Vivere La Vita. Lionel C
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Nel giorno in qui la raffinata bellezza dei fiori di ghiaccio cominciava a lasciare spazio a qualche goccia di acqua, si sapeva che da lì a poco, i primi pezzi di verde si facevano posto nel bianco assoluto.
Sulle finestre, le gocce di acqua diventavano sempre più numerose e quando scomparivano del tutto, guardando fuori, si vedeva che il colore predominante era il verde, con forse ancora qualche piccola macchia di bianco. Un verde umido e pesante, che però in poco tempo, diventava sempre molto intenso, fresco e leggero.
Insieme a lui arrivavano anche le vocine vivaci dei primi uccellini.
Quando i canti diventavano più forti, numerosi e diversi tra di loro, era il segnale di stare pronti ed attenti in vista di quello che sarebbe accaduto.
Unâesplosione di vita che avrebbe oscurato il verde fresco, con un numero illimitato di colori forti e vivi, donati dai fiori di ogni tipo.
Dal profondo dei prati, alle punte degli alberi.
Era la grande festa per il risveglio della vita.
Il lungo letargo era finito e si continuava a festeggiare senza sosta, finché il tutto diventava di un verde compatto, forte ed intenso. Così bello e vivo, che ogni mattina mentre si spalancavano le finestre per gustare la buona aria che inondava tutta la casa, veniva quasi sempre la voglia di invitare il gigante di granito finemente rivestito di seta verde, ad entrare, per far' parte integrante in ogni momento della propria vita.
Nella propria famiglia.
Era uno spettacolo unico, ed ogni giorno che si viveva da quando al mattino il sole grosso e luminoso iniziava a fare la sua comparsa sopra una montagna, e fino alla sera quando in silenzio e quasi di fretta scompariva dietro ad un'altra montagna, ci si rendeva conto del grande privilegio di poter assistere, vivere in prima fila ogni volta, in qualsiasi momento, lo spettacolo di tutte quelle splendori.
Uniche ed irripetibili.
Qualche volta, quando molto piccolo, iniziavo a farmi le prime domande, mi chiedevo perché tutti noi li, eravamo cosi fortunati.
Poter vivere tutte quelle meraviglie.
Avere tutte quelle ricchezze.
Crescendo ed avendo le prime risposte dalla vita, il perché mi e sembrato di capirlo.
Guardandosi attorno, osservando il tutto e vedendo la vita di tutti i giorni, così come si svolgeva, si arrivava quasi alla conclusione che la natura donava gratuitamente tutto ciò, per ammorbidire, per alleviare un po' la vita molto dura delle persone che popolavano quella vallata.
Quelle persone che se guardate, a prima vista e magari con un po' di superficialità , dicevano forse poco e niente.
Le stesse persone, osservate con un po' di attenzione ed in profondità , erano l'esempio migliore di come la natura, senza chiedere nulla all'essere umano, ma seguendo soltanto sé stessa e le sue regole perfette, andava, va avanti indisturbata nella creazione della sua opera.
La vita creata dal essere umano in base alle sue convinzioni ed alle sue regole, aveva avuto come risultato l'indurimento di quelle persone.
I maschi, gli uomini, quasi tutti lavoravano nella miniera.
Erano minatori.
Come lavoro, se non il più duro è di sicuro uno dei più duri che esistono.
Purtroppo per loro, il tutto diventava ancora più duro perché quelle miniere, erano le più pesanti e pericolose in quella parte del mondo. Ogni giorno quando andavano a lavorare, scendevano a circa settecento metri all'interno della terra, per poter portare a casa il pane per i loro cari.
Al lavoro finito, qualsiasi essere umano ha, avrebbe avuto bisogno di sfogare in qualche modo le tensioni accumulate, sciogliere un po' il tutto, ma non quei uomini.
Quei uomini no.
Non perché non avessero avuto bisogno, oppure non avessero voluto, ma perché la dittatura non lasciava loro questa possibilità .
Non avevano questo diritto.
Non potevano parlare mai apertamente delle loro fatiche.
Delle condizioni disumane in qui lavoravano.
Delle cose da migliorare.
Agire in qualche modo, ancora meno.
Non potevano fare nulla.
Anche se erano tutti come dei giganti.
Dei giganti buoni.
Uomini con dei fisici statuari, scolpiti dalla fatica e dal lavoro duro a tal punto ed in tal modo, che ognuno di loro era degno di fare il modello al più grande maestro per la sua opera migliore, scolpita nel marmo della più alta qualità .
Non era facile per gli uomini vivere questa condizione di vita e forse, lo era ancora meno per le donne che per la loro natura sono creature diverse.
Dolci e delicate.
Erano quasi tutte casalinghe.
La loro vita si svolgeva dentro casa per tutte le faccende domestiche. Poi, mercato, negozi e tutte le altre cose fuori casa.
Il progresso tecnico a disposizione, dal lavoro manovale effettivo e dalle fatiche domestiche, non toglieva tanto ed era per loro un gran daffare ogni giorno.
Come i loro mariti, anche le donne erano di costituzione fisica molto bella ed al primo sguardo, offrivano un piacevole vedere.
Guardando però con più attenzione, si vedeva che su delle creature dolci e delicate come le donne, quella vita aspra e dura, resa cosi dallâessere umano, lasciava molto di più il segno.
Colpiva in modo molto particolare e forte, vederle che anche se vivevano in quelle condizioni, quasi estreme, non avevano perso la loro natura di donne. Ancora di più colpiva il modo docile con qui compivano il proprio dovere e con qui riuscivano a trasmettere ai propri figli e figlie tutto.
La loro docilità .
La loro dolcezza.
I loro insegnamenti.
Erano donne e uomini di fatica.
Quasi di nient'altro.
La loro semplicità , naturalezza, genuinità , onesta, sensibilità , senso di solidarietà nei confronti del prossimo e soprattutto, il senso del dovere, faceva rimanere sempre fortemente stupiti a come quelle condizioni estreme create dall'essere umano, abbiano intaccato soltanto la parte esterna.
La carcassa.
La materia.
La natura nel suo cammino tranquillo ed indisturbato, seguendo soltanto le sue regole, ha protetto la parte interna di tutte quelle persone.
Uomini e donne.
Donne e uomini.