La favorita del Mahdi. Emilio Salgari

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La favorita del Mahdi - Emilio Salgari

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prodigiosa. Le sferzate e gli ich! ich! pronunciati in furia mettevano le ali ai mahari che divoravano la via.

      Fit Debbeud, nel mentre che galoppavano in gruppo serrato, si chinò su Abd-el-Kerim che teneva stretto fra le braccia e lo toccò in volto colla punta del suo jatagan, facendogli uscire una goccia di sangue. L’arabo aprì gli occhi e lo guardò fissamente.

       Bravo arabo, disse lo sceicco sorridendo. Si vede che tu sei di buona razza, formato tutto di ferro di buona tempra. Mi conosci tu?

       Aspetto che tu mi dica chi sei, rispose Abd-el-Kerim freddamente.

       Mi chiamo Fit Debbeud, ma nel Dongola mi si conosce meglio per la Jena del Sudan. È probabile che tu oda questi nomi per la prima volta.

       Mi vanto di non aver mai udito questi nomi che puzzano da bandito a una giornata di cammino.

       Come sai tu che io sono un bandito? Sono lo sceicco di questi beduini.

       Per venire al campo, assalirmi a tradimento e portarmi via non bisogna essere che briganti o figli di quel cane di Mahdi. Queste piastre vuoi pel mio riscatto?

       Si vede che hai dello spirito, cane di un arabo. Voglio vedere se ne avrai altrettanto quando porrò sulla tua bruna pelle certe bestioline.

       Quale scopo hai per rapirmi? chiese sprezzantemente Abd-el-Kerim.

       Fra poco lo saprai, rispose lo sceicco.

      Chiuse la bocca al prigioniero con un pugno che gli fe’ sanguinare i denti, poi rizzandosi sulla gobba del mahari gridò:

       Dritti alle ruine d’El-Garch, ragazzi miei.

      La banda era allora giunta sul limitare delle grandi foreste del Bahr-el-Abiad, i cui alberi si curvavano con mille scricchiolii e con mille gemiti sotto i soffi del simun.

      Fit Debbeud spinse il suo mahari sul sentieruzzo stretto e tortuoso e s’arrestò dinanzi a El Garch, le cui ruine si alzavano come fantasmi fra la profonda oscurità.

       Alto là! comandò egli, volgendosi verso la sua banda.

      Fece inginocchiare il mahari con un semplice: khh! khh! sospirato, si gettò sulle spalle Abd-el-Kerim e dopo averlo avvolto strettamente nel suo taub lo consegnò ai suoi satelliti.

       Lo condurrete nel sotterraneo, gli disse. Se oppone resistenza torcetegli i polsi fino a snodarli.

      Entrò nella sua tenda dove il greco sonnecchiava fra un monte di tappeti. Con un fischio lo fece saltare in piedi.

       Eccomi tornato, mio padrone.

       Ah! esclamò Notis, sei qui finalmente? Come andarono le cose?

       Il colpo è riuscito pienamente, rispose Fit Debbeud. Ho perduto tre uomini ma tu me li pagherai con sei cammelle.

       È in tua mano adunque? Mille tuoni!…

       Sì e senza essere stato avariato dagl’jatagan.

       Ah! cane d’un rivale! gridò il greco con gioia feroce. Se non vi fosse Elenka di mezzo, vorrei farti, sotto questa tenda e in mia presenza, uscire tutto il sangue che hai in corpo.

       Se vuoi che glielo faccia uscir io mi divertirò immensamente.

       No, non lo posso per mia disgrazia. Morrebbe, e a me interessa che non muoia.

       Si potrà fargliene uscire mezzo, incalzò lo sceicco.

       Odimi prima, disse il greco con voce collerica. Un dì, quell’uomo fu il fidanzato di mia sorella, e l’amò furiosamente e ne fu contraccambiato, poi vide Fathma, si dimenticò della prima per amare la seconda.

       Ciò vuol dire essere spergiuri e traditori, ragione di più per farlo morire lentamente e fra i più atroci tormenti.

       E mia sorella?… Elenka lo ama, e forse più di prima.

       La faccenda diventa imbarazzante. E che vuoi fare adunque?

       Fra due o tre giorni Elenka sarà qui e bisogna che prima del suo arrivo schiacci o meglio svelga dal cuore dell’arabo l’amore che ha per Fathma.

       Non trovo altro mezzo che quello di strappargli addirittura il cuore, disse tranquillamente il bandito.

       Ti ripeto che non deve morire.

       Aspetta un momento. E se io mi spacciassi per un amante di Fathma?

       Ebbene?

       Lascia pensare a me o tu vedrai che gli farò perdere ogni speranza di rivedere Fathma e gli farò comparire Elenka come una salvatrice. Il Profeta stesso non potrebbe fare di più.

       Se vi riesci compero da te Fathma a peso di talleri.

       Non chiedo di più. Ora andiamo a trovare il mio rivale e poniamo in opera i nostri progetti.

      Lo sceicco s’inumidì le labbra con una tazza di merissak, accese un ramo d’albero resinoso, uscì dalla tenda e guadagnò l’entrata di un corridoio che aprivasi sotto una specie di piramide smussata e che si sprofondava tortuosamente sotto terra.

      Vi entrò camminando con precauzione fra rottami d’ogni sorta e s’arrestò, pochi minuti, dopo dinanzi ad una porticina ferrata e bassa. Tese l’orecchio: al di fuori s’udiva brontolare il tuono e ruggire il vento sotto le grandi foreste e nel sotterraneo s’udivano le bestemmie e i lamenti del prigioniero. Un satanico sorriso apparve sulle labbra dello sceicco.

       Il mio prigioniero si trova a disagio nel sotterraneo, mormorò egli beffardamente. Lo faremo diventare idrofobo.

      Aprì la porticina ed entrò in una specie di cantina umidissima e tanto fredda da gelare le membra. In un canto scorse subito Abd-el-Kerim, addossato alla parete, coi pugni chiusi, la faccia contratta dalla collera e dal dolore e gli occhi fuori dalle orbite che schizzavano fiamme. Fit Debbeud emise un grande scroscio di risa che l’eco ripetè più volte.

       Che fate, giovanotto mio? chiese egli, sghignazzando.

      L’arabo scattò in piedi come una belva e lo guardò torvamente.

       Miserabile! urlò con voce strozzata, facendoglisi addosso colle braccia tese.

      Lo sceicco trasse flemmaticamente un pistolone e puntandolo verso di lui, disse duramente:

       Se tu alzi una mano verso di me, ti faccio scoppiar la testa.

       Sei un brigante! urlò l’arabo furibondo.

       Si vede che tu conosci bene gli uomini. Non ti sei ingannato qualificandomi per un bandito.

      Abd-el-Kerim lo guardò sorpreso.

       Ma che vuoi fare di me? Perchè mi hai rapito? Che ti ho fatto io per cacciarmi in quest’inferno? Chi te l’ordinò? Chiese

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