Sangue Che Crea Dipendenza. Amy Blankenship

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Sangue Che Crea Dipendenza - Amy Blankenship

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del terreno.

      La prima volta che li aveva visti con i tosaerba in azione li aveva affrontati, per poi scoprire che erano stati assunti in forma del tutto anonima. Cercando di seguire quella pista, non aveva trovato nulla perché i soldi venivano consegnati nella casella postale della società una volta l’anno, sempre in contanti.

      Mentre attraversava il sentiero tra le due case, Tasuki si fermò, incapace di impedire che i ricordi di Kyoko e di suo fratello Tama tornassero a perseguitarlo. Se non fosse stato per quel maledetto “angelo” incontrato quella notte, lei non sarebbe sparita... ne era sicuro. Tasuki non si vergognava di ammetterlo... odiava quell’uomo per avergliela portata via ma, se lui era tornato, allora c’era la possibilità che tornasse anche Kyoko.

      Non trovando nessuno nei paraggi, Tasuki si diresse furtivamente verso il retro della casa, dove c’era il piccolo tempio con la statua. Muovendosi in silenzio, svoltò l’angolo e sussultò quando vide di nuovo quell’uomo proprio davanti al capanno, le cui porte erano spalancate.

      Avendolo visto soltanto da lontano quando era piccolo, stavolta Tasuki lo guardò memorizzando ogni dettaglio. Aveva lunghi capelli neri con riflessi argentati ed era vestito in modo strano, come buona parte delle persone che aveva visto da quando lavorava per il PIT. Non sembrava normale ma non aveva neanche le ali, perciò Tasuki scartò l’idea che fosse un angelo come aveva detto Kyoko.

      “Non ti muovere!” urlò Tasuki, uscendo dall’ombra con la Beretta puntata, mirando direttamente al cuore dell’uomo.

      Toya sogghignò e si voltò lentamente per guardare colui che pensava di averlo colto sul fatto. La sua espressione si trasformò in irritazione quando si trovò faccia a faccia con un ricordo del passato. Maledetto Tasuki... avrebbe dovuto immaginare che quell’umano fosse lì da qualche parte, in agguato.

      Toya si accigliò quando Tasuki disse “Sapevo che eri tu.” e ringhiò. “Me lo ricordo... eri qui la notte in cui sono arrivati i demoni. Sei uno di loro? Cos’hai fatto a Kyoko? Ti ho visto che la tenevi in braccio priva di sensi, e non provare a negarlo.”.

      Toya fissò l’umano a cui Kyoko era sempre così affezionata e sorrise tra sé perché Tasuki non ricordava tutte le volte che si erano già incontrati... probabilmente era una cosa positiva. Restrinse lo sguardo quando sentì il potere del cristallo provenire dal ragazzo, e s’infuriò.

      “Tu hai un talismano.” dichiarò Toya. “Lo voglio.”.

      Stavolta fu Tasuki ad accigliarsi “Cosa?”.

      Non ebbe la possibilità di sparare poiché l’uomo gli si avvicinò in un istante, facendo cadere l’arma a terra e premendogli le dita sul petto. Tasuki avvolse le mani attorno al polso dell’uomo e lo respinse con ogni briciolo di forza che aveva.

      “Angelo un corno!” ringhiò Tasuki, e gli affondò un piede nello stomaco “Tu ti comporti come un demone!”. Riuscì a respingerlo con più forza di quanto pensasse di avere.

      Toya volò all’indietro, atterrando in piedi e scivolando sull’erba ben curata. Strinse i pugni lungo i fianchi e ringhiò. E così il cristallo lo stava proteggendo, eh?

      “Che cos’hai fatto per costringere Kyoko a fuggire?” chiese Tasuki rimettendosi in piedi, mentre gli occhi del suo avversario mutarono da un color oro puro ad uno spaventoso color argento. Tasuki non indietreggiò quando incrociò quello sguardo.

      Toya ringhiò quando vide gli occhi dell’altro diventare color ametista.

      “Toya!”.

      Il color argento svanì dagli occhi di Toya mentre guardava verso suo fratello Shinbe. “Che vuoi, Shinbe? Non vedi che sono impegnato a raccogliere cristalli?”.

      Shinbe piegò la testa di lato. “Ti rendi conto che dovrai ucciderlo per rimuovere il talismano, vero?”.

      “Non è un problema. E poi, sappiamo entrambi che lui può morire.”. Toya ringhiò di nuovo quando si udì un colpo di pistola e il proiettile gli trapassò la spalla destra. “Figlio di puttana!”.

      Shinbe ridacchiò “In questo caso, penso che te lo sei meritato. Ora lascia perdere Tasuki... dobbiamo andarcene subito.”.

      “Lo stai difendendo?” chiese Toya sarcasticamente; uno dei suoi pugnali gemelli gli apparve in una mano e lui ne usò la punta per estrarsi il proiettile dalla spalla. “Perché andare via? Il divertimento è appena cominciato.”. Ringhiò quando il proiettile volò sull’erba e si fermò ai piedi di Tasuki.

      “Lui sta arrivando.” rispose Shinbe in modo criptico.

      Il pugnale di Toya scomparve e le sue labbra accennarono un sorriso mentre si voltava a guardare Tasuki. “Almeno così non sarà mia la colpa.”.

      “Chi è che sta arrivando?” chiese Tasuki, indeciso su chi mirare... anche se quel Toya era ancora la sua prima scelta. Il suo sorriso compiaciuto gli stava facendo venire i brividi.

      Shinbe lo fissò “Fidati di me, Tasuki... devi andartene subito. Se non lo fai, almeno nasconditi finché non se ne sarà andato.”. Riconobbe quello sguardo caparbio quando Tasuki raddrizzò le spalle e strinse la presa sull’arma. Scuotendo la testa, Shinbe decise di fare un regalo utile a quella testarda reincarnazione.

      Con dei rapidi movimenti delle mani, e inclinando il suo bastone, Shinbe eresse attorno al ragazzo una barriera permanente che avrebbe impedito ai demoni o a chiunque altro di percepire il frammento di cristallo nascosto nel suo petto. Sospirò mentalmente, sapendo che era troppo tardi per impedire anche a Toya di percepirlo.

      Tasuki spalancò gli occhi quando la pietra di ametista sul bastone brillò, e Shinbe scomparve insieme a Toya. Si guardò le mani e il resto del corpo quando una flebile luce color ametista lo avvolse per un attimo e poi svanì.

      “Forse questo ti aiuterà a restare vivo, stavolta.” la voce di Shinbe riecheggiò nella sua testa prima di svanire.

      “Stavolta?” ripeté Tasuki confuso, poi sussultò quando la porta del capanno si richiuse. Fu assalito da un improvviso senso d’inquietudine e giurò di aver visto il cielo scurirsi.

      Non riuscì a controllare l’impellente desiderio di nascondersi tra gli alberi circostanti. Si accovacciò dietro due tronchi per sbirciarvi in mezzo e vedere cosa stava succedendo.

      Fu pervaso da un brivido fino al midollo quando vide un uomo dai lunghi capelli neri apparire dal nulla proprio in mezzo al giardino. Il respiro gli si bloccò nel petto, mentre la paura travolgente e la calma totale lo resero immobile. Era lui... l’uomo dei suoi incubi era in piedi a pochi metri di distanza.

      Hyakuhei si diresse verso il capanno con aria pensierosa. Era sicuro di aver sentito la presenza di un talismano ma poi l’aveva perso. Non era ironico che un talismano fosse lì, nei pressi del tempio in cui risiedeva la Vergine? Si fermò davanti al capanno e la porta si aprì di nuovo, come se obbedisse ad un suo silenzioso comando.

      I suoi occhi scuri divennero di un marrone caldo quando guardò la statua che aveva le sembianze di ciò che il suo cuore desiderava. Allungando una mano, le sfiorò le dita ma non sentì nient’altro che il freddo della pietra. E così, anche a distanza di tempo, lei lo respingeva ancora... rifiutandosi di lasciarlo passare attraverso il Cuore del Tempo. Alzò lo sguardo verso gli occhi della Vergine e fu ricompensato da un loro breve bagliore. Un sorriso diabolico gli apparve

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