Enrico IV. Luigi Pirandello
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Bertoldo (prendendosi e tenendosi con tutte e due le mani la testa). Ma non ne so una saetta, io, di tutta questa storia!
Ordulfo Eh, stai fresco, allora, caro mio!
Arialdo E il guajo è che non lo sappiamo neanche noi, chi sei tu.
Bertoldo Neanche voi? Chi debbo rappresentare io, non lo sapete?
Ordulfo Uhm! «Bertoldo».
Bertoldo Ma chi, Bertoldo? perché Bertoldo?
Landolfo « Mi hanno cacciato via Adalberto? E io allora voglio Bertoldo! voglio Bertoldo! » – cominciò a gridare così.
Arialdo Noi ci guardammo tutti e tre negli occhi: Chi sarà questo Bertoldo?
Ordulfo Ed eccoti qua «Bertoldo», caro mio!
Landolfo Ci farai una bellissima figura!
Bertoldo (ribellandosi e facendo per avviarsi). Ah, ma io non la fo! Grazie tante! Io me ne vado! Me ne vado!
Arialdo (trattenendolo insieme con Ordulfo tra le risa). No, càlmati, càlmati!
Ordulfo Non sarai mica il Bertoldo della favola!
Landolfo E ti puoi confortare, che non lo sappiamo neanche noi, del resto, chi siamo. Lui, Arialdo; lui, Ordulfo; io, Landolfo…Ci chiama così. Ci siamo ormai abituati. Ma chi siamo? – Nomi del tempo! – Un nome del tempo sarà anche il tuo: «Bertoldo». – Uno solo tra noi, il povero Tito, aveva una bella parte assegnata, come si legge nella storia: quella del vescovo di Brema. Pareva un vescovo davvero, oh! Magnifico, povero Tito!
Arialdo Sfido, se l’era potuta studiare bene sui libri lui!
Landolfo E comandava anche a Sua Maestà: s’imponeva, lo guidava, da quasi tutore e consigliere. Siamo « consiglieri segreti» anche noi, per questo, ma così, di numero; perché nella storia è scritto che Enrico IV era odiato dall’alta aristocrazia per essersi circondato a Corte da giovani della bassa.
Ordulfo Che saremmo noi.
Landolfo Già, piccoli vassalli regali; devoti; un po’ dissoluti, allegri…
Bertoldo Devo anche essere allegro?
Arialdo Eh, altro! Come noi!
Ordulfo E non è mica facile, sai?
Landolfo Peccato veramente! Perché, come vedi, qua l’apparato ci sarebbe; il nostro vestiario si presterebbe a fare una bellissima comparsa in una rappresentazione storica, a uso di quelle che piacciono tanto oggi nei teatri. E stoffa, oh, stoffa da cavarne non una ma parecchie tragedie, la storia di Enrico IV la offrirebbe davvero. Mah! Tutti e quattro qua, e quei due disgraziati là (indica i valletti) quando stanno ritti impalati ai piedi del trono, siamo… siamo così, senza nessuno che ci metta su e ci dia da rappresentare qualche scena. C’è, come vorrei dire? la forma, e ci manca il contenuto! – Siamo peggio dei veri consiglieri segreti di Enrico IV; perché sì, nessuno neanche a loro aveva dato da rappresentare una parte; ma essi, almeno, non sapevano di doverla rappresentare: la rappresentavano perché la rappresentavano: non era una parte, era la loro vita, insomma; facevano i loro interessi a danno degli altri; vendevano le investiture, e che so io. Noi altri, invece, siamo qua, vestiti così, in questa bellissima Corte… – per far che? niente…Come sei pupazzi appesi al muro, che aspettano qualcuno che li prenda e che li muova così o così e faccia dir loro qualche parola.
Arialdo Eh no, caro mio! Scusa! Bisogna rispondere a tono! Saper rispondere a tono! Guai se lui ti parla e tu non sei pronto a rispondergli come vuol lui!
Landolfo Già, questo sì, questo sì, è vero!
Bertoldo E hai detto niente! Come faccio io a rispondergli a tono, che mi son preparato per Enrico IV di Francia, e mi spunta, qua, ora, un Enrico IV di Germania?
Landolfo, Ordulfo, Arialdo tornano a ridere.
Arialdo Eh, bisogna che tu rimedii subito subito!
Ordulfo Va là! T’ajuteremo noi.
Arialdo Ci abbiamo di là tanti libri. Ti basterà in prima una bella ripassatina.
Ordulfo Saprai all’ingrosso qualche cosa…
Arialdo Guarda! (Lo fa voltare e gli mostra nella parete di fondo il ritratto della marchesa Matilde). – Chi è per esempio quella lì?
Bertoldo (guardando). Quella lì? Eh, mi sembra, scusate, prima di tutto una bella stonatura: due quadri moderni qua in mezzo a tutta questa rispettabile antichità.
Arialdo Hai ragione. E difatti prima non c’erano. Ci sono due nicchie, là dietro quei due quadri. Ci si dovevano collocare due statue, scolpite secondo lo stile del tempo. Rimaste vuote, sono state coperte da quelle due tele là.
Landolfo (interrompendolo e seguitando). Che sarebbero certo una stonatura, se veramente fossero quadri.
Bertoldo E che sono? non sono quadri?
Landolfo Sì, se vai a toccarli: quadri. Ma per lui (accenna misteriosamente a destra, alludendo a Enrico IV) – che non li tocca…
Bertoldo No? E che sono allora per lui?
Landolfo Oh, interpreto, bada! Ma credo che in fondo sia giusto. Immagini, sono. Immagini, come… ecco, come le potrebbe ridare uno specchio, mi spiego? Là, quella (indica il ritratto di Enrico IV) rappresenta lui, vivo com’è, in questa sala del trono, che è anch’essa come dev’essere, secondo lo stile dell’epoca. Di che ti meravigli, scusa? Se ti mettono davanti uno specchio, non ti ci vedi forse vivo, d’oggi, vestito così di spoglie antiche? Ebbene, lì, è come se ci fossero due specchi, che ridanno immagini vive, qua in mezzo a un mondo che – non te ne curare-vedrai, vedrai, vivendo con noi, come si ravviverà tutto anch’esso.
Bertoldo Oh! Badate che io non voglio impazzire qua!
Arialdo Ma che impazzire! Ti divertirai!
Bertoldo Oh, ma dico, e com’è che voi siete diventati tutti così sapienti?
Landolfo Caro mio, non si ritorna indietro d’ottocent’anni nella storia senza portarsi appresso un po’ di esperienza!
Arialdo Andiamo, andiamo! Vedrai come, in poco tempo, ti assorbiremo in essa.
Ordulfo