Cavaliere, Erede, Principe . Морган Райс
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Per Tano era anche troppo, ma a dire il vero non aveva avuto voce nei preparativi. I reali di Delo avevano preparato il matrimonio che il re e la regina avevano deciso, e qualsiasi cosa non fosse perfetta avrebbe irritato la sua sposa. Si girò e li vide: re Claudio e la regina Atena sedevano insieme sui troni di legno massiccio ricoperti di foglia d’oro. Si mostravano fieri, ovviamente deliziati dalla sua decisione di aver accettato la sposa scelta da loro per lui.
Il sommo sacerdote, vestito con una tunica che rifletteva i raggi del sole, era in piedi accanto a lui. Sembrava un uomo benevolo e Tano, sentendosi più solo che mai, avrebbe voluto prenderlo da parte e chiedergli: Cosa faresti se non fossi sicuro di quale fosse il tuo posto?
Ma non poteva.
Non si trattava solo di essere nervoso per il matrimonio. C’erano così tante altre cose. C’era il fatto che ad Haylon i ribelli contavano su di lui perché li aiutasse a liberare l’Impero. Quel pensiero portò un lampo di determinazione, perché lui li avrebbe aiutati, a qualsiasi costo. Eppure si trovava in quel salone, circondato dai suoi nemici.
C’era anche il fatto che Lucio era lì, in piedi in un angolo, vestito con i paramenti regali viola e d’argento, intento ad adocchiare le ragazze della servitù. Tano dovette trattenersi per non andargli vicino e strangolarlo a mani nude.
E poi c’era il pensiero che mai l’avrebbe abbandonato:
Ceres.
Quello portava con sé una punta di dolore che anche adesso lo faceva sentire come se il petto potesse esplodergli. Stentava ancora a credere che fosse morta e sparita per sempre, perduta in una nave prigione mentre lui stava ad Haylon. Il solo pensiero minacciava di trascinarlo nel buio che lo aveva consumato quando era venuto a sapere della notizia.
Stefania l’aveva tirato fuori da tutto questo. Era stata lei il punto luminoso, l’unica persona a Delo che gli avesse donato una qualche gioia quando lui avrebbe invece voluto farla finita, quando non era ancora in grado di immaginarsi una vita senza Ceres.
Non che non amasse Stefania: la amava. Si era innamorato di lei. Però non poteva permettersi di dimenticare Ceres. Era come se i due amori ancora coesistessero nel suo cuore. Non lo capiva del tutto. Perché Ceres era entrata nella sua vita solo per abbandonarlo subito dopo? Perché Stefania era arrivata in quel momento? Ceres era forse arrivata per prepararlo in qualche modo ad accettare Stefania? O forse le due non avevano nulla a che vedere l’una con l’altra?
La musica si impennò. Tano si girò e il suo cuore quasi si fermò nel vedere arrivare Stefania accompagnata dalla melodia della lira. Il cuore gli martellava nel petto mentre lei avanzava, tutti i nobili in piedi al suo passaggio, accompagnata da damigelle che gettavano petali di rosa e facevano tintinnare campanelli che cacciassero ogni mala sventura. Il suo abito era immacolato, di un bianco elegante che faceva apparire l’intera stanza come se fosse stata costruita attorno ad esso. Indossava una fascetta tempestata di diamanti sui capelli dorati, intrecciata con elegante grazia ad alcuni fiori. Il velo che le ricopriva il volto brillava di fili d’argento e piccoli zaffiri che specchiavano al di sotto l’ombra dei suoi occhi.
Tano sentì svanire le paure.
La guardò avvicinarsi, come se fluttuasse mentre attraversava la sala diretta verso l’altare. Si portò davanti e lui e Tano sollevò il velo per vederle il volto.
Gli si bloccò il respiro. Era sempre incantevole, ma oggi sembrava così perfetta che Tano stentava a credere che fosse vera. Rimase a fissarla così a lungo che quasi non sentì il sacerdote dare inizio alla cerimonia.
“Gli dei ci hanno dato molte feste e cerimonie in cui riflettere la loro gloria,” intonò il sommo sacerdote. “Di queste, il matrimonio è la più sacra, perché senza di esso non ci sarebbe la continuazione dell’umanità. Questo matrimonio è particolarmente glorioso, celebrato tra due grandi nobili del nostro regno. Ma è anche l’unione di un giovane uomo e una giovane donna che si amano profondamente e la cui felicità dovrebbe trovare posto in tutti i nostri cuori.”
Fece una pausa per permettere che le parole facessero presa.
“Principe Tano, farai in modo che il tuo braccio si leghi a quello di questa donna per sempre? Di amarla e onorarla fino a che gli dei non vi separino e di vedere le vostre famiglie unite?”
Tano prima avrebbe esitato, ma non lo fece ora. Allungò il braccio verso il sommo sacerdote con il palmo verso l’alto. “Sì.”
“E tu, Stefania,” continuò il sommo sacerdote, “farai in modo che il tuo braccio si leghi a quello di quest’uomo per sempre? Di amarlo e onorarlo fino a che gli dei non vi separino e di vedere le vostre famiglie unite?”
Il sorriso di Stefania era la cosa più bella che Tano avesse mai visto. Mise la propria mano sulla sua. “Sì.”
Il sommo sacerdote avvolse una fascia di stoffa candida attorno alle loro braccia, un gesto tradizionale e allo stesso tempo elegante.
“Legati nel matrimonio, siete una carne sola, un’anima sola, una famiglia sola,” disse il sommo sacerdote. “Che possiate essere per sempre felici insieme. Potete baciarvi.”
Tano non aveva bisogno di farselo dire. Si sentiva goffo legato a quel modo, ma era pur sempre uno dei piccoli divertimenti di una festa nuziale, e trovarono il modo. Tano assaporò le labbra di Stefania che premevano contro le sue, sciogliendosi in lei, e almeno per un momento poté mettere da parte tutte le preoccupazioni del mondo e stare solo con lei. Addirittura il pensiero di Ceres si dissolse, consumato dal contatto con Stefania.
Ovviamente doveva essere Lucio a spezzare quel momento magico.
“Bene, sono felice che sia finito,” disse nel silenzio della folla. “Possiamo dare inizio alla festa adesso? Ho bisogno di bere qualcosa!”
***
Se la cerimonia nuziale era stata opulenta, la festa che seguì fu spettacolare. Così tanto che Tano si trovò a chiedersi quanto fosse costata. Sembrava che vi fossero stati spesi metà dei profitti degli ultimi saccheggi, senza badare a spese. Sapeva che erano il re e la regina a pagare, come dimostrazione della felicità che provavano per quel matrimonio, ma quante famiglie della città si potevano nutrire con una cosa del genere?
Un’occhiata in giro gli fece vedere gli acrobati e i danzatori, i musicisti e i giocolieri che intrattenevano crocchie di nobili. I nobili danzavano in cerchi roteanti mentre il cibo veniva servito in quelle che a Tano sembravano montagne di impasti e carni dolci, ostriche e ricchi dolci.
Ovviamente c’era il vino, tanto che mentre i festeggiamenti continuavano, le cose divennero sempre più sfrenate. Le danze si fecero più rapide, con la gente che ruotava velocissima. Il re e la regina si erano già ritirati, come anche alcuni dei nobili più anziani, lasciando la stanza. Era come un segnale che i partecipanti alla festa potevano mettere da parte le loro inibizioni.
Al momento stavano facendo girare Stefania nella tradizionale danza di addio, dove la sposa ballava velocemente passando tra tutti i giovani uomini presenti nella stanza, prima di poter tornare alla fine tra le braccia di Tano. Tradizionalmente era un modo per la sposa per dare a vedere quanto fosse felice della sua scelta in confronto a tutti