Ade Online: Succube. Alex Itsios

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Ade Online: Succube - Alex Itsios

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corridoio è regolare, sia le pareti che il pavimento sono in pietra grezza, come la stanza in cui eravamo. Persino le candele sono piazzate alla stessa distanza ad ogni passo del nostro percorso. Il pavimento duro è freddo sotto i miei piedi nudi. Ogni blocco di pietra e ogni luce tremolante è talmente simile, che sembra come se stessimo percorrendo in cerchio la stessa porzione di corridoio, ancora e ancora. È un po' surreale, e, forse, è una caratteristica dell'inferno. Sono certo che abbiamo tutti la stessa opinione, a giudicare dai mormorii. È bello non essere il solo con quel pensiero.

      “Vedo una luce più avanti” esclama il nostro argentato leader. “Penso sia la luce del giorno!”

      Diversi respiri di sollievo esplodono all'unisono intorno a me e tutti decidono di accelerare, col risultato di un susseguirsi di sgomitate e urti. Cerco di resistere mentre quelli dietro di me spingono per raggiungere la luce promessa. Cerco di resistere e, dopo poco, mi appare l'agognata luce.

      Sì... grazie... meraviglioso... libertà! Sono alcuni dei commenti che sento attorno a me.

      “Dove siamo adesso?” Chiede un altro.

      Nonostante il conforto della luce grigiastra che mi accoglie mentre lascio il corridoio, avverto un brivido sinistro che mi scorre lungo la spina dorsale. Dopo poco siamo tutti fuori, o, per lo meno, in un qualche edificio esterno, forse un anfiteatro di qualche tipo, aperto al cielo nuvoloso e con le sue colonne spezzate che si stagliano nella luce grigia.

      Adesso stiamo tutti vagando sul pavimento di questo teatro che si trova in una sorta di grande e antica città. In lontananza, perdendosi alla vista, si stagliano edifici e torri in pietra, passatoie rialzate e acquedotti. È una città primitiva, mi ricorda quelle dove mi trovavo nei giochi in cui io, o le squadre di cui facevo parte, eravamo in competizione, a combattere contro mostri mitici, divinità malvagie e simili creature. L'ambiente mi fa sentire un po' più a mio agio, anche se non per molto.

      Secondo le mie stime, cinquantasette anime hanno fatto questo viaggio verso un mondo sconosciuto. Guardo intorno e sopra di me, e noto qualcos'altro: una nuova figura in piedi in cima al teatro, davanti ad un arco in penombra. È alto, in piedi come una statua nella sua scintillante armatura, con uno spadone rinfoderato sulle sue ampie spalle. A prima vista, la figura mi ricorda uno dei Justicars, i dispensatori di giustizia, di quando ero nell' Elysium. I decori rosso e oro dell'armatura e la sua statura, che supera di almeno una testa il più alto tra di noi, lo fanno somigliare ad un avatar.

      Quando si gira, svela un volto grigio-barbuto, dall'aspetto raggrinzito e penetranti occhi grigi. Decido che, dopo tutto, non si tratta di un avatar. Probabilmente è solo un essere umano come lo siamo noi, adesso.

      “Benvenuti, emissari!” tuona con voce dura e rimbombante che mi ricorda i momenti della mia condanna. “Mi chiamo Amyndas, e sono il vostro istruttore.” Una ragazza alla mia sinistra cerca di fare una domanda, ma, dal momento che lui continua ad ignorarla, ci rinuncia. “So che avete molte domande; non temete, risponderò a tutto a tempo debito. Quello che dovete sapere, come prima cosa, è che Hades, il nostro signore e sovrano che sta nell'alto dei cieli, vi ha inviati in una santa crociata per liberare l'umanità dalle mostruosità che la affliggono. Voi, esattamente come me, siete l'élite e siete tra i pochi prescelti che sono stati inviati dal cielo in missione per purificare questo mondo da ogni male!”

      "Ne ho abbastanza", il tipo dai capelli d'argento abbaia ad Amyntas. Ha davvero le palle quadrate. Mi chiedo se anche lui, come me, ricorda qualcosa. “Ho delle domande e voglio una risposta, ora!"

      “Ti rivolgerai a me come ‘signore’ e mi parlerai solo quando te ne darò il permesso!” risponde Amyndas con tono fermo e minaccioso. Mentre risponde afferra lo spadone dalle sue spalle e lo piazza di fronte a sè, affondando la punta della lama di qualche centimetro nel pavimento di pietra.

      L'arma sembra abbastanza grande da poter facilmente tagliare in due molti di noi con un solo colpo, e Amyndas la brandisce come se pesasse quanto un ramoscello.

      Improvvisamente, davanti al mio sguardo appare una scritta che dice: 'Hades Unità a Controllo Neurale Attiva.' Numeri e lettere appaiono sulle teste di tutti quelli attorno a me. Tutto considerato, non me lo aspettavo. Quindi...sebbene probabilmente avessimo molta più esperienza prima, noto che ognuno di noi ha una notifica di ‘Livello di Minaccia 1’ sulla testa di questi nuovi corpi, i corpi dentro i quali siamo stati esiliati. Tutti, eccetto Testa d'Argento e Amyndas. I loro livelli sono rispettivamente 2 e 56. Wow! Questo significa che Amyndas è cinquantasei volte più pericoloso o forte della maggior parte di noi? Sarebbe così in Elysium, e se è così anche qui, chiunque si metterà contro di lui sarà fottuto o infilzato! L'esperienza mi dice che dovrei stare attento con questo tizio.

      Ad ogni modo, sembra che abbiamo portato con noi qualche aspetto di Elysium, anche in questi corpi umani. Sembra che tutti siano in grado di vedere i pop-up di dati che vedo io, a giudicare dal loro sguardo.

      E quindi? Perchè Tizio-Argento è già a Livello 2? È sospetto. Il suo corpo non sembra certo più giovane, atletico o robusto di tutti gli altri. Cosa nasconde?

      La mia attenzione si sposta quando il nostro istruttore riprende a parlare. È come se quella voce fosse progettata per catturare il nostro interesse. O siamo noi ad essere progettati per essere attratti da lei.

      “Ora, prestate attenzione a quello che sto dicendo, emissari!” ci ordina Amyndas. Nel suo tono c'è una nota di impazienza mentre distende il braccio, coperto dall'armatura, per indicarci la vasta città antica che si estende nel grigiore. “Questa è Komana, una megalopoli nel regno dell'Anatolia. La città è divisa in due fazioni. La fazione dei Demoni comanda la parte occidentale, mentre noi, gli Emissari di Hades, comandiamo la zona orientale. Siamo stati inviati in una sacra missione da Lord Hades per liberare tutta Komana dai malvagi che infestano queste terre. Giovani emissari! Sappiate che ci attende una prova tra le più atroci. Un'ordalia che durerà per molti, molti anni di lotta e sofferenza, eppure ci sarà gloria! Ognuno di voi si sta chiedendo ora - Perché sono qui? Posso rispondere a questa domanda. Siete qui per dichiarare guerra con tutte le vostre forze, con tutto quello imparerete, e con tutta la forza d'animo che il nostro Lord Hades vi ispirerà, contro la mostruosa tirannia dei demoni. Ecco perché siete qui, ecco perché siamo qui. Questo è il motivo per il quale vi addestrerò: perché portiate il massacro sui nostri nemici e per combattere fino all'ultima goccia del vostro sangue fino ad arrivare alla vittoria!"

      Dolore. Se si potesse descrivere questo mondo in una sola parola, quella parola sarebbe dolore. Dopo il duro allenamento a cui ci hanno sottoposto Amyndas e i suoi istruttori, ogni dannata parte di questo corpo nel quale sono stato intrappolato è dolorante. Mi muovo come se le mie membra non mi appartenessero davvero. Ho la sensazione di negoziare con il mio corpo e non di comandarlo. Come potrò sopravvivere in questo posto?

      Ed è solamente il primo giorno.

      Ok, ma fatemi ritornare un po' indietro, al momento della presentazione di Amyndas nell'anfiteatro.

      Dopo aver finito di pontificare, Amyndas ci ha condotti oltre gli archi dietro di lui, attraverso la strada polverosa portandoci alla nostra caserma di addestramento in arenaria rossa e arancione: una discreta escursione all'interno della città di Komana. Tutti noi abbiamo potuto vedere meglio la città, da più vicino, qui si alternano parti fatiscenti a strutture intatte. Il tempo ha consumato gli ornamenti della pietra lavorata tutto intorno a noi. La presenza di erbacce e cespugli acuisce la sensazione di declino e di abbandono che la Terra ha sofferto in nostra assenza. Questo posto puzza di polvere e disintegrazione.

      Dobbiamo marciare tra gli edifici verso i ‘campi di addestramento’ di sabbia scurita dal sole che si estendono in un'ampia piazza

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