Acqua Dentro Acqua. Mirko Ravaschino

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Acqua Dentro Acqua - Mirko  Ravaschino

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di un vagone ristorante di un treno, illuminato da candele. Sospese in aria. Una coperta di stelle danzanti. “Sono felice che tu sia qui” “E' incredibile questo posto” disse Sofia che non riusciva a staccare gli occhi da quelle piccole luci; l'interno era completamente differente dalla facciata. Era più accogliente, più caldo...e sembrava, era, davvero magico. Il suo sorriso era dolce. A volte un po' trattenuto, come se pensasse di non meritare tutto ciò; altre, esprimeva uno stupore fanciullesco, tipico di chi è grato anche solo del fatto di esserci. “Vieni” le disse porgendole la mano “facciamo piano.” Entrarono attraverso la porta rotta sulla fiancata.

      L'abitacolo si riempiva di un lieve ronzio intermittente. Luci che respiravano. Rimasero alcuni minuti col collo in su...in piedi.

      “Sediamoci qui...tieni” disse Nero porgendole un grosso cuscino di velluto che aveva preso da una mensola. Sembrava di casa in quel luogo, era proprio a suo agio. Si misero entrambi per terra. A naso all'aria. Intorno il buio entrava dai finestrini rotti e si attaccava addosso. Assieme al vento fresco del crepuscolo che preannunciava la notte. E con esso giungeva un silenzio fatto di decine di lucciole. Ogni tanto quella vecchia carcassa in parte in legno in parte di metallo scricchiolava, come se respirasse. Anche lei.

      2

      Non più essere

      In certi momenti mi sentivo alla deriva. In balia delle persone. E credevo che non ci fosse altro modo. Essere per qualcuno. Essere per gli altri. Mai per se stessi. Come se non ne fossi mai stata capace.

      Non sono forte. In molti mi dicono che sono forte; che ho una gran personalità, che sono caparbia. Eppure io non mi sento forte. E non lo sono.

      Se stai sul ponte di una nave in mezzo alla tempesta e il vento ti spazza con violenza, ti aggrappi alla prima cosa che trovi. Per non cadere in mare. Per non essere portata via. Per rimanere a galla. Nella speranza che la barca non affondi. Io non sono forte. Cerco solo di stare su. Sopra la superficie. Le cose le puoi controllare in un modo o nell'altro. Puoi tutto sommato prevedere le conseguenze delle tue azioni. Sai che se lavorerai, a fine mese avrai i soldi per l'affitto, per uscire a bere una birra, per mettere da parte qualcosa. Con le persone è più difficile. Le persone sono imprevedibili. Anche se poi in fondo sono tutte prevedibili. Cerco sempre di prevedere quello che faranno. Che penseranno. A volte mi sembra di agire in un modo piuttosto che in un altro in base alla reazione che prevedo. A volte non so neppure perché faccio qualcosa. La faccio e basta. E non penso.

      A volte non mi importa.

      E' come se, non comprendendo davvero ciò che desidero, mi ritrovi a fare tutto ed il contrario di tutto. Per capire. Io non so cosa desidero davvero.

      “Mi diresti per favore che strada devo prendere per andarmene da qui?”

      “Dipende molto da dove vuoi andare”- disse il Gatto

      “Non mi importa molto il dove” disse Alice

      “Allora non importa quale strada prendi” rispose il Gatto

      E Sofia si sentiva proprio come Alice.

      Trattenni a stento una lacrima. La ricacciai su a forza. Piangevo per nulla. Anche se guardavo un film, anche se ascoltavo una canzone. Solo che adesso era diverso. Mi sentivo sola. Persa. E non sapevo cosa fare. Che direzione prendere. Non mi sentivo affatto. Era come se non esistessi e me ne rendessi finalmente conto. E dovevo essere forte. Di una forza che non avevo in realtà. Avevo solo voglia di rimanere su. E niente altro. Stare a galla. Perché affondare è peggio.

      Forse.

      Può darsi che ero già affondata. E lo stavo comprendendo solo ora. Mi stavo mettendo a fuoco. Come quando esci da un sogno e realizzi piano piano che la realtà è un'altra. Tutt'altra da ciò che pensavi fosse.

      Un po' di amaro in bocca.

      Nausea. E non voler più sentire.

      Guardavo Marco.

      Dormiva.

      Si appisolava sempre dopo che facevamo sesso.

      Diceva che si rilassava così tanto che aveva bisogno di qualche momento di oblio. Ed ero sola. A volte mi sentivo sola anche quando mi scopava. E mi chiedevo cosa fosse sbagliato in me. Perché mi attaccavo così tanto alle persone?

      Un sospiro.

      Forse lo facevo per avere qualcosa in cambio. Un po' di loro. Un po' di me. E non sentirmi più “io”: sola sulla faccia della terra.

      Volevo solo un pezzettino di amore. Niente di così speciale. Non una reggia o un sacco di soldi. Un pochino di amore. E niente più. Mi davo per ricevere.

      Ma sapevo che infondo questo era sbagliato...non comprendevo realmente il perché. Però lo sapevo. C'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò.

      Non ero sola; lo sapevo bene. Eppure mi sentivo sempre un ingranaggio che girava in disparte. Un pezzo di qualcosa. Di cui non sentivo di far parte appieno.

      Accesi la canna.

      Da lì a poco Marco si sarebbe svegliato. Avrebbe fatto qualche tiro e avrebbe voluto scoparmi di nuovo. Io lo lasciavo fare. Mi piaceva come mi toccava. Come mi prendeva. Mi piaceva sentirmi sua.

      Forse. Non lo so più adesso.

      Dentro mi sentivo d'acqua. Un mare di tristezza che a volte tracimava. Quando Marco mi teneva forte mi sentivo sua. Sentivo di essere qualcosa con lui. Non sempre però. Anche se mi piaceva.

      Volevo smettere di pensare. Non volevo più pensare. Non mi portava a nulla. Solo a sentirmi più sola. Mi sentivo sempre più sola.

      Al terzo tiro Marco si era girato. Aveva preso in mano la canna. Con la mano mi sfiorava. Io lo guardavo. Il mozzicone finisce nel posacenere. Mi tira a sé. Mi bacia. Mi morde. Mi stringe.

      Mi prende.

      Da dietro.

      E mi scopa.

      Non penso.

      Non sono.

      Non esisto.

      Godo.

      Godo.

      La mente si ferma.

      I pensieri ghiacciano. Affondano nell'acqua, dentro lo stomaco.

      Dopo piangerò.

      In doccia.

      Ora godo.

      E non esisto più.

      Mentre le sue natiche premono a balzi sempre più irregolari contro di me.

      Mentre sento il calore del suo corpo.

      Il sudore.

      Dio quanto mi piace.

      Forse tutto ciò è sbagliato, ma non so da che parte andare.

      Mi lascerà vuota. Dopo.

      Adesso. Mai più.

      E

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