Gioia!. Annie Vivanti
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Gioia!
I. Gioia! (Idillio in sei mesi)
L'anima mia è triste fino alla morte.
Gentile signora,
Antonino Melzi mi ha detto ch'Ella, illustre poetessa, s'interessa alla mia arte e che alla Promotrice, degnandosi di ammirare l'opera mia, «Il Sacrificio», ha espresso il desiderio di conoscermi. Ne sarò invero onorato e felice.
La mia anima naviga in un mare di letizia. Rescia mi ha mandato il vestito: charmeuse verde-Nilo con bordo di velvet vieux-rose. Lidia e la Delvago che vennero a trovarmi erano verdi d'invidia. La vita è buona a viversi.
.... Bisogna ch'io scriva a quell'oscuro scultore romano. Che noia! Perchè ho detto che volevo conoscerlo?
Melzi e Flavia dicono che è un grave austero melanconico genio. In altre parole vorrà dire che è noioso come la pioggia.
Insomma, intoniamo la corrispondenza alla sua austerità.
Egregio signore,
Grazie. Antonino Melzi e anche la mia cara amica Flavia non cessano dall'esaltare Lei e il Suo grande ingegno.
Venga dunque a trovarmi. Parleremo delle sofferenze profonde e sublimi che l'Arte infligge a chi la segue e serve....
Com'è vuota la mia vita! Com'è grigia e meschina e solitaria.
«Hai la tua Arte», mi dice Melzi. – «Hai la gioventù», mi dice mia madre. – «Hai il genio e la speranza», mi dice mio fratello che è invalido e misantropo.
Io sento di non aver nulla. Nè genio, nè gioventù, nè speranza. Vivo solo, rintanato come una fiera; selvaggio e scontroso nel mio studio tra questi esseri gelidi e immoti di creta e di marmo foggiati da me. Talvolta li guardo – sono tutti nell'atteggiamento della sofferenza! – e mi chiedo:
«Perchè vi ho creati?».
Forse Iddio così guarda noi, e si fa la stessa domanda.
Gentile signora,
Con lieto animo ricevo e accetto il lusinghiero invito.
Claudio mi ha fatto una scena di gelosia che ha durato quattro ore. Ciò mi rialza il morale.
Oggi con lui e qualche amica, da Baratti, nella «princesse» di Rescia mi sentivo veramente «Au-dessus de la mélée». A proposito, che libro sarà quello? L'avrà scritto certo una donna con un vestito nuovo, un amante geloso e un cappello che le stava bene.
Egregio signore,
Sono desolata di aver mancato oggi la Sua visita. Una Lettura di Dante e una conferenza sull'«Evoluzione del Concetto dell'Immortalità dell'Anima, da Platone a Porfirio», m'hanno presa tutta la giornata.
Mi permette di venire al Suo studio? Domani, verso le quattro?
Entrerò trepida e riverente in quel tempio sacro alla Sua nobilissima Arte.
Il tedio della vita è su di me come un mantello di piombo. Lo spleen mi sommerge e mi annienta.
Domani verrà a trovarmi quella lugubre letterata di cui non ho letto che le gravi e rimbombanti epìstole.
Ahimè! Non conosco che gente plumbea, non penso che pensieri tenebrosi, non compongo che monumenti funerari. Il mio studio e la mia anima sono dei cimiteri. Dei cimiteri in cui nessuno è morto; perchè nessuno vi è stato vivo mai.
Mi farò una festa, gentilissima signora, di accoglierla qui domani nel mio studio, pur temendo che ella abbia a provare un disinganno riguardo alla mia arte, la quale.... ecc. ecc. ecc.
Claudio mi conduce a Montecarlo in automobile. Dice che ha un sistema. Gliel'ha dato un professore di matematica. È infallibile. Si gioca sulle dozzine e le colonne. Partiamo subito.
Bisogna avvertire lo scultore....
Egregio signore,
No. Non posso venire oggi al Suo studio.
Non mi trovo spiritualmente preparata alla grande impressione d'arte che – lo sento – mi verrà da Lei. Vorrei per qualche giorno chiudermi nel raccoglimento....
Sono strana? No. Sono poeta; e sono donna. Questa duplice sensibilità mi rende quasi timida davanti alle grandi emozioni spirituali.... ecc. ecc.
Son contento – se qualcosa può rendermi tale – che oggi non venga la trasecolante poetessa. Già troppo sono depresso.
La sua grandiosità di sentimenti mi opprime.
Signora,
Quella trepidanza spirituale di fronte alle mie povere opere, che le vieta di venire oggi da me, troppo mi onora.... e mi addolora.
Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa tortura di spirito che.... ecc. ecc.
Attendo dunque ch'Ella mi dica: Verrò!
Idiota il sistema di Claudio e del suo professore di matematica. Dovevo immaginarmelo! Una progressione pazzesca sulla dozzina che non esce; mentre tutti sanno che bisogna giocare sulle dozzine che escono. Risultato: Claudio – che già è più decorativo che utile – completamente spiantato per un mese; mentre io ho sacrificato tutta la prima edizione di «Parossismi» alle fisime sue e del suo maniaco professore di matematica.
Egregio signore,
Di ritorno da un breve e triste viaggio in Riviera dove le tonanti onde si accordavano col mio agitato e tumultuoso cuore, trovo il Suo gentile biglietto.
Sì, sì! verrò senza fallo. Domani? Alle quattro?
È stata qui la scrittrice. È diversa da quanto m'aspettavo. Molto diversa.
Partendo, ha dimenticato qui la borsetta e un libro.
Per distrazione, più che per indiscrezione, ho aperto entrambi: la borsetta conteneva uno specchietto, della cipria, del profumo e il biglietto di visita di un tenente di cavalleria con alcune parole che non mi permisi di leggere. Il libro s'intitolava: «Pour lire au bain», di Catulle Mendès.
Già; è una donna diversa da quello che m'aspettavo.
Illustre signora,
Fu per me un grande onore accoglierla nel mio umile studio che echeggia ancora del trillante riso ch'Ella ebbe davanti alle mie tragiche figurazioni. Queste dunque non furono create invano se hanno potuto divertirla.
Le rimando ciò ch'Ella scordò e La saluto devotamente.