Una Cavalcata Selvaggia. Carol Lynne

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Una Cavalcata Selvaggia - Carol Lynne

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Il cowboy tese la mano. «Io sono Richard. Mio nonno possiede la fattoria accanto a quella di Wyn.»

      «Da che parte è il tuo furgone?» Non è che non apprezzasse che Richard fosse andato a prenderlo, ma aveva bisogno di vedere con i suoi occhi che Wyn stava bene. Aveva visto parecchi cowboy litigare con il filo spinato e non era mai stata una bella scena.

      Richard gli fece strada. «Il dottore ha detto che non è nulla di grave. Gli ha dato un sacco di punti, però. Il filo lo ha colpito a una spalla, al collo e al viso. A quanto pare Wyn è molto arrabbiato per i tagli che ha in faccia.»

      Mentre attraversavano il parcheggio, Richard continuò a ragguagliarlo. «Ha perso un bel po’ di sangue, ma il dottore ha detto che è arrivato al pronto soccorso in tempo. È stato abbastanza intelligente da venire a casa del nonno prima di svenire.»

      Raggiunsero un furgone marrone scassato ed Ezra lanciò la sua borsa sul retro. «Richard aprì la portiera del passeggero e rivolse a Ezra uno sguardo di scusa. «Ho pensato che si sarebbe addormentato, e non volevo che nessuno gli desse fastidio vedendolo così.»

      Ezra annuì. «Hai fatto bene.»

      Aprendo la portiera, Ezra sentì un nodo in gola alla vista di Wyn. La sua maglietta era stata tagliata a metà, il sangue secco rendeva rigido il cotone altrimenti morbido. Bende di garza bianca sembravano coprirlo dall’ascella fin oltre il viso.

      Prendendo un respiro profondo, Ezra sollevò gentilmente Wyn e lo cullò tra le braccia. Poi si accomodò sul sedile con Wyn in grembo. Era certo che Richard avesse da ridire sul fatto che non si fosse allacciato la cintura di sicurezza, ma Ezra gli lanciò un’occhiataccia, sfidandolo a commentare.

      Con un’alzata di spalle, il cowboy chiuse la portiera e si avvicinò al lato del guidatore. «Ci metteremo più o meno un’ora ad arrivare, una volta usciti dalla città.»

      Ezra annuì ma non disse nulla. Wyn era davvero fuori di testa. Ezra avrebbe voluto baciarlo, ma non era sicuro di come l’uomo alla guida del camion avrebbe reagito a un gesto del genere. Non sapeva perché gli importasse, ma era certo che per Wyn sarebbe stato così.

      Richard doveva aver notato la sua preoccupazione. «Sei il ragazzo di Palmer?»

      «Non ancora» rispose Ezra. Socchiuse gli occhi guardando Richard. «Problemi al riguardo?»

      Richard ridacchiò. «No, ma probabilmente sono l’unico in città a non averne. Non sono cresciuto a Pamona. Sono venuto qui per aiutare il nonno a marchiare e castrare i vitelli nati in primavera.»

      Con quelle informazioni, Ezra cedette alla tentazione e baciò la fronte di Wyn. «Mi ha detto che è stato aggredito in città. Ne sai qualcosa?»

      Richard annuì. «Ho sentito alcuni ragazzi che ci ridevano su quando sono andato da Jenny’s per colazione.»

      «Conosci i nomi dei responsabili?» Nonostante le condizioni attuali di Wyn, Ezra non poté fare a meno di eccitarsi alla sensazione del sedere sodo del ragazzo accoccolato contro la sua erezione.

      «Non ne sono certo, a dire il vero. Immagino che dietro ci debba essere Henry Fletcher. Palmer sarà in grado di dirtelo quando si sveglia.»

      Ezra memorizzò quel nome per il futuro. Richard continuò a chiacchierare per il resto del tragitto, e lui fu grato del fatto che non si aspettasse sempre una risposta. A un certo punto gli venne in mente una cosa. «Posso chiederti perché non hai problemi con lo stile di vita di Wyn?»

      Osservò le mani di Richard stringersi sul volante. «Sono anni che nascondo il mio orientamento sessuale, ormai. Quando ero all’Ohio State University era diverso, ma ho dovuto abbandonare al terzo anno per aiutare mio padre nel suo ranch. La gente qui intorno non capisce, e io non sono coraggioso come Palmer.»

      Ezra studiò Richard per alcuni secondi. Sì, conosceva bene il concetto. Anche lui non si era dichiarato per i primi trent’anni della sua vita. «Hai mai sentito parlare di un posto chiamato Cattle Valley?»

      «No, è un nome che non mi dice niente.»

      Ezra fece un ampio sorriso. Capitava molto spesso. Cattle Valley sembrava essere una sorta di utopia segreta, nota solo a pochi. «È in Wyoming. Il mio ranch si trova lì, e Wyn possiede un negozio di abbigliamento in città. Dovresti farci un salto.»

      Richard annuì. «Non si fanno problemi con la nostra sessualità?»

      Ezra ridacchiò. «Beh, fammi pensare. Lo sceriffo è coinvolto in un ménage a tre, e il sindaco è in vacanza alle Hawaii, intento a passare una notte bollente dietro l’altra con tutti i surfisti su cui riesce a mettere gli occhi.»

      «Accidenti.»

      «Vieni a trovarci. È una bella comunità, un luogo in cui essere te stesso.»

      Quando svoltarono su una strada sterrata e polverosa, Wyn iniziò ad agitarsi. «Scusami» disse Richard. «Non hanno ancora finito di sistemare le strade, sono ancora malmesse dopo le piogge primaverili.»

      Ezra osservò Wyn sbattere le palpebre diverse volte prima di aprire gli occhi. Per un momento sentì quel piccoletto irrigidirsi tra le sue braccia. «Va tutto bene, calmati» lo tranquillizzò Ezra.

      «Ezra?» gli chiese Wyn posandogli una mano sul viso. «Sei stupendo.»

      Lui sentì il viso arrossire a quel complimento. Era più o meno la stessa reazione che avevano avuto i suoi aiutanti al ranch prima che partisse. Si era quasi dimenticato di essere stato un vero stallone quando era più giovane. Una volta Nancy… Ezra interruppe subito quel pensiero. No, doveva voltare pagina. Vent’anni passati a farsi carico del senso di colpa per la morte di Nancy erano sufficienti.

      «Sono qui, adesso, Wyn. Mi prenderò cura di te.»

      La mano di Wyn si spostò dal viso di Ezra alle bende che coprivano il suo.

      Lui vide la preoccupazione negli occhi di Wyn, e scosse la testa. «Sei ancora un uomo dannatamente bello. Le cicatrici aggiungeranno un po’ di rudezza al tuo bel faccino. Andrà a finire che dovrai scacciare i pretendenti quando torni a casa.»

      Wyn sbadigliò mentre entravano in un parcheggio. «Questa è la casa di tuo padre?» chiese Ezra.

      Guardando fuori dal finestrino, Wyn annuì. «Questo posto non è bello come il tuo ranch.»

      «La mia casa è solo uno specchietto per le allodole. Gli acquirenti tendono a notare cose del genere. È quello che c’è nei fienili e dietro le recinzioni che conta.»

      Quando il furgone si fermò, Ezra annuì a Richard. «Apprezzo davvero tanto quello che hai fatto. Passa di nuovo, così ti possiamo offrire una bella cena e una birra.»

      Richard sorrise. «Ti prendo in parola. Fammi prendere la tua borsa.»

      Portando Wyn su per i gradini del portico, Ezra si spostò di lato in modo che Richard potesse aprire la porta.

      «È serrata» borbottò Wyn. «Le chiavi erano nel furgone.»

      Richard si frugò in tasca e tirò fuori un portachiavi. «Le ho prese prima di accompagnarti in ospedale. Hai chiuso a chiave la porta? Nessuno da queste parti lo fa.»

      «Sono successe

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