Luna Nascente. Ines Johnson
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“L’ho vista per primo.” Grugnò pieno di saliva l’uomo in custodia di Jackson. Le sue labbra si arricciarono, permettendo a bolle di saliva di uscirgli dai lati della bocca. I suoi occhi scuri e vispi erano fissi su un altro uomo che poteva essere il suo gemello, eccezion fatta per gli occhi più chiari ed una grossa cicatrice sulla fronte. “Non posso credere che mio fratello voglia competere per la mia donna.”
“Non è la tua donna,” rispose stizzito il fratello con la cicatrice.
Di fianco a loro la donna in questione osservava la scena con un calore quasi febbrile sulle guance. Jackson vide il bagliore argenteo nei suoi occhi verdi segno di eccitazione per lo spettacolo. Distolse lo sguardo dalla lupa disgustato.
“D’accordo,” intervenne Jackson. “Voi due dovete calmarvi prima che la situazione vi sfugga di mano.”
Il labbro sanguinante dell’uomo cicatrice e il naso dolorante del salivatore avrebbero potuto indurre un poliziotto umano a credere di aver terminato il suo lavoro. Ma quelli erano lupi. Erano molto più grossi degli umani in altezza e larghezza. Erano anche più forti, con temperamenti volatili come animali selvaggi quando percepiscono che il loro territorio è stato violato.
Al momento Jackson aveva la situazione sotto controllo. Era simile in altezza e talmente possente che i due lupi a confronto sembravano umani. Aveva anche il vantaggio di essere molto in controllo del suo lupo.
“Puoi averla vista per primo, fratello,” ghignò l’uomo cicatrice. “Ma l’ho avuta per primo.”
Tutti gli occhi viaggiarono verso la lupa in piedi ai margini della scena. La ragazza arrossiva di calore, ma non sembrava affatto imbarazzata.
Jackson aveva le mani piene di bava del salivatore mentre il fratello sfregiato lo incitava con i racconti di una notte passionale e animalesca con la donna che entrambi sostenevano essere il loro unico, vero amore. Il fratello che Jackson teneva fermo gli scivolò tra le dita mentre la pelle spessa e muscolosa si trasformava in zampe anteriori magre e pelose. L'altro fratello si spostò, e fu allora che si scatenò l'inferno.
C'era una piccola folla di vicini e passanti riuniti fuori dalla piccola casa a guardare. Rimasero in piedi, impassibili, come se non fosse una novità. Sotto la luce della luna, il prato mostrava più macchie secche di terra che ciuffi d'erba verde, ma niente che una serata di semina e irrigazione non potesse sistemare. Le grondaie del tetto pendevano basse, ma non abbastanza da impedire a uno di questi ragazzi di sollevarle. La vernice delle persiane era opaca, ma una mano fresca avrebbe richiesto l'ora del crepuscolo per essere applicata. Invece, tutta l'attenzione era concentrata sulla rissa.
Né Jackson né suo fratello avrebbero permesso che la casa dei loro genitori cadesse in un tale stato di abbandono, a meno che non fossero in qualche modo incapaci fisicamente. Né Jackson avrebbe mai potuto immaginare di litigare con suo fratello per una donna. Lui e Pierce avevano gusti diversi in fatto di donne. Pierce amava le donne Fae che gli permettevano di affondare i suoi artigli su di loro senza alcun vincolo.
Jackson non aveva mai toccato una fata, o una femmina umana, per quel motivo. I Fae praticavano l'amore libero, e gli umani avevano una pratica conosciuta come divorzio. I lupi si accoppiavano per la vita. Uscire con qualsiasi razza che non fosse quella dei lupi aveva senso per Jackson quanto innamorarsi di una strega della congrega durante la sua Rumwicca.
Mentre la rissa si intensificava, il lupo di Jackson non vedeva l'ora di essere liberato. Tirò il guinzaglio che tutti i muta forma avevano sulle loro bestie interiori. Il suo lupo obbedì, come faceva sempre, e rimase seduto sulle zampe, aspettando obbediente finché non fu chiamato a fare ciò che era necessario.
I due lupi caricarono di nuovo. Jackson guardò la Luna e si chiese perché diavolo non avrebbe dovuto lasciare che i maschi si facessero del male a vicenda. Ma tra gli schiocchi e gli stridii, la madre emise un lamento. Un terzo figlio, più giovane per i peli che gli spuntavano sopra le orecchie, gridò per farli smettere.
La stranezza di quella famiglia fece gemere il lupo di Jackson con disgusto.
"Niente di tutto questo sarebbe successo se papà fosse stato qui," disse il terzo figlio. Aveva gli stessi lineamenti ottusi degli altri due ragazzi, ma la fronte e il naso erano immacolati.
"Tornerà presto," disse la madre con il tono di un disco rotto in una ripetizione deformata.
"Sono anni che non torna. Non tornerà mai più."
Jackson notò che i bambini erano distanziati per età, probabilmente di cinque anni. L'intero quadro divenne chiaro allora. Il loro padre era un solitario.
I lupi solitari vagavano, senza mai fermarsi, alcuni non tornano mai due volte negli stessi posti. Sembrava che questo lupo fosse tornato almeno tre volte. Era chiaro che questi ragazzi erano imparentati. Non solo per l'aspetto, perché erano entrambi attratti dalla stessa femmina. A volte succedeva con i fratelli lupi. Jackson aveva visto fare a pezzi famiglie per quella ragione. Doveva essere uno di quei casi, perché sembrava che la lupa stesse giocando.
La lupa guardò Jackson. "Non hai intenzione di dividerli?"
Jackson non percepì alcuna sincerità nella voce della lupa. Lo disgustò. Non c'era niente di più importante della famiglia. Suo padre non aveva mai passato una sola notte lontano da sua moglie. Jackson e Pierce si prendevano cura della loro sorellina, un'abitudine che Kayla Alcede etichettava come prepotenza.
C'era sangue sul naso di entrambi i lupi che si azzuffavano. Le loro mascelle erano chiuse l’una nella carne dell'altro. Jackson si guardò intorno in cerca di qualcosa che si frapponesse tra loro due.
Una figura con un mantello lungo fino alle caviglie entrò nel cortile. La sua camminata era disinvolta. Tutt'intorno, i vicini si dispersero, con gli occhi fissi a terra o le mani che li proteggevano dallo sguardo noncurante dell'uomo.
L'uomo col mantello si avvicinò ai lupi. Si abbassò e afferrò la gorgiera di uno di loro, costringendolo a guardare nei suoi occhi blu cristallo.
"Lasciami." Gli occhi blu dello stregone divennero d'argento.
Il lupo mugolò e fece come gli era stato detto. Lo stregone si rivolse all'altro lupo. Cercò di distogliere lo sguardo, ma non fu abbastanza veloce. Ripeté lo stesso comando, e il lupo lasciò andare. Il sangue di suo fratello colava dai suoi canini mentre obbediva.
Warwick guardò Jackson con un sopracciglio alzato. "Cosa pensavi di fare con quello?"
Jackson abbassò lo sguardo sulle sue mani. Alcune gocce d'acqua gocciolarono dal beccuccio del tubo da giardino che teneva in mano e finirono nella terra riarsa. "Non potevi arrivare prima?"
Jackson gettò il tubo a terra, mentre il suo compagno alzava le spalle.
"Cosa hai intenzione di fare con loro?" chiese la lupa.
Jackson arricciò il labbro e voltò le spalle alla donna, anzi alla ragazza. Ragazzina, soprattutto, se stava facendo questo tipo di giochi con lupi adulti. "Ci dormiranno sopra. E poi si spera che rinsaviscano e facciano scelte di vita migliori."
La lupa gli ringhiò contro.
Il lupo di Jackson ebbe l'impulso di rispondere con un ringhio. Tirò di nuovo il guinzaglio interno.
Il suo lupo aveva scalpitato per raggiungere i propri