Le Cacciatrici Di Mostri. Gemma Cates

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Le Cacciatrici Di Mostri - Gemma Cates

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coinvolgevano crimini commessi contro gli umani. Personalmente, a me non piaceva alcun tipo di creatura, bestia o essere che uccideva, indipendentemente dal tipo di vittima.

      Quali che fossero i problemi di Rafe, lui aveva ceduto il fascicolo del mannaro felide scomparso. Non ero sicura che sarebbe stato d’aiuto, purtroppo. Pur considerando la potenziale quarta vittima, non vedevo il collegamento.

      Era il momento di chiamare Barrett Miller e di conoscere i retroscena di cui lui era stato così avaro. Fottuto dilettante. Stava soltanto ritardando l’indagine con le sue cocciute stronzate.

      Già, la mia pressione sanguigna stava già salendo solo al pensiero di dover avere a che fare con lui.

      Avrei affrontato Miller dopo pranzo.

      Non volevo avere a che fare con quell’arrogante stronzo a stomaco vuoto. Portava la mia fame a un livello completamente nuovo.

      Motivo per cui, quindici minuti dopo, avevo finito col camminare lungo South Congress. Il piccolo spazio, uso ufficio, che avevo affittato era grande abbastanza solo per Eric e me, in tutto una trentina di metri quadri, e decisamente non era abbastanza grande per ospitare una cucina. Il nostro mini-frigo a malapena aveva spazio per le bevande. Inoltre, io non ero esattamente il tipo di persona che si porta la borsa col cibo, che ci sia spazio nel frigo oppure no.

      A metà strada tra l’ufficio e la mia panineria preferita, l’avevo sentito; un formicolio alla nuca.

      Sebbene l’avessi riconosciuta, non era una sensazione che sperimentavo con una certa frequenza. Io ero la predatrice, non la preda. Come cacciatrice di mostri, il mio lavoro era dare la caccia ai mostri e ucciderli.

      Il terrore della notte aveva paura di me.

      Quale creatura aveva le palle per darmi la caccia in pieno giorno?

      Mi ero rifugiata in un autosilo. Se qualche stupida creatura voleva darmi la caccia, chi ero io per negarle la oh-così-breve gioia di pensare di avermi messa all’angolo?

      Mentre sgattaiolavo tra le auto e stavo accovacciata in attesa, riflettevo sul mio attuale carico di lavoro.

      Avevo sette casi aperti, tutti di Classe C, riguardanti creature inferiori che non avrebbero osato gironzolare per le strade alla luce del giorno. Di sicuro, niente che potesse vedermi come una vulnerabile, potenziale vittima.

      L’unica eccezione, il mio caso di più alto livello, era Mark Jared.

      “Non per interrompere la tua meditazione quotidiana, ma hai un momento?” aveva chiesto Miller, dietro di me.

      Barrett Miller si era avvicinato di soppiatto a me.

      Ma. Che. Cazzo.

      Mi aveva colto di sorpresa.

      Mi ero fatta cogliere di sorpresa.

      Ed ero ancora accovacciata tra due auto in un autosilo. Avevo teso la mano, aspettando che lui mi tirasse su in piedi.

      “Ti sembro completamente insensato?” era stata la sua risposta alla mia mano protesa.

      Avevo dovuto ricacciare indietro il sorriso che mi tirava le labbra. Non mi sarei lasciata divertire dall’uomo sexy che vedeva attraverso di me. Perché avevo immaginato quello scenario assolutamente con lui a terra e io in piedi.

      “Sei qui per darmi i retroscena su Mark?” avevo detto mentre mi alzavo fluidamente in piedi senza aiuto. Come se avessi avuto bisogno di aiuto per rimettermi in piedi.

      “Sono qui per portarti a pranzo.”

      Lo avevo fissato. Adesso aveva ripreso a farmi incazzare.

      “E per darti i retroscena su Mark. Hai qualcosa contro il sederci per mangiare?”

      Condividere un pasto con questo tizio sarebbe un errore. Non socializzavo con i mostri, nemmeno con quelli che non avevano ancora superato il limite.

      “Possiamo camminare e parlare. C’è una panineria dietro l’angolo.” Mentre lui si spostava per camminare al mio fianco, avevo aggiunto, “Ti spezzerò le dita se mi tocchi.”

      “Non mi aspetterei niente di meno.” Le parole erano giuste, ma il tono era del tutto sbagliato.

      Non c’era paura. Nessun rispetto.

      Lo avevo guardato sospettosamente, ma lui non aveva cercato di toccarmi. Molto bene. Rafe detestava quando i donatori avevano dita rotte… e altre cose rotte.

      “Mark era in un gruppo di supporto.”

      “Cosa?” Ero davvero deconcentrata.

      Questo fottuto licantropo stronzo mi aveva scombussolato il corpo e il cervello. Non stavo affatto seguendo la conversazione.

      “Dopo che Mark è stato trasformato in un licantropo, l’ho inserito in un gruppo di supporto. Siamo stati entrambi trasformati dal medesimo licantropo, ma a qualche mese di distanza. Usavo questo gruppo di supporto per mettere la testa a posto, così ne ho parlato a Mark.”

      Mi ero fermata e mi ero voltata per guardarlo. “Per mettere la testa a posto.”

      “Per controllare la bestia,” aveva risposto senza esitazione, come se fosse una semplice constatazione dei fatti.

      Come se fosse possibile controllare la bestia. Nessun mannaro controllava completamente la bestia, ecco perché il mostro-in-attesa.

      D’accordo, quella era una bugia, e non c’era niente di peggio di un bugiardo. Non tolleravo che gli altri fossero meno che sinceri con me, per cui dovevo attenermi a quel medesimo standard.

      Alcuni licantropi controllavano la bestia.

      Ma non molti.

      E… “Con un gruppo di supporto?”

      Lui mi aveva restituito lo sguardo, un’espressione soave sul viso. Era la prima volta che permettevo a me stessa di vedere veramente i suoi occhi. Nocciola. Chi conosceva mostri-in-attesa con gli occhi nocciola? Prima d’allora non mi ero mai preoccupata di notare il colore degli occhi di un mostro.

      “Hai problemi con i gruppi di supporto?” Di nuovo quell’espressione soave.

      Come se i mostri partecipassero abitualmente ad attività affettive come i gruppi di supporto.

      A parte il fatto che lui non era un mostro. Non ancora.

      “Mi stai infinocchiando.”

      “No.” Si era girato di nuovo verso il marciapiede e aveva continuato a camminare.

      Avevo alzato gli occhi al cielo – perché un gruppo di supporto? – e lo avevo seguito. “D’accordo, sei entrato in questo… gruppo per mettere la testa a posto, lo hai consigliato a Mark e poi?”

      “E poi lui li ha uccisi tutti. Tutti tranne uno.”

      Cos’era quella strana sensazione? Indigestione?

      No, perché non avevamo ancora mangiato.

      Merda,

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