Gioia!. Annie Vivanti
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La giornata primaverile splende e si spegne; io sono qui, sola, triste a struggermi.
Ed egli è rinchiuso là, tra le sue spaventose e immobili statue, macabre nella loro fissità; terribili e contronatura perchè non mutano e non muoiono in un mondo dove tutto muta e muore.
Egli è calmo e contento; il suo lavoro lo assorbe, la sua arte lo affascina.
L'Arte, ah! l'Arte.... che orrore! L'Arte! la nemica della donna, la nemica della felicità!
Ma se io gli dicessi questo, non mi comprenderebbe.
Amor mio,
Fai bene, fai bene a lavorare. L'Arte sarà per te la Donna migliore di tutte. Essa non ti tradirà e non ti scorderà se tu non la scordi e la tradisci.
A domani, dunque.
Mio tesoro,
Com'è bello ciò che tu dici dell'Arte!
Tu vedi la vita e l'amore diversamente da tutte le altre donne. È per questo, forse, ch'io ti amo così perdutamente.
Neppure oggi mi stacco dal mio lavoro. Sei contenta?
Tuo
Strano che il cuore dell'uomo e della donna non siano mai, non possano mai essere completamente all'unisono! La loro armonia sembra basata sul contrattempo, come le note sincopate dei «rag-times» o delle Danze Ungheresi di Brahms: quando l'uno è sul «battere», l'altro è sul «levare»; quando l'uno è felice, l'altro soffre; quando l'uno comincia, l'altro termina....
L'uomo vuole la gioia dell'ora; la donna, non appena ama, vuole il parossismo e il pathos, vuole l'infinito e l'eterno.
Andrea s'è innamorato di me per la mia spensierata indifferenza, la mia gaia, incurante letizia; e non appena m'innamoro io di lui, ecco svanire la mia gaiezza, spegnersi la mia giocondità ed io non sono più quella che egli ha amato. Sono cupa, fosca, esigente, noiosa, come tutte le donne innamorate. Mi sento l'anima piena di una esasperata ostilità e la bocca piena di parole amare.
Flavia, a cui mi confido, scrolla le spalle: «Che vuoi! siamo fatte così. L'amore si posa sulla soglia del nostro cuore come una cosa mite, luminosa, alata; ci sembra una farfalla, una colomba, o un'allodola che batterà l'ali.... canterà e volerà via. Ma non appena è in noi, ecco che ci accorgiamo di aver chiuso nel nostro cuore una tigre; una tigre che ci rode, ci strazia e ci dilania».
È vero, è vero! Anch'io sento la tigre accovacciata in me. E pensando ad Andrea mi domando: che cosa posso fare per tormentarlo, per farlo soffrire come soffro io?
Mio carissimo,
Poichè oggi tu non vieni, andrò alle corse con Clerici e Giorgio di Vallefuoco. Stasera Silvestri mi conduce a udire le poesie indiane del Tagore. Tu sai che cosa è per me la poesia!…
In ispecie quella indiana.
La statuetta non mi riesce. Il viso pare velato da non so quale mestizia; sulle labbra non vi è più un riso ma un «rictus», e le occhiaie sono piene d'ombra. Forse, dopo tutto, ci vorrà una modella.
Viviana fu oggi da me per pochi istanti. Era strana. Mi fissava con uno sguardo di fuoco e un sorriso di gelo. Mi disse che Clerici era di fuori in automobile. D'improvviso mi ha domandato:
– Per quanto tempo m'amerai?
Io risi.
– Hai forse qualcuno che aspetta il suo turno?…
– Rispondi! – fece lei colle labbra strette.
Allora le presi le due mani:
– Per sempre.
– Uh, che orrore! – esclamò con una risata cinica. – Non voglio. Voglio essere amata per poco tempo.
– Perchè? perchè?
– Perchè.... le cose lunghe diventano serpi! – mi disse lei.
E mi lasciò.
Più conosco le donne e meno le comprendo.
Sincera! Volevo essere sincera con lui. Ma qual'è la donna che può essere sincera con un uomo?
È nostro destino mentire, mentire sempre. Mentire all'uomo, per non perderlo, quando non lo si ama.... Mentire, mentire mille volte di più, per non perderlo, quando lo si ama!
Se ad Andrea io svelassi tutto il mio cuore, se gli gridassi sul viso: – Ti amo! Ti amo! Non posso più vivere così.... Portami via, tienimi con te per sempre!… oppure, dammi la morte! Fa ch'io piombi dal tuo abbraccio nel Nulla! – egli mi guarderebbe stupito con quei begli occhi tranquilli e profondi, e penserebbe con un lieve senso di noia e di stanchezza: – Mio Dio! Come è eccessiva ed esaltata questa donna!
Non è così fatto il cuore degli uomini? L'eccessiva passione, l'esaltazione del desiderio, la dedizione completa, invece di avvincerli li allontana.
Mio caro,
Impossibile vederti questa sera. Vado al Regio con Oldofredi a udire il concerto di musica boema. Tu sai quanto adoro la musica.... in ispecie quella boema.
A meno che ciò ti dispiaccia?…
Strano questo bisogno che hanno le donne di correre di qua e di là coll'uno e coll'altro....
Probabilmente se io la pregassi di non andare, mi troverebbe geloso e tirannico e mi prenderebbe in odio.
Amor mio,
Nulla di ciò che a te piace può dispiacere a me.
No. Nel cuore della donna l'amore non è la gioia: è lo strazio, è lo struggimento, è una fosca e frenetica disperazione senza ragione e senza rimedio.
Non c'era concerto al Regio iersera. Egli avrebbe potuto accertarsene, guardando il giornale. Poteva telefonarmi; accorrere, protestare, pregare; poteva rimproverarmi, ingiuriarmi, insultarmi.
Niente! Si è rassegnato. Come la sua statua, la sua aborrita e orrenda statua: «la Rassegnazione che sorride al Dolore».
Io odio la Rassegnazione. Odio la gente che si rassegna. Odio le statue. Odio tutto.
Il modello in creta di «Gioia» è terminato. È indubbiamente ciò che di meglio ho fatto finora.
Melzi mi fa osservare che dico sempre questo di ogni mio lavoro più recente.
Sarà così.
Tuttavia «Gioia» mi sembra senza contestazione il mio capolavoro.
Viviana