Il perfetto amore: Dialogo in tre atti. Bracco Roberto

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Il perfetto amore: Dialogo in tre atti - Bracco Roberto

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«Il quale marito non è morto di morte naturale».

Elena

      Questo è vero. (Con un sospiro) Mah!.. (Poi, leggendo in un tono di tristezza:) «Egli si uccise con un colpo di rivoltella dopo qualche mese di manicomio». (A Ugo:) Di manicomio?!

Ugo

      «Di matrimonio». Io ricordo di avere scritto: «matrimonio».

Elena

      (legge con la medesima intonazione malinconica ed enfatica:) «Egli si uccise con un colpo di rivoltella dopo qualche mese di matrimonio perchè era… un areostatico».

Ugo

      Ma che areostatico! «Un nevrastenico».

Elena

      No: questo è inesatto.

Ugo

      Effettivamente, doveva essere non un nevrastenico, ma addirittura un pazzo se preferì un colpo di rivoltella a una moglie come lei.

Elena

      Per sua norma, mio marito fu il più saggio degli uomini!

Ugo

      Mi affretto a crederlo, perchè riconosco una incontestabile competenza nella donna che lo ha amato e che certamente lo ama tuttora.

Elena

      Anche questo è fantastico. Come fa a sapere che lo amo tuttora?

Ugo

      Ne dubiterei soltanto se egli fosse vivo.

Elena

      (con severità) Lei si permette delle insinuazioni!

Ugo

      Ma no… Non si adombri. Legga ciò che segue. Nel mio taccuino è consacrata la sua fedeltà coniugale. Sarà soddisfatta di me.

Elena

      Vediamo. (Legge con facilità:) «Per quanto riguarda la causa del suicidio, risulta nettamente esclusa l'ipotesi che egli abbia avuto dei dispiaceri da sua moglie…»

Ugo

      Ecco: ora ci ha fatto l'occhio.

Elena

      (continuando:) «La quale…»

Ugo

      (spiegando) La quale moglie del marito suicida…

Elena

      (legge velocemente:) «… avendo dato prova di serietà e di rettitudine fin da quando, adolescente, rimase orfana e sola, era andata a nozze con la reputazione di possedere tutte le qualità per renderlo felice».

Ugo

      Ha capito?

Elena

      Sì, questo è carino. La ringrazio. (Voltando la paginetta) E che altro c'è?

Ugo

      Più nulla. Punto e basta. (Fa per riprendere il taccuino.)

(Si levano tutti e due con molto brio.)Elena

      (guardando la paginetta seguente) No, no!.. Qui ce n'è dell'altro! C'è un numero.

Ugo

      Non guardi, non guardi. Un numero scritto a casaccio.

Elena

      È l'età che mi ha attribuita: venticinque anni. (Rendendogli il taccuino) Rinnovo i ringraziamenti. È stato generoso.

Ugo

      Glieli ho forse aumentati?

Elena

      È stato generoso, perchè me ne ha tolti.

Ugo

      Quanti ne ha, in sostanza?

Elena

      Io crederei di averne ventotto.

Ugo

      Il che significa che ne ha trenta.

Elena

      Ah, no. Adesso esagera!

Ugo

      Me ne duole per lei se non li ha.

Elena

      Perchè?

Ugo

      Perchè una vedova che non ha ancora trent'anni è una vedova immatura. Troppo giovane. Non può avere l'esperienza necessaria per apprezzare abbastanza lo stato vedovile!

Elena

      È una bella seccatura, sa, lo stato vedovile!

Ugo

      È lo stato ideale. Suol dirsi che la carriera della donna è il matrimonio. Lo ammetto. Ma il matrimonio è poi anche il suo domicilio coatto. Ebbene, la vedova è una donna che ha compiuta la sua carriera e che dal domicilio coatto se l'è svignata. Conti giusti con la società e indipendenza definitiva. Io mi riferisco, s'intende, ai costumi dei nostri paesi. Altrove, è diverso. Altrove, la donna non ha nessuna ragione di aspettare la morte dell'uomo. Essa, per avere la sua indipendenza, fa una cosa un po' più allegra: non se lo piglia per marito.

Elena

      Lei sta per regalarmi una seconda apologia delle americanine. È un vero tic il suo!

Ugo

      Cioè… cioè… cioè… Non vorrei essere frainteso. Io adoro la fanciulla americana per tutti i vantaggi che la sua indipendenza offre a noialtri uomini; ma sono troppo buongustaio per non preferire alla fanciulla americana la vedovella italiana. Perchè, veda, la vedovella italiana, per noi, è come la fanciulla americana… con quel tanto di più che nella fanciulla americana dev'essere… quel tanto di meno.

Elena

      (con disgusto) «Quel tanto di meno, quel tanto di più»… Lei ostenta un materialismo stucchevole!

Ugo

      Non so quello che intenda per materialismo; ma, senza dubbio, io non vivo nelle nuvole. Mi ci troverei a disagio.

Elena

      Io, invece, ci vivo e mi ci trovo divinamente!

Ugo

      Ciò mi dispiace non poco, perchè non avrò modo di pervenire fino a lei.

Elena

      In areoplano.

Ugo

      Batterei il récord del capitombolo. Non mi conviene.

Elena

      Allora, si rassegnerà a guardarmi col canocchiale.

Ugo

      Il canocchiale è come la speranza: ci mostra vicine le cose che sono lontane. Sicchè, guarderò e spererò.

Elena

      Che cosa?!

Ugo

      Non so… Che lei, un giorno o l'altro, caschi…

Elena

      (tagliandogli la frase, con vivo risentimento) Signore!

Ugo

      … dalle nuvole.

Elena

      Non le hanno detto qual è la mia divisa?

Ugo

      No, non me l'hanno detto. Nei miei appunti, difatti, non c'è.

Elena

      Glielo dico io. (Con un accento lirico:) «Verso la via più alta».

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