La Proposta Del Miliardario. Jambrea Jo Jones
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Erano pensieri pericolosi. Remington Marlow poteva avere tutti gli uomini che voleva. Semplicemente non aveva tempo, con tutto il lavoro che aveva travolto la compagnia nell'ultimo periodo, ed El era stata la scelta più facile e veloce, la persona in quel momento migliore a cui chiedere di interpretare quel ruolo. El era stato semplicemente nel posto giusto al momento giusto. La parte difficile sarebbe stata far credere all'anziano Marlow che fossero davvero una coppia. Sperava che Remi avesse un piano anche per quello.
Chiuse la porta della camera di sua madre alle proprie spalle, dirigendosi poi verso la cucina. La domenica precedente aveva preparato il cibo per tutta la settimana quindi aveva vari piatti tra cui scegliere. Optò per una insalata. Non aveva molta fame. Il suo stomaco era un po' sottosopra e preferiva che il cibo che mangiava rimanesse lì. Cosa dice la protagonista del libro preferito di mamma? Qualcosa sul fatto che domani è un altro giorno? Sì, avrebbe seguito quella filosofia, perché sembrava che la sua vita stesse per diventare comunque una sorta di film.
* * * *
Per la prima volta da anni, El aveva paura di andare al lavoro. Forse non era tanto la paura quanto il non sapere quello che sarebbe accaduto. Più tardi, quel giorno, avrebbe cenato con Remi. Se volevano fingere di essere fidanzati, doveva abituarsi a usare il nome del capo. Non sarebbe stato bello chiamarlo signor Marlow davanti a suo padre. Avrebbe interrotto la farsa del finto fidanzato prima ancora che iniziasse. E per quanto tempo avrebbero dovuto fingere? C'erano molte domande che avrebbe dovuto ricordarsi di fare, quando si fossero incontrati.
E non era pronto neppure a passare del tempo col padre di Remi, anche se sapeva che sarebbe successo molto presto.
La cena non sarebbe stata poi così male. Almeno avrebbero mangiato in ufficio, solo loro due. Se avesse sbagliato qualcosa non ci sarebbe stato nessun altro ad assistere. Cosa avrebbero detto a Sara Jo? La donna avrebbe voluto sapere tutto sul perché usciva col capo. Li vedeva insieme ogni giorno. Non avrebbe impiegato molto tempo a fare due più due. Non era stupida. Forse Remi aveva già pensato a una soluzione, oppure avrebbero potuto discuterne e trovarne una insieme. El non voleva mentire alla sua migliore amica. Oltretutto lei avrebbe potuto aiutarli in qualche modo. Non sarebbe stato male avere qualcuno dalla loro parte per dargli una mano in quella che sembrava a tutti gli effetti una sit-com.
È la mia vita. Come diavolo sono arrivato a questo punto? Voleva un'esistenza normale, era forse chiedere troppo?
Raggiunse la propria scrivania senza incontrare nessuno. Era in anticipo. Probabilmente i suoi nervi lo avevano costretto a uscire di casa per iniziare subito la giornata. Aveva bisogno di un caffè, dato che non aveva ancora avuto il tempo di prenderne uno. Era stato impegnato con sua madre, che aveva avuto una brutta nottata, trascorsa facendo avanti e indietro dal bagno. Già mangiava poco, le mancava solo di rigettare quelle poche cucchiaiate di minestra che riusciva a buttare giù. Se avesse continuato in quel modo, sarebbe stata costretta a tornare in ospedale. L'infermiera della casa di riposo sarebbe arrivata il giorno successivo, forse potevano chiedere a lei cosa fare.
La caffettiera della sala relax era vuota, ma se lo era aspettato, visto che sembrava il primo ad essere arrivato. Preparò il caffè e tornò alla scrivania per accendere il computer. Quel mattino doveva controllare il progetto di uno dei suoi colleghi e sapeva che nel pomeriggio ne sarebbe arrivato un altro da sistemare. Il motivo per cui amava tanto il suo lavoro era perché lo costringeva a concentrarsi, tagliando fuori il resto del mondo. Se non lo avesse fatto, avrebbe messo in pericolo delle vite umane. Quel giorno era ancora più contento del proprio lavoro: aveva troppe cose in testa a cui non voleva pensare.
I dipendenti stavano iniziando ad arrivare e l'ufficio sarebbe presto diventato caotico.
L'ora di pranzo arrivò prima che se ne rendesse conto. Voleva andare a casa e aiutare sua madre a mangiare, dal momento che non sarebbe tornato per cena. Finché la donna riusciva a mangiare qualcosa, non aveva importanza se lo faceva a pranzo, a cena o in un qualunque momento della giornata.
El portò la sua tazza di caffè nella sala relax così da poterla lavare. Sara Jo aveva evidentemente avuto la sua stessa idea. El non voleva incontrarla di nuovo, non fino a quando lui e Remi non avessero affrontato e capito come gestire la situazione del “finto fidanzato”.
“Ehi, El. Stai andando a casa? Come sta Kathleen?”
“Non bene, ma sì, sto andando a casa. Ho bisogno di andare da lei. Ne parliamo dopo, d'accordo?” El si voltò verso la porta, senza aspettare la sua risposta.
“Dalle un abbraccio da parte mia.”
“Lo farò.” El agitò una mano e se ne andò.
Ci era andato vicino. Avrebbe tanto voluto rivelarle quello che stava succedendo. Sara Jo era stata al suo fianco fin dall'inizio: la prima volta che era stato diagnosticato il cancro a sua madre, la remissione della malattia e ora il suo ritorno. Era uno dei motivi per cui lo aveva fatto entrare nell'ufficio di Remi il giorno precedente. Sapeva che aveva bisogno di soldi. Ma la possibilità di usare il farmaco sperimentale stava scivolando via. Nel suo stato, sua madre sarebbe potuta non essere più una candidata. Era un fatto che avrebbe dovuto affrontare. Perché quella terribile prospettiva stava diventando ogni giorno più reale. Il fatto che sua madre venisse curata e accudita a casa non lo avrebbe aiutato a nascondere la testa sotto la sabbia riguardo la gravità delle sue condizioni. Non voleva neppure pensarci, figuriamoci parlarne a voce alta. Lo farò domani.
In quel momento, doveva correre a casa e cucinare qualcosa per entrambi. Aveva saltato la colazione e il caffè non aveva fatto altro che aprirgli ancora di più lo stomaco. Aveva davvero bisogno di mangiare un panino, aveva davvero bisogno di affrontare l'inevitabile, aveva davvero bisogno di gestire quello che stava accadendo. Avrebbe dovuto accettare prima quanto fosse grave.
Respira, si impose.
Non importava quanto fosse arrabbiato, non poteva lasciare che sua madre lo vedesse. Tutto ruotava intorno a lei, non a lui. Si fermò davanti alla porta di casa e si prese qualche minuto per ricomporsi prima di aprirla. Doveva cercare di farle bere qualcosa, anche solo dell'acqua, e sperare che non la vomitasse. Avevano delle medicine per la nausea ma, se l'acqua non fosse rimasta al suo posto, non l'avrebbero fatto neppure le pastiglie. Fece un altro sospiro profondo ed entrò. Non c'era un posto al mondo in cui aveva paura di entrare. Tuttavia, quando aprì la porta di casa, si chiese se quello che lo aspettava dentro fosse il suo incubo peggiore.
Capitolo Cinque
Remi passeggiava nel proprio ufficio. La giornata si era trascinata lentamente. Era rimasto bloccato dietro la sua scrivania, lavorando su un sacco di scartoffie. Di solito non gli dispiaceva, ma quel giorno sì, probabilmente a causa della cena che lo attendeva. Sara Jo se n'era andata, una scelta saggia, a suo avviso. Se aveva pensato che fosse successo qualcosa, visto quanto era nervoso, non aveva detto niente. Remi avrebbe aspettato per ordinare del cibo fino a quando non fosse arrivato El, nel caso in cui avesse qualche allergia. Avvelenare un ragazzo di certo non era un buon modo per iniziare il primo appuntamento.
Ma… quello non era un appuntamento. Era un incontro strategico. Una sorta di incontro d'affari, ecco, per capire come muoversi.
Remi viveva in centro, in uno degli appartamenti di lusso che si affacciavano sul capo di baseball. Era fantastico uscire sul balcone quando c'era un evento musicale. E poteva anche vedere buona parte delle partite. Era uno dei vantaggi di stare a casa… cosa che ultimamente non accadeva molto spesso. L'area in cui viveva era ancora in costruzione e l'unica cosa che mancava davvero era un negozio di alimentati. Appena l'avessero costruito, Remi avrebbe potuto raggiungere ogni cosa a piedi nel giro