Il Fantasma Di Margaret Houg. Elton Varfi
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Читать онлайн книгу Il Fantasma Di Margaret Houg - Elton Varfi страница 5
Houg rimase con la cornetta in mano per un paio di minuti, poi la mise giù e uscì dallo studio.
Capitolo III
Luisa non riusciva a capire cosa l’avesse spinta a chiamare Ernest e invitarlo a cena. Ormai era troppo tardi per ripensarci, fra poco lui sarebbe arrivato da lei. Ella era consapevole che durante la cena il discorso avrebbe preso una piega che non le sarebbe affatto piaciuta. Ernest avrebbe fatto delle domande legittime, ma lei non era pronta a rispondere e lui ci sarebbe rimasto male ancora una volta. Si sentiva una stupida, ma la cosa che la faceva stare ancora più male era che ormai non poteva più fare niente; poteva solo stare ad aspettare gli effetti collaterali della sua brillante idea. Stava pensando queste cose quando suonò il campanello della porta.
Luisa andò ad aprire e si sentì terribilmente in colpa quando vide Ernest con un gran mazzo di rose in una mano e una bottiglia di vino nell’altra.
“Le rose sono tutte per te, invece il vino è per me.” disse Ernest che si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della terra.
“Sono bellissime, ma non dovevi disturbarti tanto.”
“Ma quale disturbo! Tu stasera hai deciso di assumerti il difficile compito di sfamarmi e questo è il minimo che potessi fare per ricambiare.” rispose Ernest sorridendo.
Luisa rimase di sasso davanti alla porta, prese le rose fra le mani e non sapeva che cosa dire. Ernest, che sembrava non avere perso l’uso della parola, chiese: “Non è meglio se entriamo, adesso?”
“Ma si, certo, scusami. Accomodati pure.” disse Luisa, liberando l’ingresso.
“Lo trovo carino, qui, veramente delizioso.” disse Ernest appena entrò, ma non ricevette risposta “Suppongo che ti trovi bene, in questo appartamentino” continuò allora lui.
“Si, per la verità mi trovo molto bene” rispose Luisa, sistemando i fiori in un vaso “Non è niente male, veramente. Sto quasi pensando di trasferirmi qui. Che ne dici?... Ti piace l’idea?”
“Non penso proprio che sia una buona idea che tu….”
“Ehi, cosa ti succede? Sto scherzando, Luisa, non sono ancora impazzito.” l’interruppe Ernest “Dimmi la verità: non sei per niente contenta di avermi invitato o mi sbaglio?”
“No, no. Ma mi fa uno strano effetto essere di nuovo a cena con te dopo tutto questo tempo.” disse Luisa, cercando di sorridere.
“Sono passati solo dieci mesi, non è tantissimo tempo.” mormorò allora lui “Comunque ho molto gradito il tuo invito e non ci vedo niente di strano se ceniamo insieme. Per me è la cosa più normale del mondo e non…”
“Da quando sei diventato così chiacchierone?” lo interruppe Luisa, sorridendo con gusto.
“Che cosa vedono i miei occhi! Luisa sta sorridendo, non riesco a crederci.” disse Ernest, scherzando.
Forse non si poteva parlare di risate vere e proprie, ma certamente era più sciolta. Ernest si avvicinò e l’abbracciò per manifestare tutta la sua approvazione.
“Tutto a posto, allora?” proseguì lui “Vedi, non ci vuole tanto per stare meglio.”
“Complimenti, sei diventato un chiacchierone con uno spiccato senso dell’umorismo. Da te proprio non me lo sarei aspettato.”
“Lo so, purtroppo hai un’idea sbagliata di me, ma pazienza. Allora, cos’è questo delizioso odore che viene dalla cucina?”
“Fra poco lo vedrai.” rispose Luisa.
“Come cuoca sei bravissima. Mi hai cucinato cose buonissime; ancora oggi rimpiango i tuoi fagottini ripieni di carne …”
“Il lavoro come va?” interruppe Luisa, come se volesse cambiare discorso “Ora sei un investigatore privato o mi sbaglio?”
“Si, ma a dire il vero non ho avuto molto da fare. Da pochissimo, però, ho ricevuto una proposta seria.”
“Di cosa si tratta? Se non sono indiscreta…” chiese Luisa.
“Devo dare la caccia a… una donna.”
“Qualche marito geloso ti ha messo alle costole della moglie?” ipotizzò Luisa, sorridendo “Non riesco ad immaginarti come guardone.”
“No, ti sbagli, non si tratta di questo. Sarebbe più facile. La cosa è molto più complicata di quello che sembra. Purtroppo non posso dire di più.”
“Capisco, segreto professionale. Non ti faccio più domande. Ora è meglio che ci mettiamo a tavola, penso che la cena sarà pronta.” disse Luisa e andò in cucina.
Ernest si accomodò a tavola e proprio mentre stava per sedersi squillò il telefono. Luisa uscì dalla stanza e rispose: “Pronto? Si, è qui. Te lo passo. È per te.” disse ad Ernest, il quale si alzò molto stupito e curioso di sapere chi lo cercasse.
Lo stupore crebbe quando dall’altra parte del telefono sentì la voce di Roni.
“Cosa vuoi, Roni?” domandò “Cosa è successo?”
“Lo so che non è il momento giusto per disturbarti, ma è accaduto di nuovo.”
“Cosa?”
“Il fantasma è apparso di nuovo e il signor Houg ci sta aspettando.”
“Io me ne sbatto del fantasma, del signor Houg e anche di te, Roni. Non ho ancora cenato e non ho alcuna intenzione di muovermi da qui. Chiaro?” rispose Ernest che era veramente arrabbiato. Roni però non aveva alcuna intenzione di mollare.
“Lo so che mi odierai a morte, ma tra dieci minuti sono da Luisa, così ti porto a casa del signor Houg.”
Ernest non ci poteva credere. Finalmente era riuscito a stare da solo con Luisa e Roni era pronto a rovinare tutto per quel maledetto fantasma che aveva proprio trovato la serata adatta per fare la sua apparizione.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Luisa: “Qualcosa non va?” chiese.
“Purtroppo si.” rispose Ernest “Sta arrivando Roni e io devo andare via con lui.”
“Mi dispiace molto!” disse Luisa.
“A me di più. Il destino è contro di noi. Sembra che non possiamo stare in pace noi due, eh?”
Luisa non sapeva cosa dire. Guardava Ernest e dai suoi occhi si capiva che le dispiaceva veramente.
“Beh, ci saranno altre occasioni per vederci, non credi?”
Ernest non rispose subito. La guardò negli occhi e avrebbe davvero voluto credere che ci sarebbero state altre occasioni, ma conoscendo Luisa sapeva che sarebbe stato molto difficile.
“Ora sarà meglio aprire la bottiglia di vino, almeno brindiamo.” disse lui.
Luisa annuì e portò due bicchieri.