Se Non Farai Del Sogno Il Tuo Padrone…. Stephen Goldin
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Uno dei primi problemi che si erano presentati era stato l’identificazione dei ruoli secondo il sesso. La maggior parte degli uomini nei Sogni desiderava identificarsi in ruoli maschili, mentre la maggior parte delle donne desiderava ruoli femminili (c’era un’aberrante minoranza che sembrava preferire un’identificazione “cross-gender” ma la maggior parte delle industrie di trasmissione Onirica la ignorava). In alcuni casi era possibile che, in una determinata avventura, il protagonista fosse un eroe senza un’identità sessuale specifica, che poteva attirare entrambi i sessi; ma storie di quel tipo risultarono avere un ambito più limitato e non erano tanto popolari come quelle in cui subentrava un’identificazione completa.
Una soluzione al problema fu la creazione del “Sogno Superiore.” In tale contesto, il Sognatore o Padrone dei Sogni creava non uno, ma diversi personaggi in cui gli spettatori potevano identificarsi, a scelta. Il Padrone dei Sogni muoveva i personaggi nel mondo del Sogno perché si coordinassero nella storia che stava raccontando. E, potendo creare simultaneamente ruoli maschili o femminili, chiunque poteva sintonizzarsi in quel Sogno senza rimanerne deluso.
Ma i Padroni dei Sogni erano merce rara. Dovevano essere in grado di visualizzare tutto un mondo globalmente, mantenere i singoli personaggi in movimento simultaneamente e senza far confusione. Il Padrone dei Sogni occupava l’intera scena e muoveva gli altri come burattini. Era un’arte difficile da padroneggiare e lo staff della Dramatic Dreams aveva soltanto un Padrone dei Sogni – un genio, Vince Rondel.
La soluzione più comune era quella di separare i Sogni per uomini da quelli per donne. Di solito i due tipi di Sogni dovevano essere completamente distinti anche se nell’emergenza – come accadeva spesso in una trasmittente piccola come la Dramatic Dreams, con uno staff di sceneggiatori e attori ridotto – i due ruoli potevano coesistere nello stesso mondo di un Sogno. Era ciò che stava accadendo quella notte: Wayne e Janet interpretavano una coppia di agenti governativi, che lavorava insieme allo stesso caso. Gli uomini del pubblico ricevevano gli impulsi di Wayne, si identificavano con lui e pensavano che Janet fosse soltanto un altro personaggio principale; per le donne del pubblico era esattamente l’opposto.
Per la maggior parte dei Sognatori questo era un tipo di Sogno facile da realizzare; più facile che ingaggiare un Padrone dei Sogni, perché esisteva una relazione diretta uno a uno tra Sognatore e spettatore. Lo spettatore vedeva solo ciò che vedeva il Sognatore, e il Sognatore non doveva preoccuparsi di dover mantenere in piedi porzioni di mondo non rappresentate nella scena.
C’era lo svantaggio che con due Sognatori operanti nello stesso Sogno si potevano verificare incidenti. Come l’esempio del terrorista nel corridoio, che Wayne e Janet avevano visualizzato in modo diverso: il risultato era stata un’immagine confusa e incerta almeno finché Janet non aveva ceduto il controllo del personaggio a Wayne. Entrambi i Sognatori avevano la stessa capacità di partecipare all’azione nel Sogno, dunque la coordinazione tra di loro era essenziale.
Wayne era lieto che i Sogni non fossero a getto continuo. Gli studi avevano dimostrato che i Sogni erano efficaci soprattutto se frammentati in scene da quattordici minuti, con intervalli di altri quattordici. Sognare era un’esperienza talmente intensa che il corpo aveva bisogno di tempo per rilassarsi da una sessione prima di entrare in un’altra. Gli sceneggiatori avevano imparato a regolare la lunghezza delle scene di conseguenza; e tutti i Sognatori consideravano gli intervalli una mano santa perché così avevano il tempo di riprendersi dalla scena precedente, sgranchirsi i muscoli, ricordare a loro stessi cosa stessero facendo, discutere i problemi tecnici con l’operatore di turno e, nel caso di due o più Sognatori ausiliari che lavoravano in tandem, avere la possibilità di rivedere gli errori e migliorare la coordinazione.
Wayne respirò profondamente e poi lasciò andare il fiato mentre si sistemava la Calotta Onirica sul capo. Da quel che aveva detto Ernie White c’erano ventiduemila Dormienti sintonizzati su quel Sogno. Non erano poi tanti, non in una città grande come Los Angeles. Sicuramente perché lui era una nuova star di una stazioncina locale: ci voleva tempo per accumulare una cerchia decente di fan. Janet era una Sognatrice migliore di lui, questo lo sapeva; una tra gli artisti più consolidati della Dramatic Dreams, con ammiratori tutti suoi. La sua presenza in questa sceneggiatura avrebbe dovuto apportare un bel po’ di spettatrici come rinforzo sulla quantità di pubblico sintonizzato, forse persino coinvolgere nuovi spettatori nel suo stile. Invece sembrava averla trascinata ai suoi minimi.
Accidenti lo so che sono bravo! Pensò con risentimento. Forse non sono un altro Vince Rondel, ma posso fare meglio di così. Come faccio a tirarmi fuori da questa melma?
Sul soffitto lampeggiò una luce blu, l’avviso che mancavano trenta secondi. Wayne si distese sul lettuccio, si mise comodo e iniziò la routine di autoipnosi che tutti i Sognatori imparavano per entrare in uno stato di trance e ottenere una proiezione ottimale. Forzò la sua mente a eliminare tutti i pensieri estranei. Era prima di tutto un professionista. Aveva una storia da raccontare. Non si portava problemi e pregiudizi con sé nel Sogno; quello era il modo più sicuro per farsi licenziare. Durante il Sogno, non gli importava se dall’altra parte dei fili c’era una sola persona oppure un milione. Gli indici erano un problema della vita reale; per qualsiasi Sognatore coscienzioso, contavano esclusivamente i sogni stessi.
CAPITOLO 2
Il cubicolo svanì dalla sua mente, sostituito pian piano dal corridoio che aveva lasciato al termine dell’ultimo atto. Janet gli era di nuovo accanto ed entrambi correvano la loro disperata gara contro il tempo. Ricordò a se stesso – e agli spettatori – che lui e Janet erano una coppia di esperti agenti governativi a caccia di terroristi urbani. La Dramatic Dreams non intendeva essere accusata di utilizzare Onirica per fare propaganda contro le convinzioni più profonde di chicchessìa, dunque la filosofia degli avversari era mantenuta volutamente vaga, anche se di solito optava per l’omicidio di innocenti e per la distruzione di quei valori sociali che tutti invece avevano a cuore.
Dai terroristi che avevano catturato e interrogato, Wayne e Janet avevano saputo che i componenti della banda avevano costruito una rudimentale bomba atomica ed erano pronti a farla detonare a Los Angeles se non fossero state soddisfatte le impossibili richieste che avanzavano. Non c’era tempo di chiamare la Polizia o gli artificieri; era un lavoro da portare a termine immediatamente e Wayne e Janet erano i soli in grado di salvare milioni di vite.
I terroristi, però, non avrebbero ceduto senza combattere. Avevano posizionato nel corridoio una squadra suicida scelta tra le loro fila per sorvegliare il loro strumento di distruzione. Quegli uomini sapevano che, se la bomba fosse scoppiata, sarebbero morti: ed erano preparati a sacrificare le loro vite per la causa. Avrebbero combattuto come indemoniati per proteggere la bomba; non avevano niente altro per cui vivere e quindi non si sarebbero risparmiati in nulla.
Appena giunti nel corridoio dove era stata piazzata la bomba, Wayne e Janet afferrarono immediatamente la situazione. C’erano venti metri di pericolo a separarli dal loro obiettivo. Nel momento in cui apparvero nel campo visivo dei tre uomini di guardia del corridoio, fu allerta immediato. I tre, che già avevano i fucili spianati e puntati per una simile evenienza, con gesto spontaneo spararono