Terra vergine: romanzo colombiano. Barrili Anton Giulio
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– E san Giorgio valente vi conceda vittoria sui vostri nemici; – disse Damiano, parlando nel vernacolo della sua città natale.
– Ah! – esclamò l'almirante, fermandosi. – I miei genovesi?
– Sì, messere, e desiderosi di parlarvi. Se non era questa occasione, avremmo chiesto domattina di essere ammessi alla vostra presenza.
– Cose gravi, dunque? e da non potersi confidare al pilota?
– Gravissime, e vorremmo che non le sapesse neanche l'aria. Guardatevi, messere! C'è del torbido, a bordo.
– Lo so, ragazzi, lo so. Da più giorni ho dovuto avvedermene. Gente ignorante ed ingrata! che ci volete fare? Un giorno i più lievi segni del mare e del cielo, segni che non persuadono me, offrono a loro una certezza maravigliosa di approdo imminente. Un altro giorno una cosa da nulla, mettete anche la costanza del buon tempo, me li sbigottisce come i bambini un racconto della balia, quando non ardiscono più spiccarsi dalle sue ginocchia per andare nel fondo della stanza. In verità, figliuoli miei, non avrei mai creduto così debole la fibra umana. E voi, come fate a non seguire l'esempio degli altri?
– Noi? noi… è un'altra cosa! – rispose Damiano. – Noi abbiamo fede nel nostro Genovese.
– Abbiatela in Dio; – rispose l'almirante. – Da lui vengono le grandi idee alla mente; da lui i forti propositi al cuore dell'uomo.
– E dal demonio i cattivi, signor almirante; – rispose Cosma. – Si guardi, Vostra Eccellenza. Da certe parole che abbiamo colte per aria, alcuni tristi avrebbero intenzione…
– Di che cosa?
– Veramente… – balbettò Cosma. – È così nero, il disegno!..
– Di uccidermi, non è vero?
– No, mio signore… o piuttosto, sì, perchè infatti, uccidere e far sparire è tutt'uno.
– Già! – soggiunse Damiano, venendo in aiuto al compagno. – Si comincia a parlare di un'ondata furiosa, che spazzi opportunamente la coperta, trascinando con sè fuori del capo di banda il comandante supremo. —
L'almirante rimase alquanto sovra pensiero.
– Si pensa a questo? – diss'egli poscia. – Per fortuna non c'è l'occasione. Il mare è così costantemente tranquillo!
– Certo, ed è ciò che li annoia. Questi marinai son venuti a desiderar le burrasche, e mi fanno ricordare quel che si dice dei nostri villani del Bisagno e della Polcevera, che si scorticano i polpacci con le calze di seta. Ma Vostra Eccellenza capirà che non c'è bisogno di un temporale, per fare un colpo di mano. L'essenziale è d'inventarne la notizia, per quando si sarà ritornati in Ispagna, e bisognerà render conto della vostra sparizione al governo.
– È un disegno infernale! – esclamò l'almirante, più inorridito che spaventato dall'annunzio. – E siete certi che abbiano pensato di giungere a tanto?
– Oh, per questo, non dubiti Vostra Eccellenza; coi nostri orecchi medesimi abbiamo sentito il discorso.
– Pazienza! – replicò l'almirante. – Sebbene questo non dovessi aspettarmi, vedrò di fare buona guardia.
– E la faremo anche noi; – disse Cosma. – Così conoscessimo i buoni, quelli in cui confidate di più, per metterci d'accordo, e vegliar tutti sulla vostra preziosa persona!
– Amici miei, – rispose Cristoforo Colombo, traendo un sospiro, – conosco voi… da pochi momenti. Quanto agli altri, non so nulla di loro. Eravate a Palos; potete ricordare in che modo si è formato il nostro equipaggio.
– Pur troppo, mio signore! Metà per forza, l'altra metà per caso; tutta gente raccogliticcia. I buoni ci saranno di sicuro, e si vedranno alla prova. Per intanto…
– Per intanto, è buio pesto; – conchiuse Damiano. – Ma Vostra Eccellenza potrà confidarsi di queste cose co' suoi ufficiali.
– Sì, sì, figliuoli, lo farò; – rispose l'almirante. – Ma non è questo, che importa. La mia speranza è altrove. Siete voi marinai?
– Noi? sì, come vede Vostra Eccellenza.
– Infatti, la vostra condizione è tale, per ora. Ma dal primo momento che ho dovuto guardarvi in faccia, mi è parso… che non ne aveste l'aria.
– Le nostre mani, signore…
– Sì, capisco, le vostre mani saranno tinte di pece. Ma non è la pece che fa il marinaio, come non è l'abito che fa il monaco. Le mani del marinaio possono essere anche pulite, ma si riconoscono egualmente; specie nella palma, che par foderata con pelle di squalo. Ora, le vostre mani, che sono lieto di stringere…
– Si faranno ruvide quanto è necessario; – rispose Cosma, inorgoglito da quella dimostrazione di benevolenza, ma anche un pochettino turbato.
– Sta bene; – disse l'almirante, sorridendo. – Quantunque, io non domandi ciò come una qualità necessaria… a mani di cavalieri.
– Messere… – mormorò quell'altro, più turbato che mai.
– Oh, non temete, non voglio andare più in là, – rispose l'almirante. – I vostri nomi, se ben ricordo, sono…
– Cosma e Damiano; – si affrettò a rispondere Cosma.
– E Cosma è lui, e Damiano son io; – soggiunse Damiano.
– Benissimo. Due nomi di fratelli!
– Noi non siamo che amici; ma come fratelli ci amiamo.
– E perciò avete preso il nome da due santi fratelli, che erano anche colleghi di professione; – replicò l'almirante. – Erano infatti due medici, e del primo di loro mi pare di aver letto in un certo libro, che si conservi ancora una ricetta.
– Sono anche i santi protettori dei pellegrini; – disse Cosma, che pareva poco desideroso di stare sull'argomento della medicina.
– Siano dei pellegrini o dei medici, son sempre due benefattori; – conchiuse l'almirante. – E voi certamente avete assunti i lor nomi per adempimento di un voto.
– Vostra Eccellenza legge nei cuori come nei libri; – disse Damiano. – Siamo infatti legati da un voto.
– Per il quale, probabilmente, avrete lasciati gli agi della vita, venendo partecipi alle fatiche, ai pericoli di questo viaggio: non è così? —
I due marinai non risposero parola. Ma per essi rispondeva la sapienza dei popoli, stillata in proverbi: chi tace acconsente.
– Non voglio chiedervi ciò che non potete dirmi; – riprese Cristoforo Colombo. – Siete genovesi, e basta ciò, perchè io v'abbia in conto di fratelli. Ricordate soltanto che bisogna amarla, amarla molto, la terra dove si è nati; amarla tanto più, quanto essa è più sventurata. Sapete quanto abbiano fatta dolente la nostra povera patria, le discordie maledette