La Notte dei Prodi . Морган Райс

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La Notte dei Prodi  - Морган Райс Re e Stregoni

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stava ancora aspettando. Era giunto per lui il momento di prendere il testimone, di condurre la sua gente verso una vittoria completa e totale.

      , penso mentre si metteva più eretto, rigettando il dolore, le ferite, il freddo. Aveva ottenuto ciò per cui era venuto qui. Che la ragazza e la sua gente di dimenassero in giro per l’oceano. Dopotutto lui aveva davanti a sé la distruzione di Escalon. Poteva sempre tornare più tardi ad ucciderla. Rise al pensiero. L’avrebbe sicuramente uccisa. L’avrebbe fatta a pezzi.

      Vesuvio si mise a correre, prima lentamente, poi di tutta lena. Si sarebbe diretto a nord. Avrebbe incontrato la sua nazione. E li avrebbe guidati nella più grandiosa battaglia di sempre.

      Era giunta l’ora di distruggere Escalon per sempre.

      Presto Escalon e Marda sarebbero state un tutt’uno.

      CAPITOLO QUATTRO

      Kyle guardava con ammirazione le fessure della terra che si allargavano, migliaia di troll che cadevano incontro alla loro morte, dimenandosi e finendo nelle viscere della terra. Alva gli stava vicino con il bastone sollevato e un intenso raggio di luce che veniva proiettato da esso, così chiaro che Kyle doveva ripararsi gli occhi. Stava distruggendo l’esercito di troll, proteggendo il nord completamente da solo. Kyle aveva combattuto con tutto se stesso come anche Kolva al suo fianco, e mentre loro avevano abbattuto decine di troll in feroci combattimenti corpo a corpo prima di cadere feriti, le loro risorse si erano esaurite. Alva era l’unica cosa che stesse impedendo ai troll di invadere Escalon.

      I troll si resero presto conto che quella fenditura li stava uccidendo e si fermarono dalla parte opposta, a quindici metri di distanza, capendo che era impossibile avanzare. Guardavano Alva, Kolva e Kyle, Dierdre e Marco, con occhi colmi di frustrazione. Mentre il crepaccio continuava ad allargarsi dalla loro parte, si girarono e fuggirono con il panico negli occhi.

      Presto il grandioso e tonante scalpiccio si allontanò e ovunque calò il silenzio. L’ondata di troll si era fermata. Stavano ritornando a Marda? Si stavano riorganizzando per invadere da qualche altra parte? Kyle non poteva esserne sicuro.

      Mentre tutto si acquietava, Kyle giaceva lì, dolorante per le ferrite. Guardò Alva che lentamente abbassava il bastone e la luce si spegneva attorno. Alva poi si girò verso di lui, tese una mano e appoggiò il palmo sulla fronte di Kyle. Sentì un’ondata di luce entrargli nel corpo, si sentì scaldare, illuminare, e nel giro di pochi momenti si sentì completamente guarito. Si mise a sedere, scioccato, sentendosi di nuovo in sé, e traboccante di gratitudine.

      Alva si inginocchiò accanto a Kolva, gli mise una mano sullo stomaco e anche lui guarì. Nel giro di pochi istanti Kolva si alzò in piedi, chiaramente sorpreso di essere di nuovo sulle sue gambe, con la luce che gli brillava negli occhi. Dierdre e Marco vennero dopo, e mentre Alva imponeva le mani, anche loro venivano guariti. Allungò poi il bastone e toccò Leo ed Andor, che si alzarono in piedi, tutti guariti dal potere magico di Alva prima che le loro ferite li facessero fuori una volta per tutte.

      Kyle rimase in piedi, diretto testimone del potere di quell’essere magico di cui aveva solo sentito parlare per la maggior parte della sua vita. Sapeva di trovarsi al cospetto di un vero maestro. Sentiva anche che si trattava di una presenza fugace, un maestro che non poteva restare.

      “L’hai fatto,” disse Kyle, pieno di ammirazione e gratitudine. “Hai fermato l’intera nazione di troll.”

      Alva scosse la testa.

      “No,” rispose ponderatamente, con voce misurata e antica. “Li ho solo rallentati. Una grande e terribile distruzione sta venendo verso di noi.”

      “Ma come?” insistette Kyle. “Il crepaccio, non potrebbero mai attraversarlo. Ne hai uccisi a migliaia. Non siamo salvi?”

      Alva scosse la testa tristemente.

      “Non hai iniziato a vedere neanche la punta di questa nazione. Ne devono arrivare ancora a milioni. La grande battaglia ha avuto inizio. La battaglia che deciderà il fato di Escalon.”

      Alva camminava tra le macerie della Torre di Ur, facendosi strada con il bastone, e Kyle lo osservava, confuso come sempre da quell’enigma. Alla fine Alva si rivolse a Dierdre e Marco.

      “Voi desiderate tornare a Ur, vero?” chiese loro.

      Dierdre e Marco annuirono, con la speranza negli occhi.

      “Andate,” ordinò.

      Loro lo fissarono, chiaramente confusi.

      “Ma lì non è rimasto nulla,” disse. “La città è stata distrutta. Inondata. La governano i Pandesiani adesso.”

      “Tornare lì vorrebbe dire tornare verso la nostra morte,” si intromise Marco.

      “Per ora,” rispose Alva. “Ma presto ci sarà bisogno di voi lì, quando la grande battaglia arriverà.”

      Dierdre e Marco, non avendo bisogno di essere incitati ulteriormente, si voltarono e salirono insieme in groppa ad Andor e galopparono via, verso sud, attraverso il bosco, diretti di nuovo verso la città di Ur.

      Leo rimase indietro, al fianco di Kyle, che gli accarezzò la testa.

      “Pensi a me e pensi a Kyra, vero amico?” chiese Kyle a Leo.

      Leo mugolò affettuosamente e Kyle capì che sarebbe rimasto al suo fianco per proteggerlo come se fosse Kyra. Lo sentì come un valoroso compagno di battaglia.

      Kyle guardò pieno di dubbi Alva che si era girato e fissava i boschi a nord.

      “E noi, mio maestro,” chiese Kyle. “Dove c’è bisogno di noi?”

      “Proprio qui,” disse Alva.

      Kyle fissò l’orizzonte e si unì a lui guardando verso nord, verso Marda.

      “Stanno arrivando,” aggiunse Alva. “E noi tre siamo l’ultima e definitiva speranza.”

      CAPITOLO CINQUE

      Kyra era invasa dal panico mentre lottava nella tela del ragno, dimenandosi, volendo disperatamente liberarsi mentre l’enorme creatura strisciava verso di lei. Non voleva guardare, ma non riuscì a farne a meno. Si girò e si sentì ancora più terrorizzata vedendo il grosso ragno sibilante che incombeva su di lei avanzando e muovendo una lunga zampa alla volta. La fissava con i suoi grandi occhi rossi, sollevò le sue lunghe zampe pelose e nere e aprì la bocca mostrando delle zanne gialle che gocciolavano saliva. Kyra sapeva che le erano rimasti solo degli attimi in vita e che quello sarebbe stato un modo orribile per morire.

      Mentre si dimenava, sentiva tutt’attorno a sé un ticchettio di ossa. Guardò oltre e vide i resti di tutte le vittime che erano morte prima di lei. Capì quindi che le sue possibilità di sopravvivenza erano veramente minime. Era bloccata in quella tela e non c’era niente che potesse fare.

      Chiuse gli occhi sapendo che non c’era altra scelta. Non poteva fare affidamento sul mondo esterno. Doveva guardare dentro di sé. Sapeva che la risposta non giaceva nella forza esterna e nelle armi. Se si fosse affidata al mondo esterno, sarebbe morta.

      Ma sentiva che internamente il suo potere era grande, infinito. Doveva andare a scomodare la sua forza interiore e raccogliere i poteri che aveva paura di affrontare. Doveva finalmente capire cosa la guidava, capire il risultato di tutto il suo allenamento spirituale.

      Energia.

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