Sta Scherzando, Padre?. Marco Fogliani
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“Beh, veramente non è esattamente ciò che ho detto, né quello a cui stavo pensando.”
Benché avesse così sùbito raffreddato le mie speranze, questo era comunque per me un chiaro segno che in lui e tra di noi qualcosa stava cambiando.
La gita, di un fine settimana, prevedeva la visita guidata piuttosto particolareggiata di tutti i luoghi di interesse all'interno e all'intorno del Santuario, gestito dai frati minori Valverdiani. E inoltre: momenti liturgici e di riflessione comunitaria guidati da un certo padre Francesco, un omone a cui l'appellativo di frate minore proprio mal si adattava; la cena nella mensa del convento insieme ai frati e agli altri pellegrini; il pernottamento, noi donne nell'Ostello femminile e gli uomini nelle celle di un'ala del convento; e naturalmente la santa Messa domenicale.
Ora accadde che sabato sera, terminata la cena, il gruppo si era dato appuntamento dopo un'oretta davanti alla chiesa, così da dare tempo e modo a chi volesse di farsi una doccia, cambiarsi d'abito, riposarsi un poco della lunga e fin lì faticosa giornata; o, come nel mio caso, anche tutte e tre queste cose. Ci aspettava poi una passeggiata tutti insieme sotto le stelle, là dove si diceva che una volta la Vergine avesse ammansito un lupo affamato, facendogli risparmiare due poveri fratellini indifesi.
Ma all'appuntamento col gruppo, Paolo non si presentò. Io mi allarmai della sua assenza, e chiesi ai suoi compagni di stanza di aiutarmi a cercarlo.
Lo trovammo infine, dopo quasi un quarto d'ora di ricerche, all'interno del Santuario – ancora aperto - nella cappellina forse più piccola ed oscura, una di quelle giù nella cripta. Egli era là, da solo e al buio, inginocchiato in raccoglimento con le mani unite a coprirsi il volto, al cospetto di uno dei più antichi dipinti dalla Vergine.
“Paolo, che hai? Non ti senti bene?”
“No, no. Niente, amore. Non preoccuparti. Va tutto bene.”
A quelle rassicurazioni, i suoi compagni di stanza si tranquillizzarono e tornarono a raggiungere gli altri. Io invece rimasi lì, con lui, per capire cosa gli fosse successo.
“Dimmi Paolo: ti è successo qualcosa? Hai qualche problema? A me puoi dirlo. Se non ti confidi con me, con chi altro?”
“No, no. Nessun problema. Però … non so … sì, diciamo che è successo qualcosa. Qualcosa di molto, molto importante. E forse hai ragione tu. Sì, è giusto che tu sia la prima a saperlo. Perché so che tu mi vuoi un bene dell'anima, più di chiunque altro … e, adesso lo so con certezza, anch'io te ne voglio tanto, e sento di doverlo dire prima di tutto a te.”
Beh, aveva cominciato in questo modo ed io pensavo: è merito della Vergine, l'effetto del Santuario. Sta parlando di amore, non l'ha mai fatto in questi termini, con questa intensità. Lo abbracciai, commossa, e strinsi la sua testa al mio petto.
Rimanemmo così per un po', ma quando sciolsi il mio abbraccio Paolo, seppure titubante, proseguì:
“Vedi … il fatto è che oggi, qui, io ho capito. Ho capito tutto. Tutta la mia vita. Ho capito me stesso, i miei pensieri, i miei dubbi. Quello che davvero voglio fare, e quello che davvero mi darebbe gioia. Quello che ha senso, e quello che non ne ha. Tutto si è chiuso, tutto torna, tutto quadra. Il fatto è che io oggi, qui, ho capito che quello che voglio, quello che veramente e soltanto avrebbe senso e darebbe significato alla mia vita, sarebbe che io diventassi frate.”
Sentendo quelle parole rimasi interdetta, credetti in un primo tempo di non aver capito.
“Co … co … cosa hai detto? Vuoi diventare frate?”
Nonostante la sua risposta affermativa, con un cenno del capo, io continuavo a non capire, o a non voler capire.
“Ma poco fa mi hai detto che mi vuoi tanto bene, e che io per te vengo prima di chiunque altro … ”
“Certo che ti voglio tanto bene. E sicuramente anche molto più di prima, di ieri, di questo viaggio. Ma non in modo esclusivo, limitante. Perché è come se avessi trovato la chiave per schiudere un forziere, aprire un tesoro che era dentro di me e che non sapevo di possedere. Grazie a Dio ho capito che il mio amore è una forza enorme, ed è molto, molto di più di quanto potessi offrire fino a ieri a poche persone, o soltanto a te. Amando Gesù posso dare davvero tanto a tante persone che di me, di questo amore immenso hanno bisogno.”
“Allora mi stai dicendo che non mi ami più, e che invece ami Gesù?”
“No. Ti sto dicendo invece che ti amo più di prima, amando Gesù.”
“ … e che non hai più intenzione di sposarmi?”
Lui non mi rispose. Io scoppiai a piangere, di un pianto isterico, e cominciai a tempestarlo di pugni, con tutta la rabbia e la disperazione che avevo in corpo.
“Tu non mi vuoi più, non mi ami più, per colpa di Gesù! Ecco cosa mi stai dicendo. Maledetto, maledetto bastardo!” Non ricordo cosa altro gli abbia detto, probabilmente usai un linguaggio poco adatto al luogo in cui ci trovavamo. Piangevo ed urlavo, e picchiavo e scalciavo, e devo avergli fatto anche molto male, poverino. Lui non disse niente, e insieme ad altri fedeli accorsi cercò di fermarmi.
“Vedrai, il Signore darà la forza anche a te per superare questa situazione”, sono le sue ultime parole che ricordo di aver sentito, prima che qualcuno, cercando di consolarmi, mi riaccompagnasse quasi a forza nella mia stanza.
Da allora non ho più rivisto Paolo. So che ha poi parlato col capo gruppo, chiedendogli che al ritorno mi accompagnassero a casa fino al portone e avvertendolo che non lo aspettassero il giorno dopo, perché non avrebbe proseguito la gita e non sarebbe tornato con noi.
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“Mi creda commissario, questo è tutto. Ma perché mi ha chiesto di Paolo, non gli sarà mica successo qualcosa?”
“In realtà è quello che stiamo cercando di capire.”
“I miei fratelli i primi tempi l'hanno cercato, sia là al Santuario che in città, e forse neanche con buone intenzioni. Volevano fargli cambiare idea, o forse fargliela pagare – sa, loro hanno un po' il sangue caldo. Ma per fortuna non sono riusciti a trovarlo, o almeno così mi hanno detto. Comprensibile, se voleva iniziare una nuova vita. Io ho pensato che fosse andato missionario da qualche parte in una delle tante missioni Valverdiane nel mondo. Ma ero tranquilla che non gli fosse successo nulla, perché ho avuto modo più volte di sentire la sua mamma ed era tranquilla anche lei. Evidentemente aveva sue notizie in qualche modo, anche se non me le riferì mai. E se era tranquilla lei, ero sicura che suo figlio stesse bene ed ero tranquilla anch'io. Ma adesso … gli è successo qualcosa?”
“In effetti è stata proprio la madre a contattarci l'altro giorno. E anche una compagnia d'assicurazioni con cui lui, o qualcuno per lui, aveva stipulato una polizza sulla vita … sapeva nulla di qualcosa del genere?”
Lei scosse la testa, per dire di no.
“Se vuole la terremo informata sugli sviluppi delle indagini. Mi dica lei, come crede”.
“No grazie, meglio di no. Tanto, in fondo, per me Paolo è come se fosse già morto, il 29 settembre dello scorso anno.”
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