Il Metro Dell'Amore Tossico – Romanzo. Guido Pagliarino
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"Strano idealista, quel Donald Montgomery", mâaveva detto Norma dopo ch'eravamo usciti noi soli sul terrazzo: "à l'erede d'una colossale fortuna ma, dopo la laurea in legge che la madre gli fece prendere perché meglio curasse i loro interessi, è entrato come funzionario nell'FBI: incredibile, vero?"
"Poteva forse scegliere meglio."
"à quel che penso anch'io. Comunque gli affari di famiglia continuano a essere totalmente diretti, dietro percentuale, da John Crispy". Lâaveva indicato con un breve movimento del capo: in quel momento lâuomo, seduto in un angolo appena all'interno, era intento a sorbirsi tutto solo un intruglio e a mangiarsi olivette: "Non farti ingannare dall'apparenza: lo chiamano il Caimano di Wall Street. Lavora come un matto restando sobrio tutto il giorno, poi verso questâora inizia a rilassarsi bevendo a più non posso. Non so come faccia ma non si ubriaca mai."
Aveva seguitato a pettegolare toccando gli altri presenti.
Mâero domandato come Norma, semplice impiegata della fondazione, potesse sapere tutte quelle cose. Forse tramite il marito. Precisa risposta mâera giunta dopo alcuni minuti.
Mentre si rientrava, mi s'era avvicinata lesta Liza Huppert, la moglie del generale, che prendendomi sotto il braccio mâaveva allontanato da Norma e indirizzato, quasi a forza, al tavolo delle bevande.
Essendo lei parente del padron di casa, l'avevo seguita docile.
"Norma è buona assistente, signor Velli?" mâaveva chiesto in uno stentato italiano: "Già mostrato città ?"
Avevo assentito col capo meccanicamente: "Parli pure la sua lingua, signora Huppert: conosco l'anglo americano bene. Sì, Norma Miniver m'è utilissima, in verità ."
Chi sa con qual viso lâavevo detto? So che la donna se nâera uscita con un sorriso non bello; e, con gran maleducazione: "Attento, dolce poeta! Non sarà mica che voi dueâ¦â
"No", avevo smentito seccamente: "M'è di valido appoggio, tutto qui". Lâavevo guardata fisso, con rimprovero: come osava?!
"Ah", era parsa rallegrarsi, senza mostrare d'aver notato la mia espressione ed espirando sonoramente quell'ah; poi mâaveva porto con entrambe le mani uno dei calici del tavolo, l'unico che contenesse una bevanda verde che odorava di menta e rosmarino; e mâaveva trattenuto il bicchiere e la mano destra fra le sue, per un poco, con evidente intenzione d'approccio. Quindi, presa per sé una coppa colma d'uno spumante rosato lâaveva vuotata in un sol sorso. "Eh sì, povera ragazza, non ha avuto fortuna!" aveva ripreso a dire atteggiando il viso a un'ambigua commozione senza saper nascondere il proprio sadismo.
M'ero indispettito e avevo compreso d'essermi ormai innamorato di Norma. Ero stato lì per allontanarmi ma anche stavolta non avevo voluto offendere, in Liza, suo fratello Mark. Avevo però lanciato un'occhiata istintiva a Norma che, non molto lontana, stava parlando con uno degli ospiti.
La signora Huppert aveva seguito il mio sguardo e, sorridendo ampio e prendendo a stringermi forte la mano libera dal bicchiere, aveva detto: "Sì, poveraccia: il precedente marito era molto ricco, ma dopo pochi anni dal matrimonio era finito in rovina e suicida. Grazie agli amici Valente, le era stato dato un posto alla fondazione; e buon per lei che ha voluto conservarlo anche dopo il nuovo matrimonio." Io tacevo. Imperterrita, senza quasi prendere fiato, aveva soggiunto: "Possibile che non avesse scoperto, povera oca, le tendenze del marito? Eppure pare che davvero non l'avesse saputo per un pezzo, sino a quando un giorno, capitando inaspettata nel suo studio, bell'imprevidente quel pittore però, il loro appartamento è proprio sullo stesso piano! ebbene, Norma aveva sorpreso il maritino nudo abbracciato a suoi modelli e modelle: un bisessuale, le dico, ma più di là che di qua!"
Infastidito da quella compagnia, avevo posato il bicchiere, senzâaver bevuto, e sforzandomi avevo sorriso un "Mi scusi."
Allontanandomi, avevo notato che Caimano Crispy s'avvicinava al tavolo e, iniziando a conversare con Liza, ignaro che fosse stato il mio bicchiere lo prendeva e cominciava a sorseggiarne il liquido verde.
Mi sâera avvicinato il Lines: "Vorrei parlarle. Andiamo di là , prego"
Mâaveva fatto accomodare sull'unica poltrona del suo studiolo domestico, zeppo di libri e manoscritti che soffocavano la piccola scrivania Carlo X cui sâera seduto e debordavano dalle due librerie Impero: "Tante volte lavoro qui invece che in ufficio. Per gli altri generi no, ma la poesia preferisco leggermela prima io; e qui me la posso gustare più tranquillo. Anch'io ho pubblicato qualche libro di versi e, conoscendo abbastanza bene sette lingue, compreso l'italiano, posso valutare in originale testi stranieri."
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