Arena Uno: Mercanti Di Schiavi . Морган Райс
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Non tocco la moto dal giorno in cui l’ho nascosta, e non voglio neanche arrischiarmi di salire a vederla se non quando devo travasare la benzina – e anche quello lo faccio solo di notte. Immagino che se mai un giorno fossimo nei guai e avessimo bisogno di andarcene via di qua velocemente, metterò Bree e Sasha nel sidecar e condurrò tutti verso la salvezza. Ma in realtà, non ho idea di dove potremmo andare. Da quello che ho visto e sentito, il resto del mondo è una zona devastata, piena di criminali violenti, bande, e qualche sopravvissuto. I pochi, violenti, che sono riusciti a sopravvivere, si sono radunati nelle città, rapendo e schiavizzando chiunque trovassero, per fini propri, o per rifornire i combattimenti mortali nelle arene. Scommetto che Bree e io siamo tra i pochissimi sopravvissuti che vivono ancora liberi, per contro proprio, fuori dalle città. E fra i pochissimi che non sono ancora morti di fame.
Accendo la candela e Sasha mi segue mentre attraverso lentamente la casa buia. Presumo che Bree stia dormendo e questo mi preoccupa: normalmente non dorme così tanto. Mi fermo davanti alla sua porta, e penso se è o no il caso di svegliarla. Mentre sto lì, alzo lo sguardo e vengo spaventata dalla mia stessa immagine riflessa nel piccolo specchio. Sembro molto più grande d’età, come accade ogni volta che mi guardo. La mia faccia, magra e asciutta, è arrossata dal freddo, i capelli castano chiaro mi cadono sulle spalle, incorniciandomi la faccia, e i miei occhi grigio ferro mi fissano come se appartenessero a qualcuno che non riconosco. Sono occhi intensi e severi. Papà diceva sempre che erano gli occhi di un lupo. Mamma diceva sempre che erano belli. Non sapevo a chi credere.
Distolgo subito lo sguardo, non mi va di stare a guardarmi. Stendo la mano e rigiro lo specchio, così non succederà più.
Lentamente apro la porta di Bree. Nell’istante in cui lo faccio, Sasha si lancia e corre dal lato di Bree, si sdraia e poggia il mento sul petto di Bree per leccarle la faccia. Non smetterò mai di stupirmi per quanto siano vicine loro due – a volte mi sembra che siano ancora più vicine di quanto lo siamo noi due.
Bree apre lentamente gli occhi nel buio.
“Brooke?” domanda.
“Sono io” rispondo dolcemente. “Sono a casa”.
Si mette seduta e sorride mentre i suoi occhi si accendono nel vedermi. È stesa su un materasso da quattro soldi messo per terra e si sbarazza della sua coperta leggera per alzarsi dal letto, ancora in pigiama. Si muove più lentamente del solito.
Mi chino e l’abbraccio.
“Ho una sorpresa per te” le dico, riuscendo a stento a contenere l’eccitazione.
Solleva lo sguardo e spalanca gli occhi, poi li chiude e apre le mani, in attesa. È sempre così fiduciosa e ottimista che mi sorprende ogni volta. Decido cosa darle prima, poi opto per il cioccolato. Metto la mano in tasca, tiro fuori la barretta e lentamente gliela sistemo sul palmo. Apre gli occhi e si guarda la mano, socchiudendo gli occhi alla luce, indecisa. Le porgo la candela.
“Cos’è?” domanda.
“Cioccolato” rispondo.
Mi guarda come se le stessi facendo uno scherzo.
“Sul serio”, le dico.
“Ma dove l’hai preso?” mi chiede, non capendo. Abbassa lo sguardo come se un asteroide le fosse appena atterrato sulla mano. Non la biasimo: non ci sono più negozi, non si cono persone, e neanche posti nel raggio di cento chilometri dove aspettarsi di trovare qualcosa del genere.
Le sorrido. “Me l’ha dato Babbo Natale, per te. È un regalo di Natale anticipato”.
Corruga le sopracciglia. “No, davvero”, insiste.
Faccio un respiro profondo, e decido che è il momento di dirle della nostra nuova casa, e che domani ce ne andremo da qui . Cerco la maniera migliore di formulare la frase. Spero che sarà contenta tanto quanto me – ma con i bambini, non si sa mai. Una parte di me teme che potrebbe essersi affezionata a questo posto e che non voglia partire.
“Bree, ho grandi notizie”, le dico, chinandomi e tenendole le spalle. “Oggi ho scoperto il posto più meraviglioso del mondo, in alto alto. È un piccolo cottage di pietra ed è perfetto per noi. È comodo, caldo, sicuro, e ha il caminetto più bello che esiste, e possiamo accenderlo ogni notte. E, cosa migliore di tutte, c’è ogni sorta di cibo. Come questo cioccolato”.
Bree ripensa al cioccolato, se lo studia, e i suoi occhi si spalancano non appena realizza che è vero. Toglie delicatamente l’incarto e l’odora. Chiude gli occhi e sorride, abbassa la testa per fare un morso – ma all’improvviso si ferma. Mi guarda preoccupata.
“E tu?” mi chiede. “C’è solo una barretta?”
Bree è questa, sempre premurosa, anche se sta morendo di fame. “Vai prima tu”, le dico. “Okay”.
Toglie l’incarto, e dà un gran morso. La sua faccia, scavata dalla fame, sprofonda nell’estasi.
“Mastica lentamente”, la avverto. “Non vorrai farti venire il mal di pancia”.
Mastica più piano, assaporando ogni morso. Ne stacca un grande pezzo e me lo mette sul palmo. “Tocca a te”, dice.
Lo metto in bocca lentamente, facendo un piccolo morso, tenendolo sulla punta della lingua. Lo succhio, poi lo mastico a poco a poco, gustandomi ogni istante. Il gusto e l’odore del cioccolato riempiono i miei sensi. È con ogni probabilità la cosa migliore che abbia mai mangiato.
Sasha si lamenta, e avvicina il naso alla cioccolata; Bree stacca un pezzo e glielo offre. Sasha glielo strappa via dalle dita e lo ingoia in un sol boccone. Bree ride divertita, come sempre. Poi, mostrando grande autocontrollo, Bree avvolge la metà rimanente della barretta, stende le braccia verso l’alto e lo ripone saggiamente in alto sul comò, fuori dalla portata di Sasha. Bree sembra ancora debole, ma vedo che inizia a tornarle un po’ di morale .
“Che cos’è?” domanda indicando la mia cintura.
Per un attimo non capisco di cosa stia parlando, poi abbasso lo sguardo e vedo l’orsetto di peluche. Nell’euforia, me ne ero quasi dimenticata. Allungo la mano e glielo porgo.
“L’ho trovato nella casa nuova”, le dico. “È per te”.
Bree spalanca gli occhi euforica e afferra l’orsetto, se lo porta al petto e lo culla.
“Lo adoro!” esclama Bree, con gli occhi che brillano. “Quando ci trasferiamo? Non vedo l’ora”!
Sono sollevata. Prima di riuscire a rispondere, Sasha abbassa la testa e mette il naso sul nuovo orsetto di Bree, mettendosi ad annusarlo; Bree glilo sfrega sul muso per gioco, Sasha lo agguanta e si mette a correre per la stanza.
“Ehi!” urla Bree, che scoppia a ridere sguaiatamente e parte all’inseguimento.
Corrono