La Proposta Del Miliardario. Jambrea Jo Jones
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El odiava sentirla parlare così. Aveva lo stomaco sottosopra e voleva disperatamente piangere. Era sua madre. Non poteva lasciarla andare. Non ancora.
“Va bene.” Per il momento era meglio assecondarla, così avrebbero potuto chiudere quel discorso tanto penoso. “È successa una cosa strana al lavoro. Quando ho chiesto al mio capo di avere altri straordinari, mi ha risposto che avevo già raggiunto il numero massimo di ore lavorative.”
“Bene!”
El emise una risata. Quella era sua madre.
“Comunque, mi ha detto che aveva una proposta da farmi.”
“Sta diventando interessante.” Sua madre si sfregò le mani.
“Senti prima quello che mi ha proposto. Vuole che mi trasferisca a casa sua.”
“Aspetta, cosa? State uscendo insieme? Non mi avevi detto di avere un ragazzo.” Sembrava un po' confusa e anche un po' offesa.
“No, non stiamo uscendo insieme. Vuole che io sia il suo 'finto' fidanzato.”
“Perché?”
“Non gliel'ho chiesto. Ero troppo shoccato dalla sua proposta. Mi ha detto che mi avrebbe pagato, perché ho bisogno di soldi. Dovrei solo trasferirmi da lui e fingere che stiamo insieme.”
“Fallo.”
El era sconvolto. “Cosa? Mi stai prendendo in giro?”
“Certo che no. Accetta la sua offerta.”
“E tu?”
“Chiama la casa di riposo.”
“No.” Non poteva farlo. Non ancora.
“Allora chiama una di quelle infermiere a ore. Sono abbastanza sicura che siano coperte dall'assicurazione. Controlla. Ma voglio che tu accetti la sua proposta. Fallo per me. Non voglio che tu rimanga solo.”
“Mamma, non hai sentito la parola 'finto'?”
“L'ho sentita. Ma non si sa mai cosa può accadere. Fidati di tua madre.”
“Questo non è un romanzo rosa. Mi trasferirò solo per un periodo di tempo limitato. Firmeremo un contratto. Sarà tutto stabilito a tavolino.”
“Sarà meglio che ti dia da fare, allora. Ho visto il tuo capo. È sexy.”
El sospirò. “Devi proprio sentirti meglio.”
“La vita è breve, tesoro. Devi divertirti.”
Divertirmi. So ancora come si fa?
Sua madre gli aveva appena detto di accettare la proposta, e lei era l'unica persona al mondo a cui non riusciva a dire di no. Ma a quale prezzo?
Capitolo Tre
Poteva andare meglio.
Remi sbatté la testa contro la scrivania un paio di volte. Non servì a niente. Avrebbe dovuto pensarci di più prima di blaterare quella strana proposta.
Forse era meglio andare a pranzo e dimenticare tutto, attribuendolo a un'allucinazione da zuccheri. Non che ne avesse mai avuta una. Ma quello era un giorno buono come un altro per una prima volta. Voleva fare felice suo padre ma al tempo stesso sapeva che un finto fidanzato non sarebbe comunque durato. Era un'idea stupida pensare di poter fingere di avere una relazione per un certo periodo di tempo. Remi aveva bisogno di tagliare le spese e vivere solo della rendita mensile fino a quando i soldi del conto fiduciario non fossero stati nelle sue mani. Poteva mostrare a suo padre che era in grado di farlo. Forse quello avrebbe attirato l'attenzione di suo padre abbastanza da fargli capire che Remi non aveva bisogno di qualcuno nella sua vita, non in quel momento, e forse mai. Era gay. Perché avrebbe dovuto adeguarsi all'idea eterosessuale di relazione monogama?
Per papà.
Remi sospirò. Sapeva che suo padre aveva a cuore la sua vita ma a volte gli rendeva le cose davvero difficili.
Ripensò all'espressione sul viso di Elros. Era passato dallo shock al rimuginarci sopra. Sarebbe davvero così brutto?
La sua mente era troppo affollata di pensieri. Doveva uscire dall'ufficio e schiarirsi le idee. Si metteva sempre nei guai quando faceva le cose senza riflettere, come quella volta che aveva convinto suo cugino a fare quel tuffo dalla scogliera. Aveva pensato che sarebbe stato divertente ed era saltato con lui… senza pensare, aveva solo agito. Suo cugino aveva sbattuto la testa su una roccia, era svenuto ed era stato portato in ospedale. Solo dopo aveva scoperto che Michael aveva paura delle altezze. Forse Remi non avrebbe fatto una cosa simile se lo avesse saputo. Forse. Era proprio quell'atteggiamento del cazzo che lo metteva nei guai.
Un lieve bussare alla porta lo distrasse dai pensieri.
“Sei pronto per l'incontro col signor Johnson?” Sara Jo fece capolino dalla porta.
“È già l'una e mezzo?” Bene, ecco come saltare la pausa pranzo.
“Quasi. Volevo assicurarmi che tu avessi il tempo di rivedere gli appunti prima che arrivassero i dirigenti.”
“L'ho già fatto. Se hai già preparato la sala riunioni, vado subito lì.”
“È tutto pronto. Ho fatto il caffè e messo le bottigliette d'acqua nel frigo per averle alla giusta temperatura. Chiederò loro se vogliono altro quando arriveranno.”
“Perfetto, grazie.”
“Com'è andato l'incontro con El?”
Remi si era dimenticato che i due fossero amici. Avrebbe dovuto ricordarlo. Dannazione. Quello avrebbe potuto rendere difficile l'intera situazione, perché il piano non avrebbe funzionato con Sara Jo, lei forse avrebbe visto oltre le bugie. Ma nessuno poteva saperlo. Se qualcuno lo avesse saputo, lo avrebbe scoperto anche suo padre. Scopriva sempre tutto. Era tipo… il suo super potere.
“È andato bene.”
“Okay, d'accordo.” Sara Jo si chiuse la porta alle spalle.
Remi avrebbe dovuto parlare con El e assicurarsi che non dicesse niente, anche se non era d'accordo. Se non avesse accettato, Remi avrebbe cercato qualcun altro. Non aveva il tempo di convincere le persone. El era perfetto, maledizione. Aveva bisogno di soldi. Era intelligente. Sembrava anche facile parlare con lui. Ma c'era Sara Jo. Loro due erano buoni amici. Avrebbe mai creduto che stavano uscendo insieme? El le aveva già detto qualcosa al riguardo?
Forse si sarebbero rivelati più compatibili di quanto entrambi pensassero. Ma, per il momento, aveva bisogno di concentrarsi sugli affari. Non poteva presentarsi alla riunione con la testa che virava da tutt'altra parte. Ci sarebbe stato tempo per pensare a quello, più tardi, anche se non aveva un vero e proprio piano d'azione con Elros. Avrebbe potuto chiamarlo nel proprio ufficio. No, non poteva. Aveva detto al ragazzo che gli avrebbe concesso un paio di giorni per riflettere. Se lo avesse spinto a dargli una risposta prima del tempo, sarebbe stato scortese.