Il perfetto amore: Dialogo in tre atti. Bracco Roberto
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Lei può imbrogliare fin che vuole: con l'imbroglio non le riescirà certo di fabbricare un Wagner per suo uso e consumo. (Ridendo un po' e burlandosi di lui) Via!.. «I Maestri Cantori» senza la «Canzone del Premio»…
(interrompendo) È come dire un corpo senz'anima o… un pasticcio di pernici senza pernici.
Assolutamente!
Ma io non ho mai pensata una simile sciocchezza!
(con un salto di stupore) E la scommessa?!
Un piccolo espediente, signora! Il culto wagneriano che ella professa me lo ha felicemente ispirato soccorrendo l'ansia che avevo di vincere quel suo mutismo ostile. Ora, il mio monologo e il suo solitario si sono mutati in dialogo; io parlo con lei, lei parla con me: ciò che avevo stabilito di guadagnare, l'ho guadagnato. Come vede, l'imbroglio c'era.
(allontanandosi un po' dallo scrittoio per allontanarsi da lui) Molto furbo!
Sì, non c'è male: abbastanza.
E, con tutta la sua furbizia, non ha avuto il dubbio che della scommessa mi sia servita io per appurare finalmente chi fosse lei?
… Confesso che a questo non avevo pensato. (Poi, con sarcasmo vendicativo) D'altronde, io non potevo sperare che in lei destasse tanta curiosità la mia povera persona. Ne sono orgoglioso!
(in uno stato di irrequietezza graziosa, va un po' di qua, un po' di là, gingillandosi con un qualche oggetto preso a caso.) Non incomodi il suo orgoglio, sa. Non c'è di che. La mia curiosità? Sfido, io! Da che sono in viaggio, dovunque io vada, mi trovo sempre lei davanti!
(codiandola) Dica piuttosto che mi trova sempre alle sue spalle. (Difatti, in questo punto, si trova precisamente alle spalle di Elena, che guarda una carta di musica sul pianoforte.) Io non faccio che seguirla.
(con simulata ingenuità) Davvero? Credevo che si trattasse di coincidenze casuali.
Mi affaticai tanto per partire da Napoli col medesimo treno con cui partì lei!
(continuando a simulare) Si vanta di uno zelo del quale non la credo capace. Alla stazione di Napoli, lei non c'era.
Io le dico che c'ero.
Lei non c'era.
Ci ero! Ci ero! Le assicuro che ci ero!
Ma no.
Cerchi di ricordare. Badi che avevo la barba.
Una barba finta?!
Una barba vera. Una barba mia.
E che ne ha fatto?
La lasciai a Roma.
Al bagagliaio?
Mentre ella era al restaurant, andai a farmela radere.
Perchè?
Credetti utile sembrare un po' meno brutto e un po' più giovane.
A chi?
Non certo al capotreno. A lei, s'intende.
Sicchè, con quel suo inseguimento senza barba, si riprometteva di conquistarmi?
(atteggiandosi a modesto) Io non aspiravo che a farle tollerare la mia presenza, di cui mi proponevo di offrirle la costante assiduità. La disturbo con la mia presenza?
Ogni tanto lei mi domanda se mi disturba. È lo stesso che domandare come va l'appetito a un poveretto che stia soffrendo il mal di mare.
Io sarei il mal di mare?!
Un ostinato corteggiatore è anche peggio per una signora che viaggia sola.
Non tutte le signore che viaggiano sole sono afflitte da una simile idiosincrasia.
Tutte le signore rispettabili come me! Ma lei non lo sa nemmeno che io sono una signora rispettabile!
Se non lo sapessi, le avrei già mancato di rispetto. In fondo, perchè sono così noioso, io? Perchè so che lei è rispettabile. Vuol vedere che lo so? Le mostrerò gli appunti da me raccolti sul conto suo quando a Napoli cominciai ad occuparmi di lei. Monologavo… nel mio taccuino. (Lo cava di tasca.)
Il pigliare degli appunti sul conto d'una signora fa parte delle attitudini di avventuriero?
Naturalmente. Legga queste paginette. (Le porge il taccuino, aperto.)
(sedendo sul bracciuolo d'una poltrona, prende il taccuino e guarda.) Ha una bruttissima calligrafia!
(sedendole accanto, sopra una sedia.) Sì, la calligrafia non è bella…
Ma come si fa a leggere?!
Non leggo io stesso perchè ella potrebbe credermi intento a mutare il testo. Si regoli: ho un g che sembra una f, un b che sembra una h, un p che sembra un y, e faccio allo stesso modo la n, la r, le s, la z, il v e il c.
Ma è un rompicapo!
Tutto sta a farci l'occhio.
Mi ci proverò. (Cerca di decifrare:) Qua su, si capisce: è il mio nome: «Elena Lamberti Ardori». Poi?.. (Continua a decifrare:) «Vedova… che ha avuto un…» (A Ugo:) Un che?
«Un marito».
Ci sono delle vedove che non lo hanno avuto?
Sicuro! E non le nego che io, sulle prime, sospettai che lei appunto non lo avesse avuto.
(offesa) Mi meraviglio!
Ma visto che fu un sospetto passeggero…
Andiamo avanti. (Fissa un punto della paginetta) Che dice qui?.. «Il quale marito…»
(spiegando) Il quale marito di questa vedova…
(decifrando:)