Nuovo Ordine Mondiale. Manuele Migoni
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A patto che per irregolare ci si richiami dunque a questioni d'origine.
Cioè quando uomo e donna erano un tutt'uno all'interno di un involucro divino, in un universo ancora totalmente contemplato, prima che avvenisse una scissione, una esteriorizzazione, una duplicazione, per così dire.
Nel caso della scissione dal divino non si è mai compreso chiaramente come sia potuta avvenire (e forse fino al passaggio completo nell'aldilà non ne sapremo poi tanto) se quindi dovuta a un'ingerenza che poi ne ha provocato la divisione, la esteriorizzazione e simile duplicazione, di quello che da Androgino divenne uomo “a sua immagine e somiglianza”.
Siamo già in una fase decadente, dovuta a un inganno, sebbene aldilà della trasgressione di ordini superiori impartiti (altra probabilità che ne farebbe supporre una caduta o fine di un ciclo) possa dunque ritenersi anche come fortuita ingerenza; e se non altro giungiamo - in quelle che poi sarebbero sfociate e destinate a essere già, come società replicanti di tipo nostalgico a un'origine realmente amorevole - al concetto, per alcuni aspetti salvifico, di due: in due può avvenire più effettivamente un tipo di trasmissione originaria, e nei suoi limpidi e riscontrabili residui, in due avviene la generazione, nel segno del due avvengono il giudizio e la riconoscenza.
Il resto, possano essere anche immagini irregolari o animatamente forti e attraenti ( sesso, violenza, oscurità, trasgressione ecc.) che al pari di una droga (proprio e quando perché irregolari) dalle conseguenze, in fondo, fuorvianti, poiché provenienti, come fondamentale concezione e intenzionalità, dagli scarti dell' inganno di quel mondo perduto (di qui un misto fra nostalgia e sfrontatezza) mondo perduto tenuto in maniera irrisoluta, ovvero in un modo da ritenersi adulterato e adulterabile.
Da questi scarti appena citati, più che un aspetto salvifico legato al due, ne avremo aspetti tutt'al più distorsivi, psico/mentali (quindi come mentalità tuttora acquisita) tendenti a “codificazioni” auto/isolanti (e quando si è in preda, spesso inconsapevole, di inganni livellanti e sistematici) in fondo nel tentativo, come detto, di recuperare un amore perduto (da intendersi al più, in via metaforica, come edenica origine pre-diluviana) nella maggior parte dei casi, può dirsi, quando a danno ormai fatto.
E lo vediamo quindi nelle adulterazioni/duplicazioni contraffatte di quei mondi, attraverso quelle che potremmo definire come milizie restanti, nella loro cospicua, razionale, premeditata, strumentalizzazione.
Prendasi l'Androgino: la sua esistenza o condizione è percepita come oltre il sesso o i generi sessuali.
Prendasi la sua materiale trasposizione e duplicazione in età moderna, il Transgender.
Volendone comunque rispettare le libere scelte d'ognuno dovute a un tipo di disagio identitario, proveniente anch'esso da uno scarto, da un errore provocato da un senso originario di inganno, non ci si dovrebbe necessariamente bendare gli occhi di fronte a simili fenomeni, ovvero una più chiara consapevolezza, fuori quindi da ogni generica strumentalizzazione, aiuterebbe semmai a collocare meglio questi aspetti, nel ruolo, nel rispetto – a mondo ormai avvenuto - che al limite spetterebbe loro.
Trattasi di un' identità femminile, incatenata all'interno di un corpo maschile.
E quel concetto del due, imporrebbe giudizio e riconoscenza.
In un caso simile sono questi due valori appena citati che sostanzialmente (e con evidenza) verrebbero a mancare.
E l'irregolarità offensiva proveniente da un suo originario retaggio ( caduta, fine di un ciclo, inganno, trasgressione ecc.) è portata a formarne un trapasso, tanto più forte là dove, al più, non dovrebbe.
Quindi, indipendentemente dal fatto che per un già accennato aspetto citato, il Transgender vada a ricercare soprattutto l'eterosessuale - e per una questione più ampia e irrazionale di nostalgia o amore perduto - nell'eterosessuale, oltre a una pubblicistica fatta di immagini - siano esse già di per sé fisicamente figurative o anche separatamente animate (del cui potenziale e più spiccato trapasso ci si è appena pronunciati) - lo scambio identitario, nello stesso eterosessuale, avverrà con effetti percepiti nel giudizio e nella riconoscenza del tipo “ dovrei essere allo stesso modo un'identità femminile, incatenata all'interno di un corpo maschile” provocandone a quel punto un altro ulteriore disagio, portato dal fatto di non sentirsi, al contrario, in quel modo (e spesso con la sistematica e categorica scusante che sia, a prescindere, un fenomeno latente).
E' quel che si è soliti chiamare, in termini strutturali, omofobia o transfobia, spesso senza spiegarne le implicazioni di fondo, come reale origine della natura e dei mondi, dandone spesso l'impressione di una certa scontatezza, poiché giocata su presupposti strumentali di tipo conflittuale/unilaterale, quando invece una maggior consapevolezza renderebbe causa sia agli uni che agli altri, cioè già di per sé andrebbe a superare e meglio distinguere, e nel rispetto delle parti, le varie terminologie e categorizzazioni inerenti al fenomeno stesso.
Per la salvezza della specie e delle comunità
25/05/2021
Croce e delizia dall' ultima parola, dai preconcetti sull'uomo che "comanda", la gestione che in certe zone la donna ha su di esso, non fa altro che attirarle e comportarle giudizi che, come alibi di tipo religioso, le impongono quasi la ricerca di lidi nascosti o lontani, per esperienze anche di breve e subitanea durata.
Vanno in gioco qui esigenze di tipo fisiologico (altro alibi, spesso e anzitutto di parte maschile) legate al desiderio, che andrebbero semmai meglio intese all'interno della sfera del dominio dei sensi e della personalità, esigenze che se sovrapposte e confrontate su aspetti di tipo caratteriale, nella donna da intendersi più in un senso emotivo (quindi più ricercate o richieste) nell'uomo in una modalità spirituale o meno mondana (e a prescindere dal senso di partecipazione).
Ne vien fuori che la donna ambirebbe all'uomo sicuro, forte, completo, piacente, ma che in quanto a ultima parola, per elevazione spirituale, dominio dei sensi, in fondo ne risulterebbe urtante.
Per poi accontentarsi quindi o di un "viaggio", o di un uomo non-uomo, se non abbandonarsi completamente, quando in termini di ultima parola o di "comando", al vecchio ricco miliardario.
Resto sempre dell'avviso, che per la salvezza della specie e delle comunità in generale, e prima che si prospetti il peggio (che sta comunque avvenendo da sé, fatto salvo un ottimismo o una tranquillità personale che fa sempre parte del vivere consuetudinario) sia meglio affidarsi, oltre che alla sostanza - liberamente intesa - a un minimo codice etico che precluda da ogni pur conoscitiva conseguenza distruttiva, sia meglio affidarsi a una curiosità, a una filosofia della forza - e più forza che filosofia - che alimenti al meglio la percezione sulla propria mente, sulla propria anima, e conseguenti azioni.
Su definizioni formali potrebbero