Rito Di Spade . Морган Райс

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Rito Di Spade - Морган Райс страница 7

Rito Di Spade  - Морган Райс L’Anello Dello Stregone

Скачать книгу

lo seguì e si fece condurre a un grande mulino di legno attorno al quale si trovavano al lavoro ragazzi e uomini. Tutti sudati e sporchi, stavano in una corsia fangosa e spingevano un’enorme ruota di legno tenendo in mano ciascuno un’asta dietro alla quale camminavano. Steffen rimase lì, osservò il lavoro e capì che sarebbe stata un’altra attività di quelle da spezzargli la schiena. Ma l’avrebbe fatto.

      Si voltò verso l’uomo per dirgli che accettava, ma l’uomo se n’era già andato, dando per scontato che avrebbe preso quel lavoro. I paesani con pochi altri risolini si voltarono e tornarono alle loro occupazioni, mentre Steffen guardava la ruota, la nuova vita che gli si proiettava davanti.

      Per un piccolo sprazzo di tempo era stato debole e si era permesso di sognare. Si era immaginato una vita di castelli e regalità. Si era visto diventare una persona importante, il braccio destro della regina. Avrebbe dovuto sapere che non era il caso di alimentare pensieri così elevati. Era chiaro che non era destinato a una vita del genere. Non lo era mai stato. Ciò che gli era successo, l’incontro con Gwendolyn, era stata una combinazione. Ora la sua vita sarebbe stata relegata a questo. Ma questa almeno era una vita che conosceva. Una vita che capiva. Una vita dura. E senza Gwendolyn era la vita giusta per lui.

      CAPITOLO SEI

      Thor spingeva Micople sempre più veloce mentre sfrecciavano fra le nuvole, avvicinandosi sempre di più alla Torre dell’Asilo. Sentiva con tutto se stesso che Gwen era in pericolo. Sentiva la vibrazione scorrergli fino alle punte delle dita, in tutto il corpo, dicendogli qualcosa, dandogli un avvertimento. Gli diceva di andare più veloce.

      Più veloce.

      “Più veloce!” gridò a Micople.

      Micople ruggì sommessamente in risposta e sbatté con maggior forza le ali. Thor non avrebbe neanche avuto bisogno di pronunciare le parole: Micople capiva tutto anche prima che lui lo dicesse. Ma pronunciare le parole lo faceva sentire meglio. Si sentiva inutile. Aveva la sensazione che qualcosa di molto grave riguardasse Gwen e che ogni secondo fosse preziosissimo.

      Finalmente uscirono da un cumulo di nubi e Thor si sentì immensamente sollevato vedendo ciò che appariva all’orizzonte: la Torre dell’Asilo. Era un edificio antico e misterioso, una torre stretta e a base perfettamente circolare che si innalzava verso il cielo, toccando quasi le nuvole. Era costruita con un’antica pietra nera e luccicante e Thor ne percepiva il potere anche da lì.

      Mentre si avvicinavano in volo, improvvisamente scorse qualcosa in alto, in cima alla torre. Era una persona. Era in piedi sul bordo, le mani in fuori, di lato. Aveva gli occhi chiusi e stava ondeggiando in balia del vento.

      Thor capì subito di chi si trattava.

      Gwendolyn.

      Il cuore iniziò a martellargli in petto quando la vide stare lì. Capì cosa stava pensando. E sapeva perché. Gwen pensava di aver fallito e lui non poteva fare a meno di pensare che era tutta colpa sua.

      “PIÙ VELOCE!” gridò.

      Micople sbatté le ali ancora di più: volavano così veloci che Thor faceva fatica a respirare.

      Avvicinandosi Thor vide Gwen fare un passo indietro, sul pianerottolo, di nuovo verso la salvezza del tetto, e il cuore gli si colmò di sollievo. Senza neanche vederlo, aveva cambiato idea da sola e aveva deciso di non saltare.

      Micople ruggì e Gwen sollevò lo sguardo vedendo Thor per la prima volta. I loro occhi si incontrarono, anche a quella distanza, e lui vide lo sbalordimento sul suo volto.

      Micople atterrò sul tetto e subito Thor balzò a terra, prima ancora che fosse scesa completamente, e corse verso Gwendolyn.

      Lei si voltò e lo fissò, gli occhi sgranati in assoluta sorpresa. Sembrava che stesse guardando un fantasma.

      Thor correva verso di lei, il cuore che gli batteva forte in petto, pervaso dalla trepidazione, e allungò le braccia. Si abbracciarono e Thor la sollevò tenendola stretta a sé, facendola girare.

      La sentì piangere e le sue lacrime gli scendevano sul collo. Non poteva credere di essere veramente lì, con Gwen tra le braccia, in carne e ossa. Era vero. Era il sogno che aveva visto con l’occhio della sua mente, giorno dopo giorno, notte dopo notte, anche quando era nel mezzo dell’Impero, quando era stato certo di non fare mai ritorno e di non rivederla mai più. E ora eccolo lì, a stringerla a sé.

      Dopo esserle stato lontano così a lungo ogni cosa di lei gli sembrava nuova. Sembrava tutto perfetto. E Thor giurò che non avrebbe mai più dato per scontato un solo altro momento della sua vita con lei.

      “Gwendolyn,” le sussurrò nell’orecchio.

      “Thorgrin,” rispose lei con un filo di voce.

      Si tennero stretti a lungo, poi lentamente si scostarono e si baciarono. Fu un bacio appassionato e nessuno dei due avrebbe voluto interromperlo.

      “Sei vivo,” disse Gwen. “Sei qui. Non posso crederci.”

      Micople sbuffò e Gwendolyn guardò oltre le spalle di Thor mentre il drago dava un colpo d’ali. Il volto le si pietrificò per il terrore.

      “Non avere paura,” le disse Thor. “Si chiama Micople. È mia amica. E sarà anche amica tua. Lascia che te la presenti.”

      Thor prese Gwen per mano e la accompagnò lentamente dall’altra parte del parapetto. Sentiva la sua paura mentre si avvicinavano. Capiva. Dopotutto quello era un vero drago in carne e ossa, e Gwen non ci era sicuramente mai stata così vicina in vita sua.

      Micople guardò Gwen con i suoi grandi e brillanti occhi rossi, sbuffò gentilmente e sbatté le ali arcuando il collo all’indietro. Thor percepì una sorta di gelosia, mista forse a curiosità.

      “Micople, ti presento Gwendolyn.”

      Micople girò la testa dall’altra parte, altezzosa.

      Poi improvvisamente si rigirò e guardò Gwen fisso negli occhi, come se la stesse analizzando. Si chinò in avanti, così vicina che il suo muso quasi le toccava il volto.

      Gwen sussultò per la sorpresa e il rispetto, forse per la paura. Allungò una mano tremante e la posò delicatamente sul naso di Micople, toccando le sue scaglie viola.

      Dopo diversi secondi Micople sbatté le palpebre e abbassò il naso, strofinandolo contro la pancia di Gwen in segno di affetto. Continuò a strusciarsi a quel modo, come se fosse incollata a Gwen e Thor non riusciva a capire perché.

      Poi, sempre velocissima, Micople girò la testa e guardò all’orizzonte.

      “È bellissima,” sussurrò Gwen.

      Si voltò a guardare Thor.

      “Avevo abbandonato ogni speranza che tornassi,” gli disse. “Non pensavo che ce l’avresti fatta.”

      “Neanche io,” rispose Thor. “Il pensiero di te è quello mi ha sostenuto. Mi ha dato un motivo per vivere. Per tornare.”

      Si abbracciarono di nuovo, tenendosi stretti mentre la brezza li accarezzava, poi si scostarono.

      Gwendolyn abbassò lo sguardo e notò la Spada della Dinastia appesa alla cintura di Thor e sgranò gli occhi sussultando.

      “Hai riportato la Spada,” disse. Lo guardò incredula. “Sei

Скачать книгу