La piccola fonte: Dramma in quattro atti. Bracco Roberto
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(passando subito alla sinistra di lui e riprendendoselo a braccetto) Siete un animale!
Mi pare che per dirmi questo potevate restare a destra.
(allontanandosi con lui) No! a sinistra, mio diletto amico! A sinistra! (Spariscono.)
(cercando di farsi sentire pur moderando la voce) Tornate presto, Valentino. Sono sulla corda.
Il tempo materiale ci vuole.
La zia è qui presso. E poi, un po' di sveltezza!
(che s'allontana) A sinistra, caro il mio bestione!
(tuttora pensosa per questo incidente, siede sul sedile di legno e sospira, preparandosi pazientemente ad agucchiare.)
SCENA IV
(facendo capolino dall'uscio che era chiuso) Teresa!
(con un lieve sussulto) Stefano?
Ho sentito un borbottìo… un vocìo…
Ah sì… era Valentino che parlava animatamente con un uomo…
Con chi parlava?
… Con un suo amico, credo.
Valentino potrebbe fare a meno di ricevere i suoi amici in casa mia. Sono quasi sempre degli straccioni. T'incarico di dirgli, senza mitigare, che io non voglio.
Glie lo dirò.
(s'avvicina a Teresa e con una certa vanità dissimulata le mette sotto il naso una busta aperta che ha tra mano.)
Che profumo!
È una lettera della principessa Heller.
Chi è la principessa Heller?
Tu non sai mai nulla di ciò che accade fuori del tuo guscio. La principessa Heller è una gran dama, che s'è stabilita a Napoli da qualche anno ed è già rinomatissima perchè ha il salone più fiorente, più elegante e più intellettuale.
Che potevo saperne, io? (Intenta al lavoro) Se qualche volta tu mi avessi parlato di lei…
Io, personalmente, non l'ho conosciuta che ieri, nello studio del pittore Ferrantino, che lei era andata a visitare.
(semplice) Ieri l'hai conosciuta e oggi ricevi una sua lettera?
Mi scrive per invitarmi a frequentare il suo salone.
(sincerissima) Mi fa piacere. Questo potrà giovarti molto.
(con una punta di risentimento) Ti prego di credere che gioverà molto a lei.
(mortificata) Io dicevo che potrà giovarti perchè… ti divertirai un poco, ti distrarrai…
(con buonumore) Non cercar di rimediare, sai, che è peggio. Hai fatta una gaffe e non parliamone altro. Tanto, ne fai per lo meno cinquanta al giorno: mi ci sono abituato.
(con rammarico) Poi finirai con l'esserne stufo.
Ma no, non temere. Come moglie, va bene. (Graziosamente) Mi sei sempre piaciuta così.
Davvero?
Davvero.
(ha un'espressione d'ingenua fierezza.)
(sedendole accanto con un'affettuosità lievemente sensuale) Dimmi un po', mogliettina: cosa lavori di bello?
Dei grembiuli.
Per la cameriera?
Per me.
Per te!?
Sì, perchè quando si è in faccende per la casa…
Ma questo è ciò che io non approvo. Abbiamo un segretario, una cameriera, un servo, un cocchiere, un cuoco…
Quanti più sono, meno c'è da fidarsi. E, anzi, proprio quel cuoco si dà un'importanza insopportabile! Stamane – per raccontarne una – io sono andata in cucina a controllare il peso della frutta comperata per la colezione, e lui…
(mettendole una mano sulla bocca) No, Teresa! Le gesta del cuoco poi no!
Me l'hai nominato tu, altrimenti non te ne avrei detto nulla. Ti parlo mai di qualche cosa se non cominci a parlarne tu?
(torturandole un po' il collo carezzosamente) Ma che sciocchina che sei!
(ridendo con bonarietà) E che posso farci io?
Non capisci nemmeno che in questo momento vorrei che tu smettessi di lavorare.
Subito, amor mio! (Ripone immediatamente nel cestino la stoffa, l'ago, le forbici.) Tu, intanto, hai lavorato finora.
Con qualche differenza, se non ti dispiace.
Hai lavorato bene?
Ahimè, no! Per ora, sono condannato a un lavoro di transazione che non mi piglia tutto. I bisogni quotidiani mi ci costringono per l'insufficienza del mio patrimonio assottigliato, e io ne soffro, ne soffro… Ma così non potrà durare a lungo. No, no! Io sento già che l'angusto involucro della vita pratica e gretta si sfascia sotto le pulsazioni violente della mia forza. E scriverò appunto il Poema della forza. Perdio! Sarà un'opera di battaglia contro gli esseri inferiori, contro i deboli, contro i vili, contro gl'inutili, contro gli sciocchi…
Anche contro di me?!
(interrompendo il suo volo lirico e sorridendo) Naturalmente!
E che me ne importa che scrivi contro di me? Sempre mio marito sei.
(celiando) E che vuol dire?
Vuol