Nuovo Ordine Mondiale. Manuele Migoni
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Ecco perché a volte la velocità - quando da intendersi specificatamente come sintesi - dovrebbe lasciare spazio all'approfondimento, e il piacere all'etica.
Fra ideologia e patriottismo
14/06/2021
Confronto a più di vent'anni fa, quei partiti italiani corrispondenti alla sinistra, sembrano essersi ridotti al forzato binomio correttivo/terminologico tradizione=fascismo, o a quello ecclesiastico/egualitaristico di matrimonio.
In questo se ne deduce comunque che, sebbene su di un altro piano, di lotta di classe pur sempre si tratti.
E se tutto ciò sia stato dettato dal solito schema che ormai imperversa dal dopoguerra, cioè quello di una più interna contrapposizione fra potenze atlantiche, o anche tra queste e quelle di tipo orientale (schema che per quanto riguarda l'Italia ha visto, in termini ideologici, un ulteriore internamento o infiltrazione ai suoi danni) può dirsi che per ciò che riguarda quelle che potremmo quindi considerare come dispute fra continenti, anche un certo nazionalismo di stampo sovranista, negli atteggiamenti, abbia avuto le stesse velleità/finalità di quei partiti di sinistra - o quantomeno come atteggiamento insito a un altrettanto concetto da lotta di classe - ovvero per il fatto di ostruire l'Europa al suo interno, attraverso l'illusione/strumentalizzazione di una propaganda di tipo anti/immigrazionista, al cospetto del suo opposto corrispettivo (varrebbe qui, ulteriormente, la procedura, come occulta conseguenza, per cui a una richiesta di recupero o aumento di sovranità, per effetti e circostanze se ne andrebbe a ottenere il suo contrario).
Coscientemente o ingenuamente, le appena citate strategie e iniziative intraprese, da parte di queste quinte colonne italiche, in sostanza risultano essere niente più che mere falsità, che ben poco hanno a che fare, in fondo, con i tanto sbandierati diritti, colonne italiche nonostante tutto ancora impegnate nel favorire, direttamente o indirettamente, insospettabili eminenze atlantiche, e loro rispettive e opportune opposizioni.
Difatti come chiave di lettura a una più autentica realtà, l'identificazione di una terza via, in tutto ciò, da una specifica revisione del percorso storico/culturale, che in Italia dal dopoguerra è giunto fino ai giorni nostri, sarebbe già dovuta essere sufficientemente chiara.
Ci si rende conto infatti, di come la vulgata comune sia solita riferirsi a delle fasi caratterizzanti soprattutto un'assoluta contrapposizione occidente/oriente, sia per poterne valutare o riconoscere le insite trame occulte al suo interno, che per ciò che riguarda le rispettive compartimentazioni ideologiche, comunemente considerate come "intangibili".
E proprio perché in questo caso, come abbiamo già segnalato in altri precedenti scritti, trattasi invece di una contrapposizione mediterranea fra emergenti statunitensi e veterani britannici, e in un'ottica di ottenimento unilaterale, di opportuni accordi "sottobanco" fra gli stessi britannici e i loro apparenti antagonisti sovietici.
E aggiungiamoci pure, in quella che viene così a delinearsi meglio come terza via, di un reciproco accordo anglo/francese, come linea di continuità/ingerenza extra/territoriale, attraverso il reclutamento e l'operatività occulta di opposti estremismi, quali quelli di destra e di sinistra (quand'anche relativi a movimenti neo/fascisti o autonomisti/comunisti) per poter meglio assestare, talvolta colpire per poi controllare, la classe politica di un paese in piena ascesa energetico/imprenditoriale come l'Italia.
Dunque in tal senso la vera innovazione, la vera liberazione, non fu tanto quella che cominciammo a santificare ogni 25 Aprile - potrebbe dirsi un prodotto di un assolutismo falsamente ideologico appartenente al duopolio anglo/francese - quanto quella appartenente alla linea A. Moro/E. Mattei e rispettivi compromessi, per cui al di là dai giochi apparentemente ufficiali, e cioè quelli relativi a una contrapposizione USA/URSS, se ne poteva autenticamente riscontrare, più che un ideologismo, un patriottismo di tipo istituzionale, appartenente a una destra e una sinistra nel loro reciproco e accordante superamento.
Fra Ideologia e Patriottismo, semmai, una differenza, e da questo punto di vista, la si poteva riscontrare in quel comunismo impartito dalla Gran Bretagna (poi con succursali “correntizie” fra Russia e Stati Uniti) come precisa finalità e linea teorico-continuativa, attraverso l'élite cazaro/aschenazita ¹ del The Group di Cambridge, che se lo riferiamo anche a un prima del dopoguerra, è chiaro che in termini ideologici avrebbe potuto trovare, in risposta, una colonna nemica quale quella fascista, come spontanea reazione o rivoluzione complessiva.
E per quanto il fascismo, nei suoi uomini chiave, fosse comunque al servizio di Sua Maestà britannica da tempi non sospetti - documenti alla mano, Casa Savoia anzitutto, B. Mussolini dal '17, J. V. Borghese addirittura dal '44, quel Borghese che nel '70 fu fermato nel golpe sovranista filo/britannico dalla DC moroteo/andreottiana - un qualcosa che dapprima si incrinò in coincidenza delle mire etiopi del regime (a spese di quei pozzi petroliferi in Iraq, che sarebbero semmai serviti per i corrispettivi rifornimenti di guerra - pozzi petroliferi poi definitivamente acquisiti con una manovra di stampo moroteo/matteiano) e con la stipula del patto d'acciaio poi, con protagonisti altri due agenti britannici, quali G. Ciano e D. Grandi, nell'occasione con un silente tentativo di avallo a un cambio di strategia governativa – un dietrofront, in fondo - da parte di B. Mussolini, tentativo come risaputo finito non proprio nel migliore dei modi.
Caduti dunque i presupposti, in Italia, di un'autentica trasformazione o rivalutazione in senso patriottico della sinistra o del comunismo (e in seno all'alleanza NATO e per un europeismo più limpidamente costruttivo) finita quindi quella stagione moroteo/matteiana (e anche quella terroristica) il malsano obiettivo di colludere le istituzioni italiane, si aprì sempre più all'innesto delle varie e più o meno occulte oligarchie lobbistiche - che porterà alla frammentaria instaurazione di un non meglio definibile governo unico mondiale - proseguendo attraverso la cooptazione del più accondiscendente apparato socialista, a cui solo un B. Craxi provò poi a opporsi, su delle vicende vieppiù riguardanti, nella circostanza, l'alleanza israelo/americana (in aggiunta a quella anglo/francese) e sempre per questioni energetico/petrolifere, ulteriormente legate al lodo Moro (che prevedeva, come trattativa segreta, il libero scambio in armi e investimenti fra nazioni del Mediterraneo e del Medio Oriente, a patto di non subire attentati al proprio interno) per giungere fino al famoso panfilo "Britannia", per l'Italia l'ennesimo tentativo di smembramento politico/istituzionale, facilitante, attraverso Mani Pulite, la creazione ufficiale della Comunità Europea (CEE/UE) in seno a un concetto di globalizzazione che non ne avrebbe però risparmiato schemi strategico/continentali a scacchiera, in continuità a quelli appena enunciati.
Un qualcosa che in termini occulti bellico/rivoluzionari, e sempre per iniziativa anglo/francese, vedremo dunque rispuntare con le primavere arabe (e in quella circostanza a spese di quello che poi risultò essere l’ultimo governo Berlusconi) per culminare quindi con la più recente e drastica soluzione, da nostalgia d'impero, della Brexit, come a dimostrare che i metodi britannici, in fondo, non è che poi abbiano portato a tanto.
Fino a Bologna ('80) in Italia, degli statunitensi si potrebbe dire che si siano genericamente limitati a controllare, sia attraverso la DC, che a tutto ciò che ruotava attorno alla galassia Stay Behind, forse con la sola aggravante, a confronto dei britannici, di aver ereditato e meglio definito, e fin già dal dopoguerra,