Scherzi Da Adulti. Marco Fogliani

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Scherzi Da Adulti - Marco Fogliani страница 4

Scherzi Da Adulti - Marco  Fogliani

Скачать книгу

Ci ho provato ma è andata male. E' andata così, sarà per un'altra volta. Ciao. Ciao.” Questo, probabilmente, ci dicemmo gesticolando, ripetendoci lo stesso gesto l'un l'altro; poi di nuovo il saluto con la mano; e poi chiudemmo le finestre, passo e chiudo.

      Un messaggio l'avevo comunque fatto arrivare. Le avevo fatto conoscere la mia esistenza da insonne. La palla di carta era caduta sul terrazzo del primo piano, non so se fosse privato o condominiale; ma se voleva poteva trovare il modo di andarla a recuperare il giorno dopo.

      Io archiviai il caso, e me ne tornai tranquillamente alle mie audiolezioni di giapponese.

      Ed invece il caso si riaprì dopo forse neanche un'ora, quando ricevetti una telefonata. Non era mai successo, così di notte. Mi affrettai a rispondere perché i vicini non si svegliassero.

      “Pronto.”

      “Pronti. Sei tu quello svitato che se ne sta sveglio di notte al sesto piano di fronte a casa mia e mi tira pallette di carta? Da come hai risposto velocemente non stavi certo dormendo.”

      “Si, sono io. Ma tu come hai fatto ad arrivare così in fretta al foglio col mio numero? Non sarai mica la donna gatto, per caso?”

      “Non posso certo svelarti tutti i miei segreti alla nostra prima conversazione. E poi noi super-eroine dobbiamo tenere nascosti i nostri superpoteri, per il bene dell'universo.”

      La mia interlocutrice si rivelava piena di spirito; e molto giovane, a giudicare anche dal tono della voce.

      “Aspetta un attimo, donna gatta, che passo sul video-telefono”, le dissi.

      “Video telefono? Ma io non ho un videotelefono!”, mi rispose sorpresa.

      “Eppure io riesco a vederti. E ti vedrei ancora meglio se ti spostassi un altro po' verso la finestra.”

      “Ah, adesso ho capito.” Ora il contatto visivo era stato ristabilito.

      “Dimmi un po': come ti chiami?”, le chiesi.

      “Tu ormai sai già tutto di me: sono la donna gatto. Scherzi a parte: vorresti il mio nome vero o ti accontenteresti di un nickname?”

      “Il tuo nome vero, se non ti dispiace.”

      “Racchia90. Novanta come la paura, perché sono una racchia da paura. Tu piuttosto, non mi hai detto come ti chiami.”

      Ci pensai un attimo, poi mi venne di dire: “Alberto, l'uomo esperto.”

      “Bravo Alberto. Stavo giusto pensando che mi servirebbe qualcuno che mi sistemasse la serranda, per evitare che i vicini mi guardino dentro casa; e anche il rubinetto del bagno, che perde. Quel gocciolio continuo … proprio non mi fa dormire!”

      “E' per questo che non dormi? Stai scherzando, spero! Io stavo giusto pensando che potrei fare un salto da te … magari per provare a sistemarti il rubinetto.”

      “Ehi! Piano, piano. Chi mi dice che possa fidarmi di te, e farti entrare in casa. Non ci conosciamo neanche. Dimmi: sei un bravo ragazzo?”

      “Un po' si e un po' no. Che cosa intendi di preciso?”

      “Intendo: non è che hai una moglie, una fidanzata o una ragazza che poi le dici che di notte frequenti un'altra donna, si ingelosisce e mi concia per le feste? Perché l'ultima cosa che vorrei è far del male a una povera ragazza innocente.”

      “Saresti tu la povera ragazza innocente? E dei poveri ragazzi indifesi non ti importa niente? Beh, decidi tu. In fondo sei la donna gatta, dovresti anche sapere come difenderti. Ma un modo per conoscerci meglio penso che dovremmo trovarlo. Ho detto che sono un bravo ragazzo si e no perché una ragazza ce l'ho, ma nel mondo di giorno. Il mio mondo notturno è totalmente un'altra faccenda, è completamente separato. Il mio io di giorno è del tutto distinto da quello di notte, che invece è da solo come un cane. Un po' come dottor Jekyll …”. “No, questo era meglio se non lo dicevo”, riflettei ad alta voce.

      ”Ecco, appunto. Te lo ricordi quel signore come si trasformava di notte? Comunque apprezzo la tua sincerità. E non mi dispiace neanche il fatto che non sia troppo un bravo ragazzo. Penso che potresti venire, se ti va.”

      Sorrisi, soddisfatto. “Devo portare qualche altra cosa, oltre alla chiave inglese e agli attrezzi da idraulico? Voglio dire: se volessimo farci due spaghetti aglio e olio sei attrezzata?”

      “Piuttosto se hai qualche gioco di società portalo. Qualcuno ce l'ho anch'io, ma così per cambiare. Abbiamo ancora un po' di ore davanti, prima che sorga il sole”, disse con una voce distorta, che faceva pensare a vampiri, lupi mannari, al dottor Jekyll e mister Hyde.

      Mi diede le indicazioni per raggiungere il suo appartamento, e ci salutammo.

      Appena chiusa la conversazione mi cadde l'occhio giù nella chiostrina. Con una certa sorpresa, notai che sul terrazzo del primo piano c'era ancora una cosetta chiara che sembrava proprio il mio foglio di carta appallottolato.

      Misi in un sacchetto un mazzo di carte e la scatola di una specie di vecchio gioco dell'oca. Ci infilai anche il vasetto col peperoncino, per gli spaghetti; e anche perché dicono che sia afrodisiaco. In fondo stavo andando in piena notte a casa di una donna, forse sola, a giocare a fare l'idraulico, e si sa la fama che hanno gli idraulici. Ci avevo pensato infilando nel mio sacchetto una spugnetta e una chiave inglese, non perché la sapessi usare ma più per riderci su, e un po' come portafortuna, così come per scaramanzia mi infilai nella tasca il famoso preservativo regalatomi per burla da un amico due compleanni prima.

      Mi vestii da giorno e uscii di casa. Che cosa strana! Non mi era mai successo di farlo, così in piena notte, e di avventurarmi per il mondo addormentato e silenzioso. Confesso che avevo quasi un po' paura, e che nonostante il tragitto fosse breve mi sentii sollevato quando, in risposta all'aver suonato al citofono da lei indicatomi, il portone si aprì.

      Anche maggior sollievo ebbi quando mi venne ad aprire la porta, liberandola da diverse mandate di chiavi.

      “Ciao”, le dissi sorridendo, “che piacere!”

      “Accomodati”.

      “Ma non sei affatto racchia come dicevi!”

      “Non ti azzardare a darmi della racchia. Nessuno può chiamarmi in quel modo, a parte me naturalmente. Comunque … racchia no, ma nanerottola si.”

      La osservai con attenzione dal di dietro, e lo trovai decisamente un bel guardare, mentre la sua piccola persona, in una vestaglia beige stretta solo alla vita, mi faceva strada nel piccolo appartamento.

      “Ma allora perché racchia90?”, non potei fare a meno di chiederle.

      “Quelli delle chat, soprattutto di notte, tendono a lasciarsi andare nel linguaggio a maialate insopportabili, da maniaci sessuali, intendo dire. In questo modo sono molto scoraggiati: più che se mi faccio passassi per maschio, ho fatto caso.”

      ”E il novanta sarebbe la tua data di nascita?”

      “Naturalmente no. E' una delle mie misure. perché? Dall'aspetto ti sembro per caso maggiorenne?”

      Si, mi sembrava, seppur molto giovane e giovanile; ma non glielo dissi temendo che ci potesse rimanere male. Strano, pensai. In genere le minorenni cercano di farsi credere più grandi.

Скачать книгу