Destino Di Draghi . Морган Райс

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Destino Di Draghi  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

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di suo padre. Perché aveva voluto spingersi oltre?

      Ora tutti i suoi sudditi sapevano che lui non era il Prescelto. Ora il suo governo ne sarebbe stato macchiato, ora forse avrebbero avuto piede libero per sospettarlo della morte di suo padre. Vedeva che già tutti lo guardavano in modo diverso, come se fosse un fantasma, come se si stessero già preparando per il Re successivo.

      Peggio ancora, per la prima volta in vita sua Gareth si sentiva insicuro. Per tutta la sua vita aveva visto chiaramente il suo destino. Era stato certo di essere destinato a prendere il trono di suo padre, a governare e a brandire la spada. Ora la sua fiducia in se stesso era stata scossa fin nel midollo. Ora non era più sicuro di niente.

      Inoltre non riusciva a smettere di vedere quell’immagine del volto di suo padre così come gli era comparso un attimo prima di cercare di sollevare la spada. Era forse stata la sua vendetta?

      “Bravo,” disse una voce lenta e beffarda.

      Gareth ruotò su se stesso, sorpreso che qualcuno si trovasse con lui in quella stanza. Riconobbe la voce all’istante: era una voce che negli anni gli era diventata anche troppo familiare, una voce che detestava. Era la voce di sua moglie.

      Helena.

      Era lì, in un angolo della camera, e lo osservava fumando una pipa di oppio. Inalò profondamente, tenne il fumo dentro e poi lo lasciò uscire lentamente. Aveva gli occhi iniettati di sangue ed era evidente che aveva fumato parecchio.

      “Cosa ci fai qui?” le chiese.

      “Questa è la mia camera nuziale dopotutto,” rispose, “Posso fare quello che mi pare qui. Sono tua moglie e la tua regina. Non dimenticarlo. Governo questo regno tanto quanto te. E dopo il tuo fiasco di oggi a dire il vero ci penserei due volte prima di usare la parola governare.”

      Il volto di Gareth avvampò. Helena aveva sempre avuto quel modo di andare a segno con colpi bassi e sempre nel momento meno opportuno. La disprezzava più di qualsiasi donna della sua vita. Non riusciva ancora a concepire di aver accettato di sposarla.

      “Davvero?” ribatté Gareth con violenza, voltandosi e avanzando verso di lei ribollendo di rabbia. “Dimentichi che sono Re, sgualdrina, e potrei farti imprigionare proprio come una qualsiasi persona del mio regno, che tua sia mia moglie o no.”

      Lei rise, una risata canzonatoria.

      “E poi?” ribatté lei seccamente. “Lasciare che i tuoi sudditi facciano congetture sulle tue attitudini sessuali? No, nutro molti dubbi al proposito. Neanche nel calcolatissimo mondo di Gareth. Non nella mente di un uomo a cui interessa più di ogni altra cosa come gli altri lo considerino.”

      Gareth si fermò davanti a lei, rendendosi conto che aveva la capacità di analizzarlo in un modo tale da turbarlo da morire. Colse la minaccia e capì che litigare con lei non avrebbe portato a nulla di buono. Quindi rimase lì in silenzio e in attesa, i pugni serrati.

      “Cos’è che vuoi?” disse lentamente, cercando di controllarsi e non reagire con troppa foga. “Non verresti qui da me se non volessi qualcosa.”

      Lei rise, secca e canzonatoria.

      “Qualsiasi cosa io voglia me la prendo. Non sono venuta qui a chiederti niente. Piuttosto a dirti qualcosa: tutto il regno ha appena presenziato al tuo fallimento nel sollevare la spada. Dove andremo a finire?”

      “Cosa intendi con andremo?” le chiese, domandandosi dove volesse andare a parare.

      “Ora la tua gente sa ciò che io ho sempre saputo: che sei un fallimento. Che non sei il Prescelto. Congratulazioni. Almeno adesso è ufficiale.”

      Gareth fece una smorfia.

      “Neanche mio padre è riuscito a sollevare la spade se è per questo. Ma questo non gli ha impedito di regnare con effetto da Re.”

      “Ma ha avuto ripercussioni sul suo governo,” ribatté lei. “In ogni singolo momento.”

      “Se sei così scontenta delle mie inefficienze,” diss Gareth ribollendo, “perché non te ne vai e basta? Lasciami stare! Lascia questa farsa di matrimonio. Ora sono Re. Non ho più bisogno di te.”

      “Mi fa piacere che tu abbia sollevato la questione,” disse, “perché è proprio il motivo per cui sono qui. Voglio che tu ponga fine al nostro matrimonio, ufficialmente. Voglio il divorzio. C’è un uomo che amo. Un uomo vero. Uno dei tuoi cavalieri in effetti. Un guerriero. Siamo innamorati, è amore vero. Un amore come non ho mai provato prima. Concedimi il divorzio, così che possa smetterla di portare avanti questa relazione in segreto. Voglio che il nostro amore sia pubblico. E voglio sposarmi con lui.”

      Gareth la fissò scioccato, sentendosi svuotato, come se un pugnale gli fosse appena stato conficcato nel petto. Perché Helena doveva venire allo scoperto? Perché proprio ora? Era troppo per lui. Si sentì come se il mondo lo stesse prendendo a calci mentre giaceva a terra.

      Nonostante tutto Gareth si stupì nel rendersi conto che provava dei sentimenti per Helena, perché quando udì le sue parole, al sua richiesta di divorzio, ne fu in qualche modo colpito. Si sentì offeso. Nonostante tutto si rese conto di non volere il divorzio da lei. Se la decisione fosse venuta da lui sarebbe stato diverso, ma veniva da lei, ed era tutta un’altra storia. Non voleva permetterle di fare a modo suo, non certo così facilmente.

      Più di tutto si chiese come il divorzio avrebbe potuto influire sul suo regno. Un Re divorziato avrebbe suscitato troppe domande. E nonostante tutto provava gelosia per quel cavaliere. Ed era risentito per come lei gli aveva rinfacciato la sua mancanza di virilità. Voleva vendetta. Su entrambi.

      “Non puoi averlo,” ribatté seccato. “Sei legata a me. Incastrata ad essere mia moglie per sempre. Non ti lascerò mai libera. E se mai incontrerò questo cavaliere di cui mi parli e con il quale mi schernisci, lo farò torturare e uccidere.”

      Helena ribatté con rabbia.

      “Io non sono tua moglie! E tu non sei mio marito. Non sei un uomo. La nostra è un’unione empia. Ed è tale dal momento in cui è stata sancita. È stato un accordo pianificato per motivi di potere. L’intera cosa mi disgusta, come sempre. E ha rovinato la mia unica possibilità di essere veramente sposata.” Prese fiato mentre la sua furia cresceva.

      “Mi darai il mio divorzio, oppure rivelerò al regno intero che razza di uomo sei. A te la decisione.”

      Detto questo Helena gli voltò le spalle e attraversò la stanza uscendo dalla porta aperta senza neanche preoccuparsi di richiudersela alle spalle.

      Gareth rimase solo nella stanza, ad ascoltare l’eco dei suoi passi e sentendo un brivido che gli scorreva nel corpo senza riuscire a liberarsene. C’era più qualcosa di stabile al quale potesse aggrapparsi?

      Mentre era lì tremante e guardava la porta aperta, si sorprese di vedere qualcun altro entrare nella stanza. Aveva appena avuto il tempo di assimilare la conversazione intercorsa con Helena, di passare in rassegna tutte le minacce da lei esplicitate, quando vide entrare un volto familiare. Firth. La solita baldanza che caratterizzava il suo passo non era ora presente, mentre avanzava esitante, uno sguardo colpevole stampato in volto.

      “Gareth?” chiese con tono insicuro.

      Firth lo guardava con gli occhi sgranati e Gareth poté vedere quanto male stesse. Doveva sentirsi male, pensò Gareth. Dopotutto era stato proprio Firth a convincerlo a tentare il sollevamente della spada, era stato lui a convincerlo definitivamente,

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