Solo chi è valoroso. Морган Райс

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Solo chi è valoroso - Морган Райс Come funziona l’acciaio

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di prenderselo. Le hai entrambe, nipote? O ti inginocchi?”

      Genevieve si inginocchiò prima che lo facesse suo marito, tirandolo per il braccio per portarlo giù accanto a sé. Non è che realmente le interessasse la salvaguardia di Altfor, non dopo tutto quello che aveva fatto, ma in quel momento sapeva che sarebbe stata la salvezza anche per lei.

      “Molto bene, zio,” disse Altfor a denti ovviamente stretti. “Obbedirò. Sembra che non abbia scelta.”

      “No,” affermò Lord Alistair. “Non ce l’hai.”

      Si guardò attorno nella stanza e tutti i presenti, uno alla volta, si inginocchiarono. Genevieve vide i cortigiani e anche i servitori farlo. Vide addirittura Moira mettersi in ginocchio, e una piccola furente parte di sé si chiese se la sua cosiddetta amica avrebbe tentato la fortuna seducendo lo zio di Altfor come aveva fatto con lui.

      “Meglio,” disse lord Alistair. “Ora voglio che più uomini vadano alla ricerca del ragazzo che ha ucciso mio fratello. Bisogna che diventi un esempio. Niente giochetti questa volta, ma solo la morte che si merita.”

      In quel momento un servitore entrò nella stanza di corsa, con indosso la livrea della casata. Genevieve lo vide spostare lo sguardo da Altfor a Lord Alistair, ovviamente cercando di decidere a chi dovesse consegnare il messaggio. Alla fine fece ciò che Genevieve considerò essere la scelta più ovvia e si voltò verso lo zio di Altfor.

      “Mio signore, mi perdoni,” disse, “ma c’è una sommossa nelle strade qua sotto. La gente sta insorgendo nelle terre del precedente duca. Abbiamo bisogno di voi.”

      “Per sedare dei contadini?” disse lord Alistair con una smorfia. “Molto bene. Prendete gli uomini che avanzano dalla ricerca e dite loro di venirmi incontro in cortile. Faremo vedere a questa marmaglia ciò che è capace di fare un vero duca!

      Uscì a grandi passi dalla stanza, appoggiandosi alla sua spada ora rinfoderata. Genevieve osò trarre un profondo sospiro, ma il suo sollievo ebbe vita breve. Altfor si stava già rimettendo in piedi e la sua rabbia era palpabile.

      “Uscite tutti!” gridò ai cortigiani lì riuniti. “Uscite e aiutate mio zio a sedare questa rivolta, o aiutate a dare la caccia al traditore, ma non venite qui a chiedermi niente!”

      Tutti iniziarono ad andarsene, e Genevieve fece per alzarsi in piedi per andare con loro, ma sentì la mano di Altfor sulla spalla che la tratteneva.

      “Tu no, moglie.”

      Mentre Genevieve aspettava, la sala si svuotò lasciando solo lei, un paio di guardie e, peggio di ogni cosa, Moria a guardare da un angolo con un’espressione che non tentava neanche di mostrare simpatia.

      “Tu,” disse Altfor,” ora devi dirmi che ruolo hai giocato nella fuga di Royce.”

      “Non… non so cosa tu voglia dire,” disse Genevieve. “Sono stata qui tutto il tempo. Come avrei potuto…”

      “Stai zitta,” rispose seccamente Altfor. “Se la cosa non mi mettesse in luce come un uomo incapace di controllarti, te le darei di santa ragione per avermi reputato uno stupido. È ovvio che hai fatto qualcosa: qui nei paraggi non c’è nessun altro cui importi di quel traditore.”

      “Ci sono folle intere nelle strade che potrebbero dare prova del contrario,” disse Genevieve, alzandosi in piedi. Non aveva paura di Altfor nel modo in cui temeva suo zio.

      No, non era vero. Aveva paura di lui, ma era un tipo di paura diverso. Con Altfor era la paura di improvvisa violenza e crudeltà, ma un’apparente sottomissione non avrebbe fatto nulla per porvi rimedio.

      “Le folle?” disse Altfor. “Ora mi prendi in giro con le sommosse? Pensavo che avessi imparato la lezione sul farmi arrabbiare, ma ovviamente non è così.”

      Ora la paura tornò addosso a Genevieve, perché l’espressione negli occhi di Altfor prometteva qualcosa di ben peggiore della violenza contro di lei.

      “Pensi di essere al sicuro perché credi che non farei mai del male a mia moglie,” disse Altfor. “Ma ti avevo detto le cose che sarebbero successe se mi avessi disobbedito. Troveranno il tuo amato Royce, e lo faremo uccidere. E se avrò voce in capitolo, accadrà molto più lentamente di quanto mio zio avesse in mente.”

      Non era quella la parte che spaventava Genevieve, anche se il pensiero di qualsiasi danno potesse essere arrecato a Royce le faceva male come un colpo fisico. Il fatto era che lui era sfuggito alla morsa di Altfor: se n’era già occupata lei. Non c’era modo che lui o lord Alistair riuscissero a prenderlo.

      “Poi ci sono i suoi fratelli,” disse Altfor, e Genevieve trattenne il respiro.

      “Mi avevi detto che non li avresti uccisi se ti avessi sposato,” disse lei.

      “Ma ora sei mia moglie, e sei disobbediente,” ribatté Altfor. “I tre sono già sulla loro strada verso il luogo della loro esecuzione, pronti per andare alla gogna sulla collina delle uccisioni e morire di fame finendo poi divorati dalle bestie.”

      “No,” disse Genevieve. “Avevi promesso.

      “E tu avevi promesso di essere una moglie fedele!” gridò Altfor. “E invece continui ad aiutare il ragazzo per cui avresti dovuto mettere da parte ogni pensiero!”

      “Tu… io non ho fatto niente,” insistette Genevieve, sapendo che ammetterlo avrebbe solo peggiorato le cose. Altfor era un nobile, e non poteva farle niente direttamente, non senza una prova, un processo o altro ancora.

      “Oh, vuoi ancora fare questi giochetti,” disse Altfor. “Allora il prezzo per il tuo tradimento è salito. Hai troppe distrazioni nel mondo esterno, quindi te le leverò.”

      “Cosa… cosa intendi dire?” chiese Genevieve.

      “Tua sorella è stata un divertimento per un breve momento la prima volta che mi ha disobbedito. Ora morirà per quello che hai fatto. E anche i tuoi genitori, e chiunque altro si trovi in quella topaia che tu definisci casa.”

      “No!” gridò Genevieve, afferrando il piccolo coltello da pasto che portava con sé. In quel momento ogni senso di moderazione o necessità di fare attenzione la abbandonarono, trascinati via dall’orrore di ciò che suo marito aveva intenzione di fare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere sua sorella. Qualsiasi cosa.

      Ma Altfor fu veloce e la sua mano si strinse su quella di Genevieve, deviando il colpo. Poi la spinse e la fece cadere sul pavimento, portandosi vicino a lei. La guardò dall’alto in basso con occhi di fuoco, e solo il tocco di Moira lo trattenne dal fare di più.

      “Ricorda che fintanto che è tua moglie, è una nobile,” sussurrò la donna. “Se le fai del male, sarai trattato come un criminale.”

      “Non pensare di venirmi a dire quello che devo fare,” rispose seccamente Altfor, avvicinandosi ancora di più a Genevieve.

      “Non sto dicendo niente, solo suggerendo, mio signore. Mio duca. Con una moglie, e in bisogno di un erede, e la legge dalla tua parte, potrai riprenderti tutto.”

      “E perché mai questo dovrebbe interessarti?” chiese Altfor, girandosi a guardarla.

      Se Moira si sentì ferita da quella risposta, non lo lasciò trasparire. Se non altro sembrava trionfante mentre

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