Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Карло Коллоди

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino - Карло Коллоди страница 2

Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino - Карло Коллоди Легко читаем по-итальянски

Скачать книгу

gli è con questo bel garbo, mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba? M’avete quasi azzoppito!..

      – Vi giuro che non sono stato io!

      – Allora sarò stato io!..

      – La colpa è tutta di questo legno…

      – Lo so che è del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!

      – Io non ve l’ho tirato!

      – Bugiardo!

      – Geppetto non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!..

      – Asino!

      – Polendina!

      – Somaro!

      – Polendina!

      A sentirsi chiamar Polendina, Geppetto si avventò sul falegname.

      A battaglia finita, mastr’Antonio si trovò due graffi di più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto. Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.

      Intanto Geppetto prese con sé il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr’Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.

      3. Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino

      La casa di Geppetto era una stanzina terrena. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo.

      Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.

      – Che nome gli metterò? – disse fra sé e sé[11]. – Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.

      Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.

      Fatti gli occhi, figuratevi la sua meraviglia quando si accorse che gli occhi si movevano e che lo guardavano.

      Geppetto disse con accento risentito:

      – Occhiacci di legno, perché mi guardate?

      Nessuno rispose.

      Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e cresci, cresci, cresci, diventò in pochi minuti un nasone.

      Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.

      Dopo il naso gli fece la bocca.

      La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.

      – Smetti di ridere! – disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.

      – Smetti di ridere, ti ripeto! – urlò con voce minacciosa.

      Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.

      Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.

      Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.

      Appena finite le mani, Geppetto sentì portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.

      – Pinocchio!.. rendimi subito la mia parrucca!

      E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per sé.

      A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece tristo e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:

      – Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!

      E si rasciugò una lacrima.

      Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.

      – Me lo merito! – disse allora fra sé. – Dovevo pensarci prima! Oramai è tardi!

      Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, per farlo camminare.

      Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l’altro.

      Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.

      E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.

      – Piglialo! piglialo! – urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva.

      Alla fine capitò un carabiniere il quale, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto[12] di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie.

      Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere, che barricava tutta la strada, s’ingegnò di passargli, per sorpresa, framezzo alle gambe, e invece fece fiasco.

      Il carabiniere lo acciuffò per il naso e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come rimase quando non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? perché si era dimenticato di farglieli.

      Allora lo prese per la collottola, e gli disse tentennando minacciosamente il capo:

      – Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti[13]!

      Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello[14].

      Chi ne diceva una, chi un’altra[15].

      – Povero burattino! – dicevano alcuni – ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo piccherebbe quell’omaccio di Geppetto!..

      E gli altri soggiungevano:

      – Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi!

      Insomma, il carabiniere rimesse in libertà Pinocchio, e condusse in

Скачать книгу


<p>11</p>

disse fra sé e sé – сказал он сам себе

<p>12</p>

coll’animo risoluto – с решительным видом

<p>13</p>

faremo i nostri conti – мы с тобой рассчитаемся / я с тобой поквитаюсь

<p>14</p>

far capannello – столпиться

<p>15</p>

Chi ne diceva una, chi un’altra – кто говорил одно, кто говорил другое