Giuramento Fraterno . Морган Райс
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Giuramento Fraterno - Морган Райс страница 3
Dario, infuriato, si voltò verso la zerta. Rimase in attesa, sapendo che se non avesse avuto il tempismo perfetto sarebbe stato travolto.
All’ultimo momento rotolò via dalla traiettoria dell’animale e fece roteare la spada tagliando le gambe della zerta da sotto.
La zerta gemette e cadde a terra facendo volare il suo cavaliere che finì in mezzo ai paesani.
Un paesano si staccò alla folla e corse in avanti tenendo un grosso masso sollevato sopra la testa. Dario si voltò e fu sorpreso di vedere Loti che reggeva il sasso e lo sbatteva poi contro l’elmo del soldato uccidendolo.
Dario udì un rumore di zoccoli al galoppo e vide un’altra zerta lanciata al galoppo con il soldato in groppa che teneva la lancia sollevata e puntata contro di lui. Non c’era tempo per reagire.
Un ringhio squarciò l’aria e Dario fu sorpreso di vedere Dray apparire improvvisamente e balzare in avanti, in aria, mordendo il piede del soldato proprio mentre questi tirava la lancia. L’uomo si piegò in avanti e la lancia seguì la sua traiettoria finendo dritta a terra. Lui oscillò e cadde di lato e non appena colpì terra venne aggredito da diversi abitanti.
Dario guardò Dray che gli corse accanto: gli era immensamente grato.
Udì un altro grido di battaglia e si voltò trovando un altro ufficiale dell’Impero che lo attaccava, sollevando la spada e calandola contro di lui. Dario si voltò e parò, sbattendo via la spada dell’altro con un colpo secco prima che potesse raggiungergli il petto. Poi si voltò e calciò i piedi del soldato sollevandoli da terra. L’uomo cadde a terra e Dario gli diede un calcio alla mascella prima che potesse rialzarsi in piedi, mettendolo fuori combattimento.
Dario vide poi Loti che gli passava accanto di corsa lanciandosi a testa bassa nel fitto del combattimento, afferrando una spada dalla cintura di un soldato morto. Dario si lanciò davanti a lei per proteggerla: lo preoccupava vederla nella mischia e voleva tenerla al sicuro.
Loc, il fratello di Loti, lo batté sul tempo: corse in avanti e afferrò Loti da dietro facendole lasciare la lancia.
“Dobbiamo andarcene da qui!” le disse. “Questo non è posto per te!”
“Questo è l’unico posto per me!” insistette lei.
Loc però, anche con una sola mano buona era sorprendentemente forte e riuscì a trascinarla tra proteste e calci, lontana dalla battaglia. Dario gli era estremamente grato.
Udì un rumore metallico accanto a sé e si voltò per vedere uno dei suoi fratelli d’armi, Kraz, combattere contro un soldato dell’Impero. Anche se un tempo Kraz era stato un bullo e una spina nel fianco per Dario, ora doveva ammettere di essere felice di averlo al suo fianco. Lo vide andare avanti e indietro combattendo contro un soldato, un guerriero formidabile, colpo dopo colpo fino a che l’avversario con una mossa a sorpresa colpì Kraz e gli fece cadere la spada di mano.
Kraz rimase indifeso con il terrore in volto per la prima volta da quando Dario lo conosceva. Il soldato dell’Impero, con gli occhi iniettati di sangue, si fece avanti per finirlo.
Improvvisamente si udì un clangore e il soldato si immobilizzò e cadde a terra a faccia in giù. Morto.
Entrambi sollevarono lo sguardo e Dario fu scioccato di vedere Luzi lì in piedi, grande la metà di Kraz, con una fionda in mano, vuota per aver già tirato il colpo. Luzi fece un sorrisino a Kraz.
“Ti penti di avermi perseguitato adesso?” chiese a Kraz.
Kraz lo guardò senza parole.
Dario era colpito che Luzi, dopo essere stato tormentato così tanto da Kraz durante i loro allentamenti, si fosse fatto avanti per salvarlo. Questo lo ispirò a combattere con ancora maggiore forza.
Dario, vedendo la zerta abbandonata che galoppava selvaggiamente tra i loro ranghi, corse in avanti, la affiancò e riuscì a montarle in groppa.
La zerta era imbizzarrita, ma Dario riuscì a tenersi in sella, determinato. Alla fine prese il controllo dell’animale e riuscì a farlo voltare dirigendosi verso le linee dell’Impero.
La zerta galoppava così velocemente che Dario poteva a malapena mantenerne il controllo facendola passare oltre i suoi uomini e conducendola verso il fitto dell’esercito dell’Impero. Il cuore di Dario gli batteva forte nel petto mentre si avvicinava a quel muro di soldati: sembrava impenetrabile da lì. Ma allo stesso tempo non c’era modo di tornare indietro.
Dario costrinse il proprio coraggio a portarlo avanti. Andò dritto verso di loro continuando a far roteare selvaggiamente la spada.
Da quel punto più alto poteva colpire da una parte e dall’altra prendendo di sorpresa gruppi di soldati avversari che non si aspettavano di essere attaccati da una zerta. Si fece strada tra le righe a velocità accecante, tagliando a metà quel mare di soldati, trasportato dal suo slancio. Improvvisamente provò però un dolore terribile al fianco: si sentì come se le costole gli venissero spezzate a metà.
Dario, perdendo l’equilibrio, si ritrovò a volare in aria. Colpì il suolo con violenza sentendo il dolore al fianco e rendendosi conto di essere stato colpito dalla palla metallica di un mazzafrusto. Rimase a terra, in mezzo a tutti i soldati e lontano dalla sua gente.
Mentre era steso lì con la testa che rimbombava e tutto il mondo offuscato attorno a sé, guardò in lontananza e si accorse che il suo popolo veniva circondato. Combattevano valorosamente, ma erano troppo pochi e di livello troppo basso rispetto agli avversari. Li stavano massacrando e le loro grida riempivano l’aria.
La testa di Dario, troppo pesante, ricadde a terra e da lì vide tutti gli uomini dell’Impero che si chiudevano su di lui. Rimase lì, immobile, sapendo che la sua vita sarebbe presto terminata.
Almeno, pensò, sarebbe morto con onore.
Almeno era finalmente libero.
CAPITOLO DUE
Gwendolyn si trovava in cima alla collina e guardava l’alba che sorgeva nel cielo deserto e il cuore le batteva nell’attesa mentre si preparava a colpire. Guardando il confronto dell’Impero contro i paesani da lontano aveva condotto lì i suoi uomini portandosi ai bordi del campo di battaglia e posizionandosi dietro le righe dell’Impero. I soldati dell’Impero, così concentrati sui paesani e sulla battaglia, non li avevano neanche visti arrivare. E ora, mentre i paesani stavano iniziando a morire là sotto, era ora di fargliela pagare.
Fin da quando aveva deciso di far tornare indietro i suoi uomini per aiutare gli abitanti del villaggio, Gwen si era sentita pervasa da una sensazione di fatalità. Che avessero vinto o perso, sapeva che era la cosa giusta da fare. Aveva visto il duello dispiegarsi dall’alta catena di monti, aveva visto gli eserciti dell’Impero avvicinarsi con le loro zerte e i loro soldati professionisti riportandole alla mente sentimenti freschi, ricordandole l’invasione dell’Anello per mano di Andronico e poi di Romolo. Aveva visto Dario farsi avanti da solo per affrontarli e il suo cuore aveva esultato quando lo aveva visto uccidere il comandante. Era una cosa che anche Thor avrebbe fatto. Che lei stessa avrebbe fatto.
Ora Gwen stava lì, con Krohn che ringhiava sommessamente accanto a lei; Kendrick, Steffen, Brandt, Atme e decine di soldati dell’Argento e centinaia di uomini alle sue spalle, tutti