Lo Scricciolo. Kristy McCaffrey
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Читать онлайн книгу Lo Scricciolo - Kristy McCaffrey страница 13
«Quello di T.J.?» chiese Logan, inarcando un sopracciglio.
Matt annuì.
«Immagino questo spieghi la sua inclinazione ai piaceri. La madre non era lì a farlo rigare diritto.»
«L’intemperanza è quasi una delle migliori qualità di T.J.» commentò Matt, torvo.
«Beh, sei riuscito davvero a lasciarmi a bocca aperta, e non si verifica spesso ultimamente.»
«Dormiamo un po’, adesso.» Matt si allungò sul divano. «Penseremo al da farsi domani.»
«Qualcosa mi dice che resterò su questo pavimento per un bel pezzo. Forse dovremmo trasferirci nella casa dei mandriani finché mamma non avrà finito di ridecorare le stanze sull’altro piano.»
«Che c’è, l’età ti sta rammollendo?»
«No, sono semplicemente realista. Non dirmi che non hai notato le due donne, giovani e graziose, che in questo istante dormono nei nostri letti…»
«Sta’ alla larga da Molly.» La voce di Matt era sommessa ma velata di una tacita minaccia. Fu solo dopo aver pronunciato quelle parole che si accorse di quanto possessivo si sentisse nei suoi confronti. Respirando a fondo per calmarsi, aggiunse: «Scusa, mi sono espresso male. Penso solo che dovremmo prendercene cura finché non si sarà sistemata in qualche modo. Dovrà pur esserci un marito adatto a lei tra i giovani aiutanti che circolano da queste parti.»
Logan sollevò un sopracciglio. «Le stai cercando marito?» Rise. «E quando saresti diventato il suo angelo custode? Perché devo proprio dirtelo, Matt, il modo in cui la guardavi qualche minuto fa di angelico non aveva un bel niente.» La pronuncia strascicata di suo fratello era sempre accentuata quando pur rivolgendo complimenti assestava colpi nei posti più impensati.
«Che cosa vorresti dire?»
«Niente» rispose Logan con un’alzata di spalle. «Però non sono cieco, e so che ci vedi fin troppo bene anche tu. Ho notato, sai, che indossava solo una delle tue camicie. Vuoi trovarle un marito? Non credo che sarà un problema. Ma ti converrà essere davvero sicuro di quello che vuoi tu prima di provare a prendere il controllo della sua vita.»
«Ciò che voglio io non conta. Molly ha patito le pene dell’inferno. E io intendo assicurarmi che d’ora in avanti la sua vita sia migliore.»
«Penso che mi divertirò» rispose Logan, allungandosi sul pavimento.
«A far cosa?»
Un’altra risata. «A guardare te che fai da sensale.»
«Dormi.»
Suo fratello rispose con l’ennesima risatina, quindi ci fu silenzio.
Capitolo Otto
Molly si svegliò con il sole che splendeva attraverso le finestre. Tra l’incontro con Matt nel cuore della notte, nonché le nuove sensazioni che la sua vicinanza aveva scatenato, e il fatto di non dormire in un letto da ben dieci anni, la sua nottata era stata per lo più insonne. Trovando il tutto troppo morbido, aveva gettato una coperta sul pavimento e solo nelle prime ore del mattino era finalmente riuscita ad addormentarsi sulle solide assi di legno.
Le immagini che le avevano affollato i sogni tornarono alla mente. Era al ranch dei suoi, prima della sera in cui tutto era improvvisamente cambiato. Nel sole del pomeriggio, con Emma di fianco, si gingillava accanto al recinto del bestiame. I ricci scuri di sua sorella erano così belli in quella luce dorata che nel sogno Molly non aveva potuto fare a meno di attorcigliarseli al dito.
Che gioia essere di nuovo insieme, Emma.
Sua sorella aveva sollevato la testa verso di lei con un sorriso che le aveva scavato una fossetta in una delle guance, come sempre accadeva quando era molto felice. Quella vista le aveva scaldato il cuore. Poi, nel recinto era apparso un uomo a cavallo: Matt, che cercava di domare l’animale. Ma non era giovane come in quell’estate di dieci anni prima. Era il Matt del presente.
Ricordare il sogno le procurò una fitta al cuore. Emma. Quanto tempo perso. Se tutto andava bene, però, l’avrebbe rivista presto. Nel tentativo di liberare la mente dalle nebbie del sonno, si stropicciò gli occhi.
Susanna le aveva lasciato ai piedi del letto un semplice abito marrone scuro e diversi capi d’intimo bianchi. Leggermente confusa, Molly infilò calze, mutandoni e un sottile sottogonna, quindi indossò una camiciola, abbottonandola alla bell’e meglio. Non vestiva a quel modo da quando era bambina, ma nel giro di poco fu pronta.
Gongolante per aver riacquistato un aspetto femminile, ruotò i fianchi facendo svolazzare l’orlo dell’abito intorno alle caviglie. Dieci anni erano passati dall’ultima volta in cui si era sentita così, pensò con un nodo in gola e gli occhi che bruciavano.
Inspirando a fondo per soffocare l’impulso di piangere, prese gli stivali. Erano così sbiaditi e sporchi… ma non ne possedeva altri. Tirò su i gambali, ben consapevole di quanto poco legassero con l’abito, e si chiese perché le importasse tanto. Matt. A importarle era come sarebbe apparsa ai suoi occhi.
Decisa a non intrattenere oltre quel pensiero, spostò l’attenzione sui capelli, che scendevano disordinati intorno al viso. Per l’intero periodo trascorso con Elijah, l’uomo aveva insistito che li portasse corti, e perciò non avevano ancora raggiunto la lunghezza desiderata. Iniziò a raccogliere la massa di ricci dietro la testa, quindi la lasciò ricadere con un gesto frustrato. La sua esperienza in fatto di acconciature che incontrassero il gusto altrui era praticamente nulla.
E per gusto altrui intendeva quello maschile.
Il gusto di Matt.
Sospirò, sconfortata. Si stava comportando da sciocca. Con tutta probabilità Matt non si sarebbe neanche accorto di lei.
Aprì la porta della camera da letto e si diresse sul davanti della casa. Dal vasto salotto provenivano delle voci e nell’udirle Molly indugiò un attimo sulla soglia, quindi entrò. La conversazione s’interruppe all’istante e i presenti si girarono a guardarla, mentre una vampata di calore si arrampicava su per il collo, incendiandole il viso.
Erano tutti in piedi, Susanna e Claire sul lato destro e Logan e Matt sul sinistro. Di quest’ultimo colse la presenza con la coda dell’occhio, ma non riuscendo a trovare il coraggio d’incontrare il suo sguardo, preferì concentrarsi sull’uomo più anziano che le stava proprio di fronte. Sebbene ricordasse di averlo incontrato solo un paio di volte da bambina, sapeva che era il padre di Matt.
Di figura imponente, Jonathan Ryan era alto quanto i suoi figli e con spalle altrettanto larghe, ma il viso rugoso e i capelli grigi mostravano gli anni di lotta contro quella terra. Fissò su di lei gli occhi verdazzurri – così simili a quelli di Matt – e raddolcì l’espressione. Prossima a un crollo emotivo, Molly sentì una stretta alla gola.
«Buon Dio» esordì piano Jonathan. «Non avevo mai visto nessuno tornare dal regno dei morti, ma tuo padre lo diceva sempre, che avevi la grinta di un ragazzo. Non mi sorprende tu sia sopravvissuta, Molly. Bentornata a casa.»
Le mani della giovane presero a tremare, così