta un altro preso dalla frustrazione e dall'ansia. “Non voglio morire! Non so neppure chi sono!

      "Chi ti dice che stai per morire, idiota? Lo riprende quello dai capelli argentati. È proprio il tipo di persona che prende il comando. “Questa è l'unica uscita ed è completamente illuminata dalle candele. Io vado. Chi vuole è libero di seguirmi. Oppure potete restare qui a piagnucolare tutto il tempo che volete. Se ci avessero voluti morti, lo saremmo già.”

      “Vengo con te!” dichiara la rossa, risoluta.

      Ho deciso che lei mi piace un mucchio, e il fiammeggiante rosso dei suoi capelli la fa spiccare nel generale grigiore.

      Mentre "Testa d'Argento" si dirige fuori dalla stanza, il resto del gregge decide di seguirlo, anche se diversi di loro sembrano ancora riluttanti. Aspetto il mio turno mentre si allineano nello stretto corridoio. Il mio tentativo di seguirlo è rallentato, ma certamente non dal mio desiderio di rimanere in questo buco o di essere imbottigliato assieme a questi goffi smemorati. Mi accorgo che i miei passi sono in qualche modo incerti e mi sembra di stare impiegando più tempo degli altri a prendere completa padronanza del mio corpo. Forse questo succede perché la mia mente si sta comportando come se stessi gestendo un avatar, mentre in realtà non è più così. La brunetta accanto a me non sembra passarsela meglio. Cerco di tirarla su.

      "Non sei l'unica che sta cercando di capire come funziona” Provo. “Come ti chiami?”

      “India, penso" mi risponde incerta, guardandomi un po' sospettosa. “Dove pensi che siamo?”

      "In un posto dove non ci meritiamo di stare" le rispondo.

      Non reagisce bene, mette il broncio e si gira per

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